Attira l’attenzione, tra gli altri notevoli classici restaurati in programma alla Mostra, Extase (Estasi, Sinfonia dell’amore, 1933) di Gustav Machaty, un vero «caso» cinematografico fin dalla presentazione alla Biennale del ’34 dove fu premiato. Non c’è da aspettare le bionde del bianco pubblico di Forman, per attirare l’attenzione del pubblico e distribuzione sui film cechi per un’inedita libertà di costumi. Così, prima degli anni Sessanta, già negli anni ’30 il film spinse sotto i riflettori il cinema ceco che acquistò una fama di sensualità per l’ormai celebre nudità di Hedy Kieslerová, non ancora Lamarr come fu rinominata poi a Hollywood. O Kiesler in quanto austriaca. Esce nuda dalle acque e si avvia nella campagna, scena chiave di un film dall’intreccio piuttosto semplice (lei lascia un marito impotente, si innamora di un ragazzo da cui aspetta un figlio che perde e poi lo lascia quando viene a sapere che il marito si è ucciso per disperazione). La famosa scena («il primo nudo integrale della storia del cinema») destò scandalo tanto che il film ebbe problemi di censura, distribuito negli Usa solo nel 1940, fu vietato in Italia, il marito dell’attrice cercò di comprare tutte le copie in circolazione per fare sparire, ma non ci riuscì. In quanto all’ingegnoso futuro di Hedy Lamarr come scienziata vedi Giuliana Muscio su Alias del 27 agosto).

I CRITICI a Venezia si concentrarono soprattutto sulla capacità del regista nel cogliere le magie della natura, i riflessi di luce dei campi e dei boschi oltre che delle acque, associando la scena incriminata più alla tradizione dei poemi pastorali che al proibito, alla fusione di elementi naturali più che sensuali (ma Antonioni nel suo articolo ne percepisce i «fremiti»). Tutte motivazioni che furono anche il motivo del successivo ridimensionamento del film con quel termine «calligrafico» che liquidava parecchi lungometraggi contemporanei. Ernesto G. Laura, studioso del cinema ceco ricorda che lo stesso Machaty ridimensionò in seguito il suo film come di «una cosa giovanile da non prendere troppo sul serio». E in ogni caso fu il suo ultimo film in patria, poi fu attivo in Austria, Italia dove realizzò tra l’altro «Ballerine» del 1936, considerato un insuccesso che lo portò a tornare a Hollywood, ma senza più clamori, mostrando un lento spegnersi della sua vena e della sua fama.

L’INTERESSE principale di Estasi è la sua collocazione nell’ambito del cinema ceco in quegli anni ricco di vitalità per le influenze di cinema tedesco, russo e delle avanguardie, in particolare del poeta surrealista Nezval che inseriva il cinema tra i suoi strumenti creativi: il primo film sonoro di Machaty Ze soboty na nedeli (Da sabato a domenica) (1931)ha la collaborazione diretta di Nezval). Ma il regista che aveva iniziato dodicenne a suonare il piano nelle sale, successivamente autore di comiche di successo, era poi stato a Hollywood dove tra il 1922 e il 1925 aveva lavorato come assistente di von Stroheim e Griffith, un apprendistato non indifferente. Il passaggio tra cinema muto e sonoro è quello che lo ha caratterizzato maggiormente, riuscendo a mantenere in Estasi i moduli più allusivi e poetici del cinema muto.

NÉ QUEL FILM è da ritenersi ritagliato dalla sua filmografia, infatti bisogna ricordare che nel 1929 aveva realizzato Erotikon (Seduzione), ben più allusivo di Estasi, e che fu la pellicola che lo lanciò (ne fu fatta anche una versione sonora nel ’33). Interpretato da Ita Rina, grazie al montaggio suggeriva elementi erotici dell’amplesso con la sola alternanza delle espressioni del suo viso tanto evidenti da creare una buona base per far considerare la sessualità un elemento fondante della cinematografia nazionale. Mentre ne è solo uno degli elementi, accanto a quelli surreali, satirici, giocosi (vedi il buon soldato Svejk più volte affrontato dai registi di quell’epoca Machaty compreso) e a tutte quelle caratteristiche che si addicevano alla filosofia del «piccolo villaggio».

PUR NEL CROCEVIA delle influenze allargate il cinema nazionale andava costruendo una sua ben precisa fisionomia, che doveva essere bruscamente interrotto dal nazismo e dalla guerra. Alla costruzione di quello stile avrebbero contribuito registi appena più giovani come Martin Fric e Otakar Vavra. Ritroveremo Otakar Vavra negli anni Sessanta come professore del Famu, la scuola di cinema di Praga e i ragazzi della nuova onda sarebbero stati tutti concordi a definirlo il maestro del loro sguardo così innovativo.
Non è stato semplice il restauro di Estasi, si doveva tornare il più possibile all’originale in lingua ceca come era stato presentato alla Mostra diVenezia del ’34, ma nessun elemento di quella versione si è conservato, così si è dovuti ricorrere a diverse versioni.