Una fabbrica dismessa, che si affaccia su un giardino. Grandi spazi vuoti, bizzarri sarcofaghi luminosi. Abiti fatti di bendaggi bianchi che si disfano, petali di fiore secchi, una splendida auto d’epoca nera. È il mondo onirico eppure pieno di verità di Malou & Dominique, film di Mark Sieczkarek con due volti chiave della storia del Wuppertal Tanztheater di Pina Bausch: Malou Airaudo e Dominique Mercy. Basta citarli per riattraversare in un soffio il mondo di Pina: Malou, in sottoveste rossa, stremata alla fine de Le Sacre du Printemps, Dominique che cade a terra dopo un plié in Bandoneon, loro due insieme in Iphigenie auf Tauris o nel titolo manifesto Café Müller. Insieme hanno una figlia, Thusnelda Mercy, che con il padre, su coreografia di Pascal Merighi, ha danzato il toccante Songs of Childhood.

FU PERÒ Café Müller, nel 1981, a portare per la prima volta Pina Bausch in Italia, e con lei c’erano già Dominique e Malou: lo spettacolo andò in scena al Teatro Due di Parma, stesso teatro dove Malou & Dominique verrà proiettato in prima italiana martedì sera alla presenza del regista e di Mercy. Cinquantadue minuti di film, nati da una decina di giorni di riprese in cui lo speciale rapporto di fiducia tra i due protagonisti e il regista è parte della storia. I tre si conoscono da molto tempo. Sieczkarek, classe 1962, ha ballato negli anni Ottanta con il Tanztheater Wuppertal di Pina Bausch. È un danzatore e un coreografo, Malou & Dominique è il suo primo film, per il quale firma anche i costumi, particolare non di poco conto nel processo creativo del lavoro.

«IL FILM è nato nell’estate del 2019» ci racconta Sieczkarek da Wuppertal «non c’è un testo, né uno script, ci siamo incontrati un paio di volte prima delle riprese, senza discutere di cosa avrebbe trattato il lavoro. Siamo andati a vedere la fabbrica, cercando insieme i luoghi, gli angoli più interessanti dove dar via al nostro gioco di improvvisazione. L’unica cosa certa erano i costumi che avevo preparato. Abbiamo presentato il film in un cinema a Düsseldorf in febbraio, una serata molto calorosa con tanti abbracci, poi si è fermato tutto».

Torniamo all’estate scorsa. «Io, Malou e Marc» spiega Dominique «ci conosciamo da trent’anni. Io e Malou abbiamo piena fiducia in Marc. Quando ci ha chiesto se volevamo fare un film, non abbiamo esitato. Marc ha un’incredibile fantasia, i suoi costumi sono meravigliosi e folli, abbiamo lavorato di improvvisazione. Un suggerimento di Marc, un’idea, un abito indossato, e via, iniziavamo a creare». Porte dell’immaginazione che si aprono a partire da un costume luccicante fatto di tappi di bottiglia, da un trasformista abito blu cobalto, dalle bande bianche o da un bellissimo tutù nero. «Quando vedo un tutù, non posso fare a meno di indossarlo» commenta, ridendo, Dominique. «Era così con Pina, è così adesso, era così da bambino quando già adoravo travestirmi». Sieczkarek: «Dominique è una sorta di clown alla Chaplin, con cui tuffarsi in qualcosa che mi ricorda il cinema muto».

Il film è montato con scene che si rincorrono in un ritmo non narrativo, giocoso e emozionale, che predilige l’alternanza veloce delle immagini. Pochissime parole, rubate come un fuori onda, un andare e venire di sorprese, come le camminate con il grande cappello nero tra muri di listarelle di legno, il raddoppiamento dei due corpi, l’alternanza rapida tra spazi aperti e chiusi, gli espressivi primi piani e i campi lunghi.

«GIRARE il film è stata un’esperienza divertente e creativa, condivisa magnificamente da noi tre» aggiunge Malou Airaudo. «Marc è un costumista con un talento incredibile a tirare fuori dal nulla abiti fantastici. Ma è anche un artista di grande sensibilità che ci ha permesso di vivere un’esperienza molto intima. Il film si è costruito con semplicità, ci siamo sentiti molto liberi, è stato come essere a casa propria». I tre vivono tutti a Wuppertal. Una domanda sulle collaborazioni con la compagnia e la Fondazione di Pina è di rito. Dominique: «Avrei dovuto tornare a ballare nel tour di Palermo Palermo che è saltato per il coronavirus. Adesso sono stato chiamato per insegnare ai danzatori i miei ruoli in alcuni pezzi vecchi non ripresi da molti anni». Per la Fondazione Airaudo ha lavorato con Germaine Acogny: «Abbiamo allestito Le Sacre du printemps di Bausch in Senegal con danzatori africani. Dovevamo essere in scena al Théâtre de la Ville di Parigi in giugno, ma lo spettacolo è ovviamente saltato. Insieme avremmo presentato anche un nostro duo. I due pezzi sono riprogrammati in marzo allo Châtelet».

A novembre, Covid permettendo, Malou intanto presenta a Herne, vicino a Wuppertal, durante lo HipYo! Festival un altro, curioso, Sacre in forma di assolo. Lo balla Christian Robozee Zacharos, Malou firma la drammaturgia, lo stile è la street dance.