Il presidente americano Donald Trump è stato il primo leader straniero a incontrare il nuovo imperatore del Giappone Naruhito dal giorno del suo recente insediamento il primo maggio scorso.

Nella giornata di ieri i due si sono scambiati dei doni e hanno cenato insieme. Una visita d’onore che il primo ministro giapponese Shinzo Abe aveva progettato già dall’anno scorso. L’intera coreografia della visita è stata organizzata per mettere in mostra lo stretto legame personale che Abe si è sforzato di costruire con Trump in questi anni.

Trump e Abe hanno speso molto tempo in colloqui privati. La stampa nipponica è stata dominata nel fine settimana dalle foto della loro partita a golf prima e dalla visita al torneo di sumo della capitale poi, dove Trump ha anche consegnato la coppa al vincitore. Le misure di sicurezza all’interno dello stadio sono state massime e un gruppo di protestanti all’esterno è stato allontanato.

Nella giornata di ieri invece si sono svolti i colloqui formali tra i due. L’incontro si concluderà oggi con la visita a un’unità navale giapponese.

Per conoscere l’esito delle trattative commerciali in corso tra i due paesi i cittadini giapponesi dovranno però attendere fino a dopo le elezioni estive per la camera alta. L’annuncio di Trump del rinvio «a dopo le elezioni di luglio» dell’accordo ha sollevato più di qualche sospetto tra i settori della pubblica opinione critici dell’amministrazione Abe: temono l’estensione delle concessioni fatte agli americani, se l’annuncio per non danneggiare politicamente l’amministrazione deve essere rimandato a subito dopo le elezioni. Trump ha comunque lodato gli sforzi giapponesi.

Su questo fronte l’incontro più interessante per i futuri consumi dei giapponesi si è tenuto sabato tra l’inviato americano Robert Lighthizer e il rappresentante giapponese nelle trattative, il ministro Toshimitsu Motegi.
Le trattative per un nuovo accordo commerciale sono iniziate ad aprile, dopo che Trump ha minacciato il Giappone con l’imposizione di dazi sul settore automobilistico.

Motegi, in conferenza stampa, è sembrato dare un quadro molto distante dai sorrisi del vertice ufficiale tra i rispettivi capi: restano forti differenze su punti chiave e serve più tempo. Quello che i delegati giapponesi sono disposti a concedere è un livello di tariffe e barriere pari, ma non migliore, di quello offerto ai membri del Tpp, il patto multilaterale transpacifico negoziato da Obama e tenuto in vita proprio da Abe da cui Trump si è invece ritirato.

Trump, però, è stato molto chiaro con l’alleato: vuole un riequilibrio della bilancia commerciale e per questo maggiore accesso per il made in Usa sul mercato giapponese. In aprile il surplus commerciale giapponese sugli Stati uniti si è attestato sui 69 miliardi di dollari. In particolare Trump ha parlato di annunciare in agosto «grossi numeri» circa le aperture per i prodotti agricoli e bovini americani. Entrambi settori dove il Giappone è stato sempre protettivo.

In politica estera Trump ha incoraggiato l’alleato a cercare un incontro con la Corea del Nord e anche con l’Iran. Con quest’ultimo Abe si è proposto come mediatore dopo il recente aumento della tensione nel Golfo. Abe punta a far leva sulla tradizionale buona relazione tra Iran e Giappone per aprire un canale di comunicazione.

Tutte le attività di fraternizzazione serviranno ad Abe in vista del G20 di Osaka a giugno. Lì Abe presiederà i lavori e si potrebbe trovare in una posizione molto scomoda se vuole raggiungere qualcosa di concreto, stretto com’è tra il sempre più alleato – che preferisce i match a due a quelli multilaterali – e tutti gli altri ospiti.