Matteo Renzi ieri si è gettato a capofitto in un tour forsennato a Napoli, dove è candidato. A inseguirlo, l’eco dell’inchiesta video di Fanpage che coinvolge il figlio del governatore campano, Roberto De Luca, sospettato dalla procura di Napoli di corruzione. Il segretario dem è arrivato la notte precedente, via facebook racconta che nel suo hotel ha incontrato un’insegnante di Brescia con la scolaresca: «Lei deve essere orgoglioso della Buona scuola» l’ha esortato. Meno male che non era una delle migliaia di insegnanti del Sud che l’algoritmo del ministero ha spedito a chilometri da casa. La prima tappa di Renzi è all’Unione industriali, a porte chiuse. L’accesso limitato sarà il refrain della giornata, passata a scansare i cronisti per non farsi fare domande su De Luca. A Palazzo Partanna accompagnato da Salvo Nastasi, snocciola i temi di campagna elettorale fino all’appello al voto: «Se vince Salvini non è la stessa cosa che se vinciamo noi. Se vince M5s non è la stessa cosa che se vinciamo noi».

Saluti e via in auto verso il Vomero. Avrebbe dovuto fare una passeggiata nel quartiere di Paolo Siani, l’unico candidato locale di cui si intesta la paternità anche se poi li ha decisi tutti Renzi e il suo cerchio ristretto. Incluso Piero De Luca, l’altro figlio del governatore, imputato per bancarotta e protetto dal paracadute del proporzionale. La passeggiata però espone alle domande, così la scorta lo catapulta direttamente nella libreria «Io ci sto» per il secondo incontro a porte chiuse.

Gli agenti in borghese pattugliano l’interno, rimuovendo i giornalisti sgusciati dentro. Siani non riesce a scansare la domanda del giorno: «Non ho visto il video – spiega -, ero in giro. Mi imbarazza che se ne parli senza sapere ancora cosa è successo. Non si può fare un procedimento sommario».

Il Pd intero è un muro di gomma, l’unico che prende il coraggio a due mani è il consigliere comunale Federico Arienzo: «A che titolo il figlio di De Luca, assessore al bilancio a Salerno, incontra un imprenditore per la questione delle ecoballe di Giugliano?» chiede via social. Prima di essere buttati fuori dalla libreria, i giornalisti fanno in tempo a cogliere la battuta di Renzi: «A Napoli ho già incontrato il club ‘voto Siani nonostante Renzi’» e a chiedergli di De Luca: «Se è stato complicato venire oggi a Napoli dopo l’indagine? No, perché? Vado da Fanpage dopo» è la risposta.

Terza tappa Giugliano: nella capitale italiana delle ecoballe, ha un faccia a faccia con il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone. Alla platea spiega: «La Terra dei fuochi deve tornare a essere presidio di bellezza. Ci abbiamo messo i fondi. L’Anac segua i processi affinché non ci sia chi continua a mangiare. Mi sono fermato a casa di Cantone, poi ho visto l’area delle ecoballe. È partita di lì la mia esperienza di segretario». Dalla platea si alza Michele, fa parte del collettivo che ha dato vita a Potere al popolo, gli urla: «Da quando c’è il Jobs act mi fanno solo contratti al nero. Mia madre è costretta a curarsi fuori regione». Neppure il tempo di finire la frase, gli agenti lo portano in questura per identificarlo. Renzi gigioneggia dal palco chiedendo l’applauso e poi di nuovo in marcia verso a Napoli.

Al Teatro Sannazaro fa uno show: «Referendum non ne faccio più, neppure per andare in bagno». Sfotte i 5S («il partito degli ex onesti») mostrando Totò per spiegare Rimborsopoli, fa l’imitazione di Berlusconi, mostra il video di Salvini che insulta i napoletani e il suo selfie con Insigne, prima dell’unica sconfitta del Napoli con la Juve. E poi l’appello motivazionale: «Fuori da noi c’è il festival delle promesse sgangherate. I sondaggisti hanno già votato, ora tocca ai cittadini. Siamo già il primo gruppo parlamentare». Difesa della Buona scuola, l’Expo di Milano, il polo Apple a Napoli, meno tasse, 80 euro, canone Rai, le politiche del lavoro e quelle del ministro Minniti: Renzi si trasforma nel capo venditore con la lista delle cose fatte e da fare che la platea dovrà diffondere tra la gente, «è una remuntada». In serata cena a Palazzo Marigliano. E Fanpage e De Luca? in redazione Renzi arriva intorno alle 20 per un’intervista. «Non potete chiedere a me finché c’è la magistratura in campo di mettere il naso in questa dinamica – dice – io sono un garantista, un avviso di garanzia non è una sentenza».