Abdel Majid Touil  non verrà espulso. Il giovane marocchino accusato e poi completamente scagionato per la strage del Bardo a Tunisi potrà rimanere in Italia. Il giudice di pace, la procura di Torino e gli avvocati Fiorentino e Savio hanno evitatoall’Italia e al governo, specie al ministero dell’Interno, una nuova figuraccia internazionale dopo il caso Shalabayeva. Ieri pomeriggio il  giudice di pace ha accolto la richiesta dei legali di  Touil, alla quale aveva aderito la procura di Torino, di «non convalidare il trattenimento» nel Cie del giovane  ingiustamente accusato per la strage al museo del Bardo del marzo scorso. Dunque Touil non verrà rimpatriato in Marocco, dal momento che l’espulsione l’avrebbe sposto «a gravi rischi personali» e alla probabile estradizione in Tunisia, negata dai giudici italiani perché, per i reati attribuiti  al giovane (terrorismo internazionale e strage) è prevista la pena di morte. Il procuratore capo Armando Spataro ha spiegato in una nota che la decisione di aderire alla richiesta dei legali di Touil di non convalidare il trattenimento è stata presa «in adesione ai principi enunciati dalla Corte europea dei diritti dell’uomo», alla quale i legali avrebbero potuto far ricorso nel caso contrario.

Il giudice di pace si è invece limitato a «non prorogare» il trattenimento «visti gli atti allegati e le argomentazioni dei difensori e della procura di Torino». I legali di Touil, gli avvocati Silvia Fiorentino e Guido Savio, nel corso dell’udienza svoltasi in mattinata si sono opposti alla convalida del trattenimento nel Cie sostenendo che, se il giovane dovesse essere rimpatriato in Marocco, «si tratterebbe di una estradizione mascherata da espulsione». La procura di Torino ha accolto la tesi, sostenendo che l’espulsione potrebbe esporre il marocchino a «gravi rischi personali» e così nella serata di ieri Touil è stato finalmente liberato. Ad andare a prenderlo è stata la madre, che ha spiegato come suo figlio nei giorni precedenti fosse «molto confuso», «in uno stato di grande agitazione», al punto da non riconoscere neppure lei e l’avvocato.

Su di lui pende ancora il decreto di espulsione notificatogli dalla Questura di Milano dopo la scarcerazione disposta dalla Corte d’Appello.  Ora gli scenari possibili sono tre: i legali di Touil potrebbero presentare un ricorso al giudice di pace di Milano contro l’espulsione, chiedere lo status di rifugiato politico per il giovane, oppure la Questura di Milano potrebbe revocare il provvedimento. I legali hanno fatto sapere che comunque chiederanno l’asilo politico, e nell’attesa Touil non potrà in nessun caso essere rimpatriato.

Per la polizia tunisina, il giovane sarebbe stato uno degli autisti che avevano accompagnato gli uomini del commando al Bardo prima dell’attacco terroristico che lo scorso 18 marzo provocò la morte di 21 turisti in visita al museo. A sostenere quest’ipotesi, un presunto «riconoscimento fotografico» e una  scheda telefonica acquistata e attivata dal ventiduenne enne a Tunisi lo scorso 3 febbraio, giorno in cui è arrivato dal Marocco, con la quale avrebbe contattato due degli  attentatori. Le indagini italiane, coordinate dal procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli e dal pm Enrico Pavone, hanno ribaltato la ricostruzione di Tunisi, appurando che  Touil, da quando è sbarcato a Porto Empedocle, non si è mai mosso dall’Italia (in particolare, da Gaggiano, il comune del milanese dove vive la famiglia) e che i due terroristi da lui chiamati erano stati contattati in veste di scafisti. Come risulta dai registri di classe e dalle testimonianze raccolte, Touil ha infatti frequentato la scuola d’italiano per immigrati e non ha mai lasciato il paese. Agli inquirenti ha raccontato di non essere un jihadista e di aver visto le notizie dell’attentato alla tv con sua madre. Da qui il no all’estradizione pronunciato dalla Corte d’Appello di Milano, mentre la procura meneghina ha contestualmente chiesto l’archiviazione delle accuse di terrorismo internazionale e strage. Ma dopo la scarcerazione il giovane era stato trasferito nel Cie di Torino per essere rimpatriato in Marocco, poiché irregolare. Con il rischio che da lì fosse poi mandato in Tunisia.

«Si tratta di un  risultato importante per l’affermazione e la tutela dei diritti umani», ha commentato il senatore del Pd Luigi Manconi, che era immediatamente intervenuto a sostegno del ragazzo e ieri lanciato, dalle pagine del manifesto, un appello a fermare l’espulsione.