Mentre escono i primi exit poll Giovanni Toti si trova nella stessa stanza dell’hotel Bristol, uno dei luoghi simbolo del centrodestra in Liguria, dove si trovava cinque anni fa e, come cinque anni fa, sta mangiando un piatto di pasta al pesto. La differenza rispetto a cinque anni fa sono circa venti punti percentuali in più, e una lista – quella che porta il suo nome, quella che ha portato alla scissione da Forza Italia – che svetta come primo partito (24%) davanti a Pd (20%) e Lega (16%).

Dal quartier generale dei giallorossi, più o meno negli stessi istanti, un dirigente locale del Partito Democratico commenta incredulo proprio quel risultato. «È innegabile che Toti abbia un forte consenso personale, ma bisogna vedere come se l’è guadagnato» dice Ferruccio Sansa, il candidato di M5s e centrosinistra, quando dopo ore di attesa esce dall’ufficio dove si è rinchiuso con i suoi consiglieri e decide di commentare l’esito del voto.

[do action=”citazione”]«Abbiamo recuperato dieci punti in un mese, in estate, con il Covid, con il ponte di Genova usato come strumento di propaganda, contro un candidato che aveva dieci volte le risorse economiche che avevamo noi e con due milioni di euro di soldi pubblici spesi in pubblicità istituzionale».[/do]

Sansa ammette la sconfitta, con 15 punti di scarto non potrebbe essere altrimenti, ma si dimostra combattivo. «Farò il consigliere regionale. Faremo un’opposizione senza sconti, domani inizia il percorso, con questa squadra, quest’alleanza a cui credo moltissimo perché i cittadini hanno ancora voglia di politica». Sembra il discorso del mediano generoso di una squadra di calcio, e non a caso, appena si spengono i riflettori della sala stampa, si accendono quelli del campetto in erba sintetica del Circolo dell’autorità portuale. Ferruccio Sansa si toglie la giacca e inizia a palleggiare con i suoi figli. Tiro. Parata.

In piazza De Ferrari, intanto, davanti al palazzo della Regione, i vincitori festeggiano. Ovunque palloncini arancioni e blu gonfiati con largo anticipo. D’altronde che non ci fosse storia, era nell’aria sin dall’inizio. Ma nella Liguria che un tempo fu rossa Giovanni Toti porta a casa il risultato migliore di sempre per il centrodestra. «È una vittoria molto chiara e una bocciatura per la coalizione giallorossa – dice il governatore – che non mi sembra decolli neppure nella terra che ha dato i natali al grillismo, era l’unico esperimento italiano che ha visto l’intero governo, molti ministri e il presidente del consiglio fare campagna elettorale in questo territorio e ha perso circa 20 punti».

Al fianco di Toti, anche nel momento della vittoria, il sindaco di Genova Marco Bucci, quasi esposto come una reliquia o una mascotte, in questi ultimi mesi. Più volte indicato come il successore naturale dello stesso leader di Cambiamo, se mai quest’ultimo dovesse prendere la volta di Roma in caso del ritorno del centrodestra al governo, è stato il jolly che mancava agli avversari.

Ferruccio Sansa, scelto dalla coalizione dopo mesi di psicodrammi, con 45 mila euro a disposizione per la campagna elettorale, ha fatto quello che poteva:

[do action=”citazione”]«Abbiamo lavorato per ricostruire un popolo e per cercare di ricostruire una classe dirigente»[/do]

Mentre prosegue lo spoglio dei voti, intanto, emergono alcuni altri dati. Fratelli d’Italia, attorno al 10%, triplica il suo risultato di cinque anni fa e potrebbe far entrare tre o quattro consiglieri, la Lega si ferma al 16% e perde quattro punti, nonostante (o grazie a) le numerose visite di Matteo Salvini. Il Pd si mantiene oltre il 20% ma perde cinque punti rispetto al 2015.

Il collasso è nel Movimento 5 Stelle, intorno all’8% contro il 22% della precedente tornata elettorale. Alice Salvatore, che nel 2015 si era candidata presidente con il M5s e aveva ottenuto quasi il 25% delle preferenze, dopo aver sbattuto la porta e aver fondato il suo Buonsenso non arriva all’1%. Il “guastafeste” dei giallorossi Aristide Massardo, sostenuto da Italia Viva, resta sotto il 3% e non entrerà in consiglio. Sabato pomeriggio, in pieno silenzio elettorale, il partito di Matteo Renzi aveva inviato migliaia di sms ai liguri invitandoli a non votare Sansa e a scegliere «Massardo contro il populismo e per la competenza».