Da tanto tempo scrivo sulle storture di un sistema di mobilità basato sull’auto e devo dire che pensavo di averle viste tutte. Invece no.
Per puro caso mi sono imbattuto in un nuovo fenomeno da Tso che mai avrei immaginato. Succede che la Ford ha deciso di far produrre un profumo al sentore di benzina per risarcire i possessori di una loro vettura elettrica della mancanza dell’aroma cui sono abituati. Già la notizia, che è vera, è abbastanza terrificante di per sé lasciando intravedere mondi di disagio profondi e dove già l’abusato termine «distopico» sembra una gentile sottovalutazione. Il cattivo di Waterworld, impersonato da Dennis Hopper, si inebriava di tale fragranza sul rottame della Exxon Valdez, ma lo faceva da solo anche se il suo era un ruolo da capopopolo: qui ci si mette un’azienda, non di fantasia. Non basta: il profumo è abbinato a un’auto elettrica, che leggo essere la Mustang Mach-E, primo suv elettrico della casa.

Si tratta di una vettura, leggo con terrore, lunga 4 metri e 61 centimetri, larga 188 cm e alta 160; tre le motorizzazioni, 258, 286 o 337 cavalli. Pesa oltre 2.000 kg. Costa 50.000 euro. Sarà uno dei mezzi incentivati dalla pioggia di quattrini destinati alla transizione ecologica e questa battuta già non fa più ridere. Fortunatamente, «l’interno è minimalista ed è dominato dal maxischermo di 15,5 pollici, da dove si gestiscono tutti i servizi di bordo». Le dimensioni del mostro consentono un «buon agio ai passeggeri». C’è poi il disagio di non sentire più puzza di idrocarburi, secondo il sondaggio Ford, ed eccoti pronto il profumo alla benzina. Quindi mentre guardi il maxischermo puoi pipparti la dose di benzina, e pazienza se dall’alto del suo metro e 60 il mostro sgranocchia un infante che si reca a scuola, esseri notoriamente inferiori al metro nei primi anni di elementari.
Come sono arrivato a scoprire questo ennesimo abominio di un mondo patologico e autoreferenziale? Scorgendo il rinnovato Corriere Motori, inserto del Corsera. Mi cade l’occhio sull’editoriale della presentazione, dal titolo Toglieteci tutto ma non la passione. Ne voglio pubblicare un estratto, avvertendo che, con tono lugubre, l’estensore era costretto ad ammettere l’inevitabilità della «transizione ecologica».

«Senza trascurare, però, un’altra grande transizione -avverte costui-. Probabilmente la più importante: quella psicologica. Riuscire a educare il mondo, le persone, a una nuova mobilità green sembra facile, ma non lo è affatto. L’auto, purtroppo o per fortuna, è ancora passione, possessione, emozione. Difficilmente diventerà soltanto un mezzo per spostarsi da A a B, magari senza nemmeno toccare il volante perché sarà autonoma. Almeno, a noi sentimentali piace pensarla così. Per questo non abbiamo cancellato e mai cancelleremo la parola Motori. D’altra parte, se hanno già inventato il profumo alla benzina per auto elettriche, un buon motivo ci sarà».

Credo che un esempio così smaccato di tossicodipendenza fuori dal tradizionale circuito delle sostanze chimiche o di derivazione vegetale sia difficile da trovare. Però come vedete la chimica rientra dalla finestra con l’eau d’essence fordiana.