Con semplicità e toni pacati ma determinati il procuratore generale della Corte d’appello di Salerno, Elio Fioretti, ha chiesto un inasprimento delle condanne ai sei medici e dodici infermieri responsabili della morte di Francesco Mastrogiovanni, il «maestro più alto del mondo», come lo avevano soprannominato i suoi alunni, legato ininterrottamente ai quattro arti per 83 ore nell’ospedale di Vallo della Lucania (Sa). Al termine della lunga e articolata requisitoria (due ore) ha formulato la richiesta di 5 anni e 4 mesi per i medici Michele Di Genio, Rocco Barone e Raffaele Basso, che erano stati condannati rispettivamente a 3 anni e 6 mesi e 4 anni; per Anna Angela Ruberto 4 anni e 8 mesi (condannata a 3 anni) e per Amerigo Mazza e Michele Della Pepa 4 anni e 4 mesi, (condannati a 3 e 2 anni). Alla richiesta del raddoppio della pena Della Pepa e Ruberto, unici presenti in aula, sobbalzano dalle sedie. Una pesante richiesta anche per gli infermieri (presenti solo in 5): assolti nella sentenza del 30 ottobre 2012, Fioretti chiede per otto di loro 4 anni e 8 mesi e per altri tre 4 anni.

«I fatti accaduti nell’ospedale di Vallo della Lucania – ha esordito il procuratore – rappresentano un grave caso di malasanità e di cattiva gestione della cosa pubblica». Fioretti ha ricostruito con cura la vicenda di Francesco Mastrogiovanni, legato senza alcuna ragione per quattro giorni a un letto, senza cure, senza cibo né acqua, senza consentire ai familiari di vederlo. Un incredibile sequestro di persona che non è avvenuto nel medioevo, ma nell’estate del 2009. E la conseguenza naturale dell’atroce e inumano trattamento è stata, nella notte tra il 3 e il 4 agosto, la morte del paziente, scoperta incredibilmente con sei ore di ritardo.

Fioretti ha detto che la tortura, invece della cura dei pazienti era prassi normale. Ha parlato di condizioni agghiaccianti, ripugnanti e terribili emerse anche dalle testimonianze degli altri pazienti. «Il mio compito è semplice perché esiste un video, consultabile anche su internet, in cui l’inaudita e illecita violenza consumata ai danni di Mastrogiovanni è di tutta evidenza, in quanto né i medici né gli infermieri hanno garantito la corretta applicazione delle norme, perché una persona ricoverata dev’essere curata e assistita. Invece lui è stato sottoposto a una contenzione che non era affatto necessaria, senza annotazione, illegittima e fuori da ogni regola, in quanto Mastrogiovanni – come testimonia il video – era tranquillissimo». Fioretti accusa: «Tutti gli imputati non avevano nessuna intenzione di curare il paziente, hanno fatto il minimo tenendo a letto una persona legata mani e piedi. Non meritano nessuna attenuante perché hanno violato i loro doveri professionali e di umanità». Il procuratore ha sottolineato che Mastrogiovanni non è stato contenuto perché violento, come è stato detto, ma solo perché si oppose al prelievo del sangue richiesto dai carabinieri per accertare l’eventuale uso di droga. Era invece finito in ospedale per un illecito «T.S.O.» e, inascoltato, aveva invano e profeticamente supplicato: «Non fatemi portare all’ospedale di Vallo perché là mi ammazzano!».

Il caso di Mastrogiovanni, sottoposto a una lunga, gratuita, inaudita, immeritata e degradante tortura, è l’unico al mondo ad avere un’inoppugnabile documentazione video, in cui è possibile seguirlo minuto dopo minuto. Una documentazione che è particolarmente utile proprio in questi giorni in cui, dopo la condanna dell’Italia da parte della Corte Europea, si discute timidamente d’introdurre nella nostra legislatura il reato di tortura.

La prossima udienza il 15 maggio. La sentenza è prevista per il 18 settembre.