I casi Abu Omar e Shalabayeva; i diritti umani e la tortura, in Kazakistan come in Italia. Temi che chiamano in causa inevitabilmente i Radicali, per le lotte che hanno sempre sostenuto e per le responsabilità di governo di Emma Bonino. Ma per Mario Staderini, segretario di Radicali italiani, seppure è chiaro «il nesso paradossale di un’Italia che non ha mai conosciuto l’habeas corpus e in cui lo stato di diritto è stato distrutto», e dunque «ha poco da insegnare al Kazakistan», non è lecito attribuire all’attuale ministro degli Esteri responsabilità dirette né sul caso Abu Omar né sul rimpatrio della moglie del dissidente kazako. Forse si può però sperare che Bonino prenda al più presto un’iniziativa per spingere il nostro Paese verso la legalità internazionale, introducendo almeno il reato di tortura nel nostro ordinamento penale.

Eppure anche D’Alema si è detto stupito e ha domandato se alla Farnesina fossero in letargo, durante l’operazione di rendition di Alma Shalabayeva e di sua figlia.

Ho già risposto a D’Alema chiedendogli se come ministro degli Esteri sarebbe stato avvertito in tempo in virtù del fatto di essere stato a lungo presidente del Copasir, il Comitato di controllo dei servizi? Se davvero fosse cosi sarebbe grave. Invece io penso che sono due le partite in corso, su questo caso: la prima è quella sulle responsabilità della deportazione illegale e le ripercussioni politiche relative. E su questo, come ormai acclarato, Bonino è del tutto estranea. È nella seconda partita, cioè quella per tutelare i diritti delle due donne con l’obiettivo di riportarle in Italia, che il ministro degli esteri è competente; ed Emma Bonino si è attivata immediatamente, dopo essere venuta a conoscenza del caso.

L’Onu ha richiamato l’Italia con un rapporto firmato dagli esperti dei diritti dei migranti e della tortura. Si parla del caso specifico ma è evidente che il richiamo è rivolto a un Paese che dimostra poca attenzione ai diritti umani…

Infatti non è un caso che in Italia non esiste il reato di tortura, come non esiste un format del servizio pubblico Rai sui diritti umani. Perché le nostre istituzioni sono consapevoli che l’Italia non è in grado di garantire i diritti umani a chi finisce nelle mani dello Stato, che si tratti di una caserma, di un Cie o di una galera. E questo pone una questione più generale, quella che noi Radicali chiamiamo la flagranza criminale dello Stato. Il nesso paradossale è che da questo punto di vista abbiamo ben poco da insegnare al Kazakistan, anche se lì vige una forma autoritaria classica.

Forse però anche al nostro apparato di sicurezza difetta la cultura dei diritti umani?

Credo piuttosto che il problema stia nelle istituzioni, nell’assenza di procedure di garanzia, nello Stato che non vuole mettersi nelle condizioni di evitare violazioni dei diritti umani. I motivi per cui si espellono due persone verso il Kazakistan sono gli stessi per cui Maroni poteva pianificare i respingimenti verso la Libia condannati dalla Corte europea di Strasburgo. Più in generale, l’immigrato – al pari del “tossico” – è trattato come categoria e spersonalizzato, diventa un numero e si finisce col far venir meno la sua individualità.

Durante la scorsa legislatura i Radicali chiedevano anche al governo, e non solo al parlamento, di prendere un’iniziativa forte – anche se solo simbolica – sui temi della giustizia e dei diritti umani. Ora che siete al governo con Emma Bonino non sarebbe opportuna un’iniziativa in tal senso, per esempio per introdurre il reato di tortura?

Premesso che i Radicali non sono al governo, perché la nomina di Bonino non è frutto di un accordo politico…

Però è frutto del riconoscimento delle lotte politiche radicali.

È cosa ben diversa. Perché se i Radicali fossero al governo avrebbero un’influenza politica diversa, avrebbero un’interlocuzione a tutto campo. Sono però certo che Emma, insieme al ministro Cancellieri con cui si è creato un buon rapporto, sta già lavorando su tutti i fronti su cui potrà intervenire. Non so però se il ministro degli Esteri può essere proponente su una materia come questa, anche se è oggetto di convenzioni Onu.

La politica è ancora in impasse…

E infatti per superare l’impasse serve la spinta popolare. Per questo con i nostri 12 referendum vogliamo imporre alla politica alcune questioni sociali cancellate: la riforma della giustizia, le politiche criminali, l’immigrazione, le droghe… Riforme per incidere proprio su quelle procedure illegali sotto il profilo del diritto internazionale e su quei luoghi dove l’Italia non riesce a garantire i diritti umani. Intanto però i Radicali italiani hanno già raccolto migliaia di firme sulla proposta di legge di Antigone per l’introduzione del reato di tortura. E contemporaneamente ci siamo costituiti amicuscuriae nei procedimenti per tortura contro lo Stato italiano nel caso del detenuto sardo Saba e nel caso Diaz che arriveranno a breve davanti alla Corte europea dei diritti umani.

E sul caso Abu Omar? La Farnesina ha già alzato le mani davanti alla decisione di Panama.

Aridaglie’! L’estradizione non è competenza del ministro degli Esteri ma di quello di Giustizia. Se Emma Bonino fosse premier, sarebbe diverso. Ma purtroppo così non è.