Da prima della classe al fondo della classifica. Se la Repubblica Ceca, a detta di molti, ha superato brillantemente la prima ondata del coronavirus, la seconda sta mettendo il paese dell’Europa centrale in una situazione di grande pericolo.

Martedì è stata la seconda giornata di ottobre in cui il numero dei nuovi contagi è stato superiore a 8.000. In altri giorni il numero dei nuovi positivi viaggia sulle 4.000 e 5.000 unità, un numero simile all’Italia, che però ha una popolazione sei volte più grande della Repubblica Ceca.

I nuovi casi hanno cominciato a crescere dalla metà di settembre, nonostante i provvedimenti restrittivi presi dal governo. In un mese di aumento dei contagi comincia anche a crescere il numero dei decessi. Da circa dieci morti al giorno di settembre si è passati a circa 40 – 50 morti dell’ultima settimana.

Una grande incognita rimane la situazione negli ospedali. Nella prima ondata sono stati allestiti molti reparti Covid, che alla fine sono rimasti meno pieni di quanto ci si aspettava. Per ora gli ospedali reggono, sebbene le strutture nelle grandi città come Praga o Brno, stiano già cominciando a rimandare gli interventi non urgenti.

Suscita preoccupazione il dato diffuso ieri dalla Camera dei medici cechi. Il numero dei medici, infermieri e altro personale sanitario in quarantena è praticamente raddoppiato a oltre quattro mila persone. Un numero significativo, che potrebbe mettere in difficoltà la macchina della sanità. Anche per questa ragione il governo ha ridotto a dieci giorni la durata dell’isolamento per gli asintomatici e ha precettato gli studenti degli ultimi anni di medicina.

Secondo gli ultimi dati, dei circa 4.000 posti letto in terapia intensiva solo un quarto è libero. Il sistema dispone di altre migliaia di posti letto con la possibilità di somministrare l’ossigeno.

Un documento dell’Istituto per le statistiche sanitarie lancia l’allarme: gli ospedali potrebbero arrivare ad avere difficoltà a fine mese, se la diffusione dei contagi continuasse a ritmi simili nelle ultime settimane. Le stime dicono che in ottobre potrebbero morire di Covid circa mille paziente, più che nei mesi precedenti messi assieme. Da settimane gridano aiuto gli uffici dell’igiene, in forte difficoltà nel tracciamento dei contatti.

Per frenare i contagi il governo ha deciso di far chiudere ristoranti, birrerie, palestre e piscine. Da mercoledì tutte le scuole faranno la didattica a distanza. Il governo ha decretato le chiusure molto gradualmente. In estate il premier Andrej Babis aveva promesso che non sarebbero tornate chiusure di interi settori economici. Alla fine si è dovuto rimangiare la parola. A dissuadere il governo dal prendere prima misure più incisive è stato probabilmente il voto per il rinnovo delle regioni, che si è tenuto a inizio mese e ha visto una buona affermazione delle opposizioni.

A essere molto criticata dai media è la comunicazione del governo con l’accavallarsi dei singoli provvedimenti e le forti imprecisioni nelle dichiarazioni del premier e dei singoli ministri. Per arginare le critiche a fine settembre è stato sostituito il ministro della Salute. A ricoprire la carica è stato chiamato l’epidemiologo più noto del Paese ed ex colonnello dell’esercito, Roman Prymula. Tra i primi provvedimenti adottati il divieto di canto nei locali e nei teatri, che ha suscitato ilarità. Due giorni dopo le elezioni è stato riattivato lo stato di emergenza, che dovrebbe durare fino al 3 novembre. Ma sono in pochi a pensare che il governo non chiederà una proroga in Parlamento.