Da questa mattina torneranno i bagni chimici dinanzi alla tendopoli allestita a Bari, per celebrare le udienze di rinvio dei processi penali all’esterno del Palagiustizia di via Nazariantz dichiarato inagibile lo scorso 25 maggio. La Giunta nazionale dell’Anm infatti, per venire in aiuto ai colleghi baresi, ha deciso nella giornata di ieri di erogare il contributo sufficiente a finanziare quattro bagni per le prossime settimane. Sempre ieri, però, anche la Regione Puglia, tramite la Protezione civile, ha fatto arrivare la propria disponibilità a pagare i bagni chimici, come dal primo momento le era stato chiesto dai magistrati e anche dal Comune di Bari.
Il tutto dopo che ieri mattina magistrati ed avvocati, arrivati nel tribunale provvisorio, non hanno più trovato all’esterno della tensostruttura i bagni chimici installati nei giorni scorsi. Portati via da un camion, a causa del mancato pagamento dell’affitto delle quattro cabine rosse. Una situazione paradossale, al limite dell’incredibile, dopo che da ben sedici giorni avvocati, magistrati e cancellieri, sono già costretti a celebrare le udienze non urgenti in tre grandi tende, dopo che il Tribunale di via Nazariantz è stato dichiarato inagibile e sono state avviate le operazioni di sgombero.
Il «caso» dei bagni chimici era stato affrontata già nei giorni scorsi, quando a Bari era arrivato il presidente nazionale dell’Anm Francesco Minisci, al quale il procuratore della Repubblica di Bari Giuseppe Volpe aveva chiesto un intervento diretto per il pagamento dell’affitto delle strutture, dopo che le prime due settimane – costate 2.000 euro – erano state pagate dall’Ordine degli avvocati. In quella circostanza Minisci aveva fornito ampie rassicurazioni, ma qualcosa deve essere andato storto. Una querelle tutta burocratica che ha lasciato senza bagni giudici e avvocati per un’intera giornata. La giunta barese dell’Anm nelle ultime ore aveva preso una posizione chiara: «il servizio dovrebbe essere pagato dal a Comune o da chi ha allestito le tende, ovvero la Protezione civile». Posizione condivisa anche dai colleghi, che alla fine hanno deciso di non deliberare il pagamento delle toilette a causa «l’insufficienza di risorse dell’associazione”, con la convinzione che “debbano farsene carico altre amministrazioni».
Adesso si attendono novità anche dal governo, dopo che la scorsa settimana è arrivato in visita il neo ministro della Giustizia Bonafede. La scelta di dichiarare inagibile la struttura è giunta dopo che una perizia commissionata dall’Inail (che ne è proprietario) ha ritenuto lo stabile pericoloso. Dagli accertamenti sono emerse una serie incredibile di criticità, secondo le quali l’edificio è stato costruito «con calcestruzzo di pessima qualità» e che «non corrisponde ai parametri minimi antisismici». Diverse le ipotesi al vaglio per abbondare la tensostruttura evitando il blocco totale dell’attività giudiziaria. In attesa di avere un nuovo tribunale non più pericolante e con bagni nuovi di zecca.