Mediaset è sempre stata un termometro per la politica italiana. Ne ha misurato vocazioni (populiste) e tendenze (monocratiche), oltre a incarnarne la mediatizzazione estrema. Ma Mediaset della politica, in questo caso berlusconiana, è stata anche, se non soprattutto, il braccio operativo, direi squadrista (copyright Nanni Moretti).

Con le sue ripetute e smaccate violazioni del pluralismo politico ed istituzionale. Della virulenta politicizzazione della televisione commerciale italiana il Tg4 di Emilio Fede è stato l’esempio più insopportabile, anche se a sinistra c’è stato chi lo ha iscritto con noncuranza nella tv comica piuttosto che militante.

Da qualche settimana il Tg4 diretto da Mario Giordano, dopo un periodo in cui Forza Italia è stata trattata quasi come un partito qualunque, appalta metà del programma, in video e voce, agli azzurri di Berlusconi. Lo fa riducendo di molto gli spazi per le altre forze politiche e azzerando o minimizzando la parola concessa alle istituzioni.

Le altre opposizioni sono semioscurate, come la Lega, i Cinquestelle sono ridotti a percentuali lontanissime dalla loro forza, mentre alle cariche istituzionali il Tg di Giordano concede il microfono pochissimo o niente: Gentiloni è tenuto quasi sempre sotto il 5% del tempo di parola, scandalosamente silenziato il presidente della Repubblica cui il Tg4 non concede mai la parola. Lo stesso Pd, principale partito di governo, non compensa con i suoi numeri ( in media sotto il 20%) il vuoto assoluto di equilibrio e di obiettività di questo, presunto, organo d’informazione.

Che una televisione che gode di una concessione governativa possa fare strame della correttezza e del pluralismo, e che le forze politiche, quelle di sinistra in particolare, possano non accorgersi di un tale stravolgimento delle regole è evidente. Come è chiaro che l’escalation azzurra sul Tg4 sia legata alla ripresa dell’azione politica di Silvio Berlusconi, alla rinata speranza che i sondaggi favorevoli degli ultimi mesi possano anticipare una nuova vittoriosa stagione per il politico-imprenditore, fino all’altro ieri dato per spacciato.

Il Tg4 fiuta il momento e ritorna a fare il lavoro di sempre: di cane da guardia del capo di Forza Italia, di house organ familiare e politico. Un segnale, solo un segnale, ma indicativo dell’aria che tira. Un segnale per Renzi e per Grillo, per tutto questo tempo considerati i soli competitori possibili, ma anche per una sinistra finora senza un progetto condiviso e unitario.