Da martedì 26 a sabato 30 giugno torna l’iFEST- Independent Festival Roma a Parco Nomentano, un’oasi nel deserto culturale della Capitale. Un appuntamento diventato in pochi anni fisso nell’Estate Romana. Giunto alla quinta edizione, il festival è integralmente auto-finanziato e indipendente, sostenuto dagli attivisti del III Municipio di Roma. “Poesia e rivoluzione”, questo è il titolo dell’edizione 2018: “Perché abbiamo bisogno di spartiti e versi nuovi per immaginare un mondo migliore” dicono i promotori.

“Per noi – aggiungono gli attivisti – questo festival vuol dire non solo “resistere”, ma mettere in pratica qualcosa della Roma che vorremmo, uscire dalle sabbie mobili e dalla pastoia di un discorso sulla città fatto solo di tormentoni sul degrado, i bus flambé, i cinghiali e i topi a spasso per le strade, incapace di andare alla radice dei problemi. Mentre non esiste nessuna programmazione culturale, soprattutto per le periferie, e tutto è affidato all’iniziativa privata, che per lo più propone festival di panini e fritti o eventi commerciali dai costi di accesso molto alti, noi abbiamo scelto invece di costruire un’iniziativa radicalmente differente”.

L’edizione di quest’anno ha in più un cartellone di grande qualità e un discorso politico molto affilato. Ci sarà Paolo Fresu, uno dei nomi più importanti del jazz europeo, si esibirà mercoledì 27 giugno con il suo progetto ‘Devil Quartet’, lontano da sale concerti e auditorium, ma in una pinetina di quartiere, mentre Murubutu e Rancore daranno vita ad uno show inedito per la giornata di quartiere sabato 30 giugno. Sul palco si esibirà Dub Fx giovedì 28 giugno, mentre spazio al cantautorato e alla poesia nel giorno di apertura con Gnut e venerdì 29 con Lucio Leoni. Ci sarà poi spazio per l’approfondimento e il confronto con incontri dedicati al lavoro femminile e di cura, alla situazione in Medio Oriente dalla Siria alla Palestina, su come resistere al razzismo di Stato da Minniti a Salvini.