Un atto fortemente simbolico, anche se l’inchiesta non ha ancora stabilito fino a che punto fosse volontario: un giovane di 18 anni ha ferito ieri gravemente due persone, con un coltello da macellaio, nell’11° arrondissement ai piedi del condominio di rue Nicolas-Appert, dove c’era la sede di Charlie Hebdo, fino al giorno dell’attentato del 7 gennaio 2015, che ha decimato la redazione. Per il ministro dell’interno Darmanin si tratta di «un atto di terrorismo islamista».

PIÙ O MENO alla stessa ora dell’attentato di cinque anni fa, alle 11.45, sono stati feriti un uomo e una donna, dipendenti di una società di produzione televisiva, Premières Lignes, che lavora al programma Cash Investigations di France2, vicino al mural che rappresenta dal 2018 i volti dei morti del settimanale satirico.

L’ATTACCO ha avuto luogo mentre al palazzo di giustizia di Parigi si sta svolgendo il processo degli attentati del 7-9 gennaio 2015 contro Charlie Hebdo e il supermercato kosher a Porte de Vincennes. Un ragazzo di 18 anni, di origine pachistana, già noto alla polizia per porto d’armi illegale ma non schedato “S” (sospetto di derive terroriste), è stato fermato poco dopo alla Bastiglia, sui gradini dell’Opéra, con i vestiti macchiati di sangue. Un altro sospetto, un uomo di 33 anni di origine algerina, è stato arrestato poco dopo, verso le 13.30, alla stazione della metropolitana Richard Lenoir.

Ieri sera, era in corso una perquisizione al domicilio presunto del giovane, nel Val d’Oise, alla periferia di Parigi. Il quartiere dove ha avuto luogo l’attacco è stato bloccato. In 250 scuole, in un perimetro ampio (11°, 4° e 3° arrondissement) gli allievi dai nidi ai licei, sono rimasti confinati fino a metà pomeriggio.

La Procura anti-terrorismo è stata incaricata dell’indagine. Il primo ministro, Jean Castex, e il ministro degli Interni, Gérald Darmanin, si sono subito recati sul posto. Il quartiere ha rivissuto i momenti terribili, prima dell’attacco a Charlie Hebdo il 7 gennaio 2015, poi del massacro del Bataclan, il 13 novembre dello stesso anno.

Molte minacce sono arrivate ai giornalisti di Charlie Hebdo da quando è iniziato il processo, il 2 settembre scorso. L’avvocato del settimanale, Richard Malka, ha denunciato a più riprese questa situazione. La scorsa settimana, la direttrice delle risorse umane di Charlie Hebdo, è stata costretta in tutta fretta ad abbandonare il proprio domicilio, dopo aver ricevuto minacce specifiche. Un appello, «Insieme, difendiamo la libertà», è stato firmato da un centinaio di redazioni di quotidiani e periodici, di diverse tendenze, per difendere la libertà di espressione e i rischi a cui continua a essere sottoposta: «La violenza delle parole poco per volta si è trasformata in violenza fisica».

IN OCCASIONE del processo per gli attacchi terroristici del 7-9 gennaio 2015, Charlie Hebdo ha ripubblicato le caricature di 5 anni fa. Il processo, che aveva ripreso ieri mattina, dopo una piccola sospensione dovuta a sospetti di Covid per uno degli accusati, è stato interrotto solo per 5 minuti. Poi ha ripreso, con le deposizioni delle due compagne dei fratelli Kouachi, i responsabili del massacro di Charlie Hebdo, dove 10 persone sono state uccise nella redazione e altre due, un tecnico e un agente di polizia, assassinate prima e dopo l’attacco nella sede del settimanale.

DAL MONDO POLITICO, non solo condanne, ma anche attacchi al governo. Destra ed estrema destra unite nell’accusa di «lassismo» a Macron, che tra una settimana, il 2 ottobre deve pronunciare un importante discorso sulla lotta ai “separatismi”. In primavera sono previste le elezioni regionali. Marine Le Pen ha subito stabilito un legame tra terrorismo e immigrazione.

La destra dei républicains non è da meno, accusando governo e presidente di perdere tempo invece di organizzare la “lotta all’islamismo”.

I socialisti, che erano al potere nel 2015, hanno soprattutto sottolineato il ritorno di un incubo. Per l’ex presidente, François Hollande, «una volta ancora la libertà è bersaglio della barbarie». Manuel Valls, che nel 2015 era primo ministro, ha sottolineato «l’incubo» di «rivivere» quei momenti. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel (che era primo ministro in Belgio ai tempi dell’ondata degli attentati nel suo paese), ha inviato un messaggio di «piena solidarietà» ai francesi: «Il terrorismo non ha posto sul territorio europeo». Solidarietà alla Francia anche da Giuseppe Conte.