Una fucilata sugli Champs Elysées, due morti, tra cui l’aggressore armato di kalashnikov, un poliziotto ucciso, altri due colleghi feriti gravemente verso le 21, l’incubo del ritorno del terrorismo a soli due giorni dal primo turno, mentre su France 2 i candidati all’Eliseo passano uno dopo l’altro per l’ultimo dibattito televisivo.

Nello studio tv si accorgono in ritardo di quanto sta accadendo, è Emmanuel Macron a dare la notizia in diretta. Un elicottero di controllo, stazioni della metro chiuse, scene di panico, paura, appelli a non recarsi nella zona, sempre piena di gente la sera, persone rimaste chiuse nei locali. Gli attentatori forse erano due e avrebbero preso di mira dei poliziotti. Per la prefettura è «un attacco deliberato alla polizia». Secondo la rete Bfmtv il killer era conosciuto ai servizi segreti come individuo radicalizzato.

La sparatoria irrompe mentre gli undici candidati si giocano l’ultimo quarto d’ora per convincere con una serie di interviste successive, qualche minuto di “carta bianca” e qualche replica agli avversari, un oggetto simbolico a scelta sul tavolo, prima delle fine della campagna ufficiale, oggi a mezzanotte, e un giorno di riflessione per il voto del primo turno delle presidenziali, domenica. L’elettorato è confuso, l’incertezza regna.

Strategia del voto utile? Voglia di spaccare tutto? Sfida alla casta? Rabbia? In ordine di apparizione (tirato a sorte): Jean-Luc Mélenchon (France Insoumise), Nathalie Arthaud (Lutte ouvrière), Marine Le Pen (Fronte nazionale), François Asselineau (Unione popolare repubblicana, sovranista, destra), Benoît Hamon (Ps), Nicolas Dupont-Aignan (Debout la France, destra), Philippe Poutou (Nouvo partito anticapitalista), Emmanuel Macron (En Marche! centro), Jacques Cheminade (Solidarietà e progresso, vicino al complottista Lyndon LaRouche), Jean Lassalle (ex centrista, che si presenta come rappresentante dei “territori”), François Fillon (Républicain). Poi, altro ordine di apparizione, primo Mélenchon, ultima Le Pen.

Ultimo tentativo per attirare elettori da parte dei quattro candidati che i sondaggi danno tra il 19% e il 23%, (Mélenchon, Fillon, Le Pen, Macron), speranza dell’ultima ora di recuperare per Hamon, show finale per i “piccoli”. Al di là dei programmi, nel “grande dibattito” finale appare una divisione tra ottimisti e pessimisti: in un paese che viene descritto come depresso, con diversi argomenti, tra i principali candidati, Macron, Hamon e Mélenchon presentano un futuro ottimista, una prospettiva per il futuro, soprattutto per i giovani (che in Francia contano, è tra i paesi Ue con il più alto tasso di natalità). Al contrario, Fillon e Le Pen descrivono una Francia colorata di nero, schiacciata dai debiti, sottomessa al mostro Ue. Per Mélenchon, arrivato con una sveglia, per ricordare che bisogna uscire dal nucleare e ridiscutere la Ue, l’importante è ristabilire il «diritto al lavoro». Marine Le Pen, oltre a ripetere la necessità e la facilità di uscire dall’euro, ha insistito sulla lotta ai terroristi: «Sono madre di tre figli e non voglio che abbiano paura quando escono», quindi espulsioni degli stranieri condannati, degli schedati «S» bi-nazionali (minaccia terrorismo), fine dello ius soli, voce grossa con la Turchia. Hamon, che ha presentato come oggetto una tessera sanitaria, ha difeso il reddito di cittadinanza e ha condannato la soluzione di uscire dall’Europa, contro l’austerità bisogna costruire i commons e la transizione ecologica, proporre solidarietà e democrazia nella Ue.

Nel 2002 a un altro primo turno di elezione presidenziale c’era stato il trauma della presenza di Jean-Marie Le Pen al ballottaggio e dell’esclusione del socialista Lionel Jospin. Ieri, Daniel Cohn-Bendit (ex leader del ’68, ex europarlamentare verde), il sociologo Alain Touraine, il fondatore di Médecins sans frontières e ex ministro Bernard Kouchner hanno pubblicato un appello a favore di Macron: «L’ideale sarebbe stato un confronto Hamon-Macron, Hamon-Fillon o Fillon-Macron – anticipano – Smettiamo di sognare, siamo in emergenza. Per impedire un risultato fatale, votiamo per chi è in testa», stando ai sondaggi. Obama ieri ha parlato al telefono con Macron. Anche l’ex ministro Dominique de Villepin sta con lui. Tra le ultime prese di posizione, l’attrice statunitense Pamela Anderson invita a votare Mélenchon, «amico degli animali», mentre Alain Delon ha scritto una lettera a favore di Fillon.