«Si è evitato il peggio» è il commento delle forze di polizia del Belgio per il mancato attentato di martedì sera nella stazione centrale di Bruxelles, quando un uomo ha tentato d’innescare un ordigno inneggiando alla jihad. Un tentativo che non ha provocato né vittime, né feriti, ma solo il decesso dell’attentatore.

Smentita la notizia della presenza di una cintura esplosiva, come inizialmente diffuso dai media.

Autore del mancato attentato è Oussama Z., 36 anni, di nazionalità marocchina e residente nel quartiere di Molenbeek, schedato per piccoli precedenti penali.

L’uomo avrebbe fatto irruzione nella stazione con una valigia in cui avrebbe nascosto un ordigno che avrebbe (senza successo) cercato di attivare, provocando un’esplosione di debole intensità. Una seconda esplosione, decisamente più violenta, è giunta quando oramai il panico aveva svuotato la banchina dai pendolari in attesa dei treni. A quel punto l’attentatore avrebbe tentato di aggredire una pattuglia di militari che lo hanno ferito a morte con alcuni colpi d’arma da fuoco.

Numerose perquisizioni sono state effettuate nella giornata di ieri in tutta l’area metropolitana di Bruxelles.

La tensione resta comunque alta in una città che non ha ancora superato lo shock degli attentati del 22 marzo, di poco più di un anno fa, alla stazione metropolitana e all’aeroporto di Zaventem e che vive con un livello di minaccia terrorista permanente da circa due anni, quantificata come «veritiera e possibile». Allerta massima naturalmente nel quartiere europeo per gli appuntamenti internazionali, in particolare per il Consiglio dei ministri europei in programma nella giornata oggi.

Alto resta soprattutto il livello delle tensioni sociali che nutrono, oggi come ieri, il fascino per la retorica jihadista sulle giovani generazioni di cultura musulmana.

Se molto è stato fatto nella repressione delle reti di reclutamento dei cosiddetti foreign fighters, azzerando le partenze di giovani combattenti per la Siria, poco invece è stato fatto nel campo della prevenzione. Di pochi mesi fa la notizia del taglio ai servizi di prevenzione al radicalismo jihadista che offre un accompagnamento psicologico e percorsi di reinserimento socio-professionale a giovani radicalizzati e che interessa diversi quartieri, fra cui anche quello di Molenbeek.