Ritorno alla diplomazia degli stati, nel clima pericoloso che si sta delineando per la pace in Europa con l’escalation di tensioni con Russia e Turchia, dopo la figuraccia della Ue a Ankara per il sofagate, seguita da un altro mezzo incidente sull’Ucraina, che ha costretto la presidente della Commissione, Ursula von der leyen, ad ammettere di aver sbagliato a far declinare un invito a Kiev per fine agosto con una sbrigativa lettera firmata dal suo capo gabinetto (invito peraltro accettato dal presidente del Consiglio, Charles Michel).

IERI, EMMANUEL MACRON ha ricevuto all’Eliseo il presidente dell’Ucraina, Volodymir Zelensky, in un incontro – a cui ha partecipato al telefono anche Angela Merkel – dedicato ai rischi di escalation con la Russia, che sta ammassando soldati ai confini dell’ex stato dell’impero sovietico. «Misure appropriate» secondo Mosca per rispondere alla Nato, che ha tenuto questa settimana una riunione d’emergenza con l’Ucraina, assicurando Kiev dell’appoggio.

Anche se la Nato resta prudente sull’entrata dell’Ucraina nella Nato, come nella Ue che non prevede nuove sanzioni a Mosca, Francia e Germania scendono in campo, nel ruolo di mediatori del «formato Normandia», cercando uno spazio per gli europei. Ma la Ue, in quanto tale, è messa ai margini, «un erbivoro in un mondo di carnivori». Mercoledì, Merkel e il presidente Usa, Joe Biden, hanno confermato il sostegno alla «sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina», chiedendo alla Russia di ritirare le truppe. La tregua dell’estate del 2020 sta saltando, dall’inizio dell’anno ci sono stati 29 soldati ucraini e 20 separatisti pro-russi del Donbass uccisi.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI ucraino, Dmytro Kuleba, ha chiesto a Stoltenberg di non ripetere l’errore del 2014, quando l’occidente si era fatto sorprendere dall’azione rapida della Russia in Crimea e nel Donbass e poi aveva dovuto di fatto accettare l’annessione della penisola.
Le tensioni sono sempre più forti tra gli Usa e la Russia, dall’Ucraina alla Siria, alle accuse di ingerenza elettorale, alo spionaggio, ai cyber-attacchi, a Navalny.

Lo spazio di mediazione si restringe e gli europei sono sempre più spinti ad allinearsi a Washington: Vienna e Praga hanno offerto di ospitare il summit proposto da Biden a Vladimir Putin in un paese terzo, mentre i Baltici, in un vertice a Kiev hanno chiesto nuove sanzioni alla Russia in solidarietà con l’Ucraina.

LA SLOVENIA, che dal 1° luglio avrà la presidenza semestrale del Consiglio Ue, ha aggiunto confusione, inviando un documento «fantasma» al presidente Charles Michel, dove progetta la «disintegrazione finale dell’ex Jugoslavia», attraverso la «dissoluzione pacifica della Bosnia» (un intervento sui confini che non lascerebbe indifferente la Turchia).

Diplomazia delle nazioni anche sul clima, in vista della Cop 26 di novembre a Glasgow. La Cina ha sfruttato l’appuntamento fissato da tempo, ieri, per una video-conferenza tra Xi Jinping, Macron e Merkel, su invito del presidente francese (una replica del dialogo a tre del marzo 2019, ma allora era presente anche il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker), per discutere della lotta al riscaldamento climatico, per mettere un cuneo nel fronte occidentale, che si sta ricostituendo con la linea Biden.

Contemporaneamente, l’inviato di Biden per il clima, John Kerry, era a Shanghai (dopo essere stato a Bruxelles), per incontrare il suo omologo Xie Zhenhua, in vista del vertice sul clima organizzato dagli Usa il 23-24 aprile. «Non c’è nessuna competizione con gli Usa» è stato costretto a dire il Quai d’Orsay, che sottolinea che anche con il ritorno di Washington su questi temi, gli europei intendono restare il «motore» delle ambizioni climatiche.

A settembre, prima di Glasgow, Macron potrebbe accompagnare Merkel in Cina che dovrebbe segnare l’ultimo viaggio del suo mandato alla Cancelleria, prima delle elezioni tedesche.

La Cina si è impegnata a rispettare la neutralità carbone nel 2060, ma è già in ritardo sul programma (e ha optato per la crescita del nucleare, con 5 nuovi reattori in costruzione, mentre la Ue è ancora indecisa se ammettere nucleare e gas tra le energie rinnovabili).