Romano Prodi si fa largo in mezzo alla calca che lo aspetta alla libreria Feltrinelli vicino Montecitorio. È nella capitale per lanciare, oggi con Vincenzo Visco e Laura Boldrini, il «manifesto contro la diseguaglianza» della fondazione Nens. Ma qui l’occasione è di quelle promettenti per i giornalisti: si presenta il saggio La fabbrica delle verità di Fabio Martini, cronista politico della Stampa. C’è un capitolo dedicato alla propaganda renziana. Telecamere e taccuini attendono le chiose del professore.

Ma restano delusi. Lui, che tre giorni fa a Cesenatico ha lanciato stilettate all’indirizzo del segretario del Pd, stavolta evita gli attacchi diretti. E alla domanda se sta seguendo le evoluzioni della legge elettorale, glissa: «No, non so, se c’ero dormivo…».

Una non risposta che però dice molto. Lui, uomo-simbolo del centrosinistra, sa che il momento è delicato: a due passi dalla libreria, alla Camera, succede che a sorpresa l’ultima proposta del Pd riaprirebbe (il condizionale è d’obbligo, così lo scetticismo) la strada alle coalizioni. Si disegna, almeno in via di ipotesi, lo scenario di un nuovo centrosinistra. Quello che il professore auspica da mesi. Alla fine della presentazione del libro il primo ad avvicinarglisi è Bruno Tabacci, uno degli uomini più vicini a Pisapia. Che poco prima si era appartato a confabulare con il dem Daniele Marantelli, braccio destro di Andrea Orlando, altro coalizionista doc. «Proveremo fino alla fine portare a casa una nuova legge elettorale, e questa ha almeno il pregio di reintrodurre le coalizioni nazionali», gli spiega il deputato.

Ma il ritorno alle coalizioni piomberebbe sul cantiere della lista di sinistra come un ciclone. Il ’leader’ potenziale di Insieme Giuliano Pisapia predica l’alleanza con il Pd. Ma ora che la possibilità potrebbe diventare concreta?

Dall’apertura della Festa di Sinistra italiana a Reggio Emilia Nicola Fratoianni si spazientisce all’ennesima domanda su Pisapia: «Faccio fatica a commentare quotidianamente le sue dichiarazioni, trovo che non sia neanche più utile e sia davvero incomprensibile per tutti, non solo per me», sbotta. Ormai c’è anche la parodia del comico Maurizio Crozza, quella di un leader indeciso a tutto. A Pisapia la gag è piaciuta molto.
Ma per Fratoianni c’è poco da ridere: «C’è una cosa su cui è necessario chiarirsi: questa proposta politica, la sinistra che ha il coraggio di indicare un’alternativa, dica con chiarezza che non solo ora perché c’è una legge elettorale che non lo consente, ma anche dopo le elezioni col Pd del jobs act, della buona scuola e dello sblocca Italia, non c’è possibilità di alleanza».

Negli stessi minuti l’ex sindaco di Milano giunge ad Imola ospite della festa dell’Unità, accolto da un Maurizio Martina in versione super-simpatia (che esagera: «Hai portato anche il bel tempo») con la chiara missione di riagganciarlo. Ma a sorpresa dal palco l’avvocato non è tenero con il Pd. «Possibile che Prodi, Veltroni, Letta non si trovino più nel percorso?», chiede, «È evidente che c’è un tentativo da parte del Pd di guardare avanti con il centrodestra anziché con il centrosinistra». E sulla nuova legge elettorale rincara: «Il Rosatellum 2.0 è peggiorativo del Rosatellum. Si va ad elezione con un sistema proporzionale. Ma un po’ di responsabilità il Pd ce l’ha per essere arrivati a questo punto?». L’ex sindaco continua a sperare nelle coalizioni: lunedì 25 sarà a Roma con Nicola Zingaretti, presidente ricandidato della regione Lazio. Ma per lui sul livello nazionale c’è un argomento che chiude ogni discussione: le primarie. «Dire che il candidato premier è il segretario Renzi, significa voler andare avanti da soli», dice a Martina.