Per un giorno la Lega svestirà i «panni istituzionali» e scenderà in piazza. A Torino, per il Sì al Tav e contro il blocco dell’opera caldeggiato invece dagli alleati di governo, i Cinque Stelle. Il premier Giuseppe Conte prova a dissimulare il clima di tensione crescente nel suo esecutivo. «Non è un problema che la Lega scenda in piazza. Noi, per quanto riguarda il governo, abbiamo incontrato le comunità locali e definito un percorso. Dateci il tempo di esaminare l’analisi e comunicheremo ai cittadini le decisioni finali».

L’APPUNTAMENTO è alle 11 e 30 in piazza Castello, davanti alla Prefettura. In programma c’è il flash mob organizzato dalle sette imprenditrici e dall’ex sottosegretario di Forza Italia Mino Giachino a favore della realizzazione della contestata infrastruttura ferroviaria transalpina. È difficile che si ripeta il risultato dello scorso 10 novembre quando in molti battezzarono la mobilitazione torinese come la «nuova marcia dei quarantamila». Un momento, quello del 1980, infausto per la storia del movimento operaio e della sinistra. Non, a quanto pare, per il Pd che dell’ultima piazza Sì Tav ha fatto una sua bandiera.

NONOSTANTE le promotrici abbiano ribadito la «natura apartitica» della manifestazione, così non sarà. In piazza si giocherà una partita elettorale importante. Ci saranno i governatori del Piemonte e della Liguria, Sergio Chiamparino e Giovanni Toti, la capogruppo di Fi alla Camera Mariastella Gelmini, l’ex segretario del Pd Maurizio Martina, molti sindaci del Nord Italia, numerose organizzazioni imprenditoriali e una folta delegazione leghista piemontese. Una partecipazione che fa «sorridere» la sindaca di Torino, Chiara Appendino, per «il fatto che la faccia un alleato che ha sottoscritto un contratto di governo che dice chiaramente che c’è un accordo sul rivedere interamente l’opera». Le risponde il vicepremier Matteo Salvini: «Nessuno pretende che il progetto non si tocchi, però io voglio “un’Italia del Sì” che vada avanti e non che torni indietro». Per l’uomo forte dell’esecutivo gialloverde «revisione non significa cancellazione». Come Appendino anche il titolare dei Trasporti, Danilo Toninelli, insiste sul contratto: «C’è scritto “ridiscutere integralmente l’opera”, quello che stiamo facendo per la prima volta consapevolmente, questo perché non voglio far spendere ai cittadini soldi che potrebbero essere spesi meglio».

L’ANALISI COMPLETA e definitiva dell’opera sarà resa nota, però, solo a fine gennaio. Lo ha annunciato lo stesso Toninelli. Un tentativo di «scavallare le elezioni europee senza decidere», lo accusa il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino. L’indagine «costi-benefici», negativa, è da tempo sul tavolo del ministro, manca quella «giuridica». Il capo della commissione tecnica, il professor Marco Ponti, non ha nascosto la bocciatura, ma ha precisato: «Noi non crediamo che la decisione debba seguire per forza l’analisi costi-benefici, è solo uno strumento di comprensione, la decisione è politica».

SALVINI NON VUOLE giocare questa battaglia in difesa, ha aperto la strada al referendum: «Penso che sia uno dei capisaldi dei 5 Stelle», ha detto non senza ironia. L’alleato e competitor, vicepremier Luigi Di Maio, non la considera una «provocazione». «Non bisogna meravigliarsi che tra due forze politiche ci sia una competizione leale è normale che sia così».

I NO TAV ATTENDONO l’ufficialità dei risultati, di certo non temono la piazza, lo hanno ben dimostrato l’8 dicembre a Torino. Oggi, alle 11, un pezzo di città, proprio in contemporanea al raduno Sì Tav, si troverà al Canale dei Molassi, non distante da Porta Palazzo, per difendere un realtà storica come il Balôn contro la decisione del consiglio comunale di trasferire l’area di Libero Scambio del Balôn dalla sua sede storica di Borgo Dora a via Carcano, nascosta dietro il cimitero monumentale. «Il mercato del Libero Scambio – spiegano gli organizzatori – rappresenta l’anima del Balôn: garantisce un reddito a centinaia di venditori, permette di spendere poco a migliaia di frequentatori e appassionati e garantisce il riuso di tonnellate di potenziali rifiuti. Noi, venditori, frequentatori, residenti e amanti del quartiere ci mobilitiamo perché questo mercato continui a Borgo Dora».