L’appellativo «città laboratorio» è un’etichetta ormai storicizzata per Torino. Ma, ora come ora, il capoluogo piemontese stenta a rivelarsi come tale, fermo in un’impasse cronica tra mancanza di vocazione e costante crisi d’identità. Non è più da tempo una factory town ma non sa ancora che sarà del proprio futuro.

Quello imminente su cui si devono confrontare le prossime elezioni comunali, che si dovrebbero svolgere in tarda primavera ma molto più probabilmente si terranno a inizio autunno. E segneranno il dopo Appendino: una breve parentesi amministrativa mossa da grandi speranze ma segnata da delusioni. Al di là dei processi giudiziari che hanno costellato l’ultima parte del mandato, la sindaca M5s non è riuscita a scardinare quel Sistema Torino, che si era detta voler combattere. La scatoletta di tonno, per parafrasare il guru Grillo, è rimasta al suo posto.

IL CENTRODESTRA HA GIÀ il suo candidato in pectore, Paolo Damilano, imprenditore del vino, già presidente della Film Commission, proposto da Salvini con un colpo di mano che ha fatto storcere il naso agli alleati Fdi e Fi. Il centrosinistra no ed è tuttora in balia di interrogativi come primarie sì o primarie no e rapporti con i Cinque stelle (altrettanto in alto mare) o meno. Mesi fa si è sfilato dalla corsa il candidato che nell’area pareva il più accreditato a concorrere, ovvero Guido Saracco, rettore del Politecnico.

Attualmente il nome forte è Stefano Lo Russo, attuale capogruppo dem in Sala Rossa, docente universitario, sostenuto dalla dirigenza Pd ma non così apprezzato dalla sua ala sinistra. Andrea Giorgis, costituzionalista, sottosegretario alla Giustizia nell’ultimo governo Conte, che fa parte di quella componente, ha, però, declinato l’invito a correre. Sul nome di Mauro Salizzoni, chirurgo di fama internazionale, consigliere regionale Pd, dato vincente da alcuni sondaggi, si è, invece, aggregata un’area civica e a sinistra dei dem. Il tempo stringe. Cosa sta succedendo, in questi giorni, a sinistra?

I partiti Articolo 1, Possibile e Sinistra Italiana e il gruppo promotore dell’appello per Mauro Salizzoni sindaco «Curare le ferite, rilanciare Torino» hanno avviato un confronto con l’obiettivo di costruire una lista inclusiva e aperta di ecologisti e progressisti «per dare a Torino un governo che affronti l’emergenza della pandemia all’insegna della coesione sociale». L’intento è quello di superare frammentazioni e di «rappresentare nel prossimo consiglio istanze e valori di giustizia sociale e giustizia climatica, già ora affermati nella nostra città da movimenti e associazioni dell’impegno civico ambientalista e solidale, dalle forze sindacali, da realtà del volontariato e della cultura».

VOGLIONO APRIRE UN DIBATTITO, anche le primarie: sostenendo Salizzoni. Chiedono che il candidato della coalizione di centrosinistra venga scelto senza imposizioni unilaterali. «ll Pd dice che stanno scegliendo il consigliere più competente e chi ha saputo fare davvero opposizione ad Appendino. Se stanno parlando della più autorevole e appassionata consigliera comunale degli scorsi anni, Eleonora Artesio (eletta con la lista di sinistra Torino in Comune, ndr), sono d’accordo» sostiene Marco Grimaldi di Sinistra Italiana, sfidando quei dem che vorrebbero evitare le primarie. «Appendino e la sua giunta – aggiunge Grimaldi – non hanno saputo dare risposte decisive perché incapaci di creare rete con quei “corpi intermedi” senza i quali non si può tenere “unita” una città.

Noi vogliamo ricostruire una rete che coinvolga ogni generazione, centro e periferia, una contrapposizione che dobbiamo superare. Vogliamo farlo insieme a Salizzoni e con chi non vuole più che Torino sia la capitale della deindustrializzazione e delle cassa integrazione, della disoccupazione giovanile e dello smog. A chi ha in mente una città modello per la sua qualità della vita». Rifondazione ha lanciato una proposta di alleanza tra tutte le forze che si battono «contro il sistema Torino». Il giurista Ugo Mattei ha presentato, invece, la lista Futura che vuole raccogliere i delusi di Appendino. E da qui alle elezioni ci saranno altre sorprese.