Durante la seconda guerra mondiale, la caserma La Marmora di via Asti fu luogo di tortura ed esecuzione per prigionieri politici, dissidenti e antifascisti. Dopo l’8 settembre del 1943 vi si stabilì l’Ufficio politico investigativo della Guardia nazionale repubblicana. Qui, furono fucilate quattrocento persone. Contro un muro che riporta ancora i segni delle pallottole. È un pezzo della memoria della Resistenza di Torino abbandonato e recentemente venduto dal Comune alla Cassa Depositi e Prestiti con annesso progetto di valorizzazione immobiliare, sulla falsariga della Cavallerizza Reale.

Questo fino a sabato mattina, quando i ragazzi di Terra del Fuoco, che organizza il treno della memoria ad Auschwitz, hanno deciso di occupare o meglio occuparsi del complesso militare. Sono entrati da un muro esterno. «Perché, proprio nel settantesimo della Liberazione, è inaccettabile – spiega Oliviero Alotto presidente dell’associazione – che un luogo come questo possa essere oggetto di speculazione. Le istituzioni, invece di cercare le risorse per rifunzionalizzare la caserma, hanno preferito trovarle per contabilizzarne la vendita». L’obiettivo è quello di restituire lo spazio alla città. «Abbiamo cominciato a pulire la caserma e renderla visitabile. Discuteremo poi dell’idea di farne uno spazio di socialità e solidarietà». Accanto ad Alotto, c’è Michele Curto, capogruppo di Sel in Sala Rossa, che contesta «l’approccio perennemente emergenziale della giunta Fassino, che continua a rincorrere operazioni immobiliari per far quadrare i conti». Un appello di intellettuali promosso dall’ex magistrato Livio Pepino, con, tra gli altri, Marco Aime, Luca Mercalli, Beatrice Merz, Diego Novelli, Marco Revelli e Fredo Olivero, si è espresso a favore del progetto di restituzione del complesso ai cittadini. Gli occupanti, confermano, scriveranno prossimamente all’assemblea della Cavallerizza, anch’essa cartolarizzata come la caserma.

Ieri, ha fatto visita all’occupazione il segretario generale della Fiom Maurizio Landini: «Sono con i ragazzi perché non ha senso avere spazi così ampi inutilizzati in tempi di disagio sociale». È arrivato dopo l’assemblea con i delegati Gruppo Fca-Cnhi e indotto, in cui ha comunicato che la Fiom incontrerà Fca il 12 maggio «per discutere la proposta sul nuovo sistema retributive». Le tute blu della Cgil continuano a contestarla: «Sarà definitivamente cancellato il contratto nazionale e si ridurrà ulteriormente il salario». Con Landini, in via Asti, anche Federico Bellono, segretario Fiom Torino. «Gli aumenti salariali annunciati da Marchionne rischiano di essere un bluff. Anche perché sui 18 mila dipendenti degli stabilimenti produttivi del territorio torinese, 8 mila lavoratori stanno effettuando periodi di cassa integrazione».