Questa volta, rispetto al primo turno, non sono state ribaltate le previsioni della vigilia. Stefano Lo Russo, candidato del centrosinistra, è il nuovo sindaco di Torino. Con il 59,2% ha sconfitto Paolo Damilano, imprenditore dell’acqua e del vino candidato del centrodestra, che si è fermato al 40,8%. Una vittoria minata dalla scarsa affluenza, ancora in discesa: ha votato il 42,1% (oltre 12 punti in meno rispetto al 2016), il minimo storico.

I votanti al primo turno erano, invece, il 48,08%. Un pezzo ancora più grande di città ha deciso così di non partecipare alla contesa; nelle circoscrizioni di Torino Nord (da Barriera di Milano alle Vallette passando per Falchera) ha votato poco più del 35%.

«Il mio primo compito – ha dichiarato a caldo il neo-sindaco Lo Russo – sarà essere inclusivo e sostenere anche le istanze di chi non mi ha votato e di chi non è andato alle urne». E sulla vittoria ha aggiunto: «Il nostro risultato è entusiasmante, va oltre le aspettative e ci responsabilizza. Abbiamo davanti la sfida della ripartenza economica di Torino. Dobbiamo rimettere in circolo l’energia di questa città».

Docente di Geologia al Politecnico di Torino, 46 anni compiuti venerdì scorso, Lo Russo era stato eletto la prima volta in consiglio comunale a trent’anni nel 2006, poi è stato assessore all’Urbanistica nella giunta Fassino e, infine, capogruppo del Pd in Sala Rossa da rivale di Chiara Appendino.

Ha dedicato la vittoria a don Aldo Rabino, storico cappellano del Toro, che lo avviò al volontariato e alla politica: «Un maestro per me».

Il suo successo fino al 3 ottobre non era certo scontato. Anche la sua candidatura, a dispetto del risultato acquisito in scioltezza, è stata in salita. Ai tempi in cui sembrava possibile l’accordo giallorosso tra Pd e M5s il nome in pole non era il suo bensì quello del suo Rettore, Guido Saracco, in quanto Lo Russo considerato un ostacolo all’alleanza per i noti attriti con la sindaca. Da un suo esposto è, infatti, partita l’indagine del caso Ream che ha portato la sindaca uscente a una condanna per falso ideologico in atto pubblico. Rotti gli indugi, il Pd locale l’ha candidato alle primarie dove è uscito vincitore per soli trecento voti su Francesco Tresso. In campagna elettorale ha proposto l’idea della sedia per ascoltare i cittadini, la stessa su cui si è seduto il segretario dem Enrico Letta venerdì scorso. Dopo il fair play con Damilano durato fino al primo turno, nell’ultima settimana sono emersi una sua maggiore competenza sulla macchina amministrativa e un nervosismo dell’avversario, in difficoltà nel gestire le ambiguità degli alleati.

Tre sono gli aspetti che valuteranno il primo percorso di Lo Russo. Se comporrà una giunta di qualità, emancipata dalle pressioni dei pacchetti di voti. Se riuscirà a ricucire lo strappo, non sanato, tra periferia e centro città. Ha detto che continuerà a utilizzare la sedia d’ascolto, ma dovrà dare risposte sul piano del lavoro, con un’attenzione particolare all’innovazione e alla ricerca: questioni che con l’abbandono di fatto della Fiat (ora Stellantis) sono state accantonate. E, terzo aspetto, se riuscirà a smarcarsi dagli errori del lungo potere di centrosinistra cristallizzatosi come «sistema» negli anni (ieri è stato abbracciato da tutti i vecchi sindaci dell’area), affrontando, per esempio, il problema del debito, un cappio al collo della città.

In giunta, che sarà ufficializzata lunedì prossimo, il vicesindaco sarà donna ed è probabile che la scelta ricada su Chiara Foglietta, 37 anni, vicecapogruppo del Pd uscente, ingegnera e attivista lgbtqi+ (2.129 preferenze).

Almeno un assessorato sarà assegnato a Sinistra ecologista, la formazione che raccoglie Sinistra italiana, Possibile e diversi civici provenienti dai movimenti. In consiglio, in maggioranza, siederanno 17 consiglieri del Pd forte del 28,56% – le prime quattro per numero di preferenze sono donne (Chiara Foglietta, Gianna Pentenero, Ludovica Cioria, Nadia Conticelli) -, due consiglieri ciascuno per Sinistra Ecologista (Jacopo Rosatelli e Alice Ravinale), Lista Civica Lo Russo e Moderati, e un consigliere per Torino Domani (Francesco Tresso, sconfitto alle primarie ma record di preferenze al primo turno 2.432). «Per noi di Se questa vittoria è importante – dichiarano Ravinale e Rosatelli – perché ci consente di provare a incidere sulle politiche della città. Il nostro impegno sarà rivolto ad affermare i due valori che stanno alla base della nostra lista: giustizia sociale e giustizia climatica».

All’opposizione, nel centrodestra guidato da Damilano, il gruppo più nutrito non sarà la Lega né Fdi bensì Torino Bellissima, la lista civica del candidato a sindaco. Tra i 5 stelle, che non hanno esplicitato nessun appoggio al ballottaggio ma si sono divisi all’interno, oltre alla candidata Valentina Sganga anche Andrea Russi e Tea Castiglione.