Sono 35 le città italiane dove l’anno scorso sono stati registrati valori giornalieri di polveri sottili, le Pm10, oltre la norma: maglia nera a Torino con 118 sforamenti seguita dall’area di Milano (che include anche Como e Monza) con 97 e Venezia con 95. La zona con l’aria peggiore è stata l’intera pianura Padana, da Varese a Rimini. Si sono registrati sforamenti anche a Napoli, Terni, Frosinone, Caserta e Avellino. Sono i risultati del rapporto Ispra-Snpa «Qualità dell’ambiente urbano», che raccoglie i dati del 2017 (aggiornati fino allo scorso 10 dicembre).

IL VALORE LIMITE annuale per il biossido d’azoto (NO2) è stato superato in almeno una delle stazioni di monitoraggio in 25 aree urbane mentre sono più di 25 i giorni di sforamento per l’ozono in 66 aree urbane. Non hanno rispettato i limiti per le Pm2,5 13 aree urbane. Tuttavia, il trend delle concentrazioni di Pm10, Pm2,5 e NO2 è in diminuzione: le emissioni prodotte da riscaldamento domestico, trasporti, industrie sono calate del 19% in dieci anni. Così, nel 2018, gli sforamenti più gravi di Pm10 si sono verificati solo in 7 città: Torino, Milano, Lodi, Brescia, Vicenza, Padova e Venezia. La più virtuosa in Italia è Viterbo, che non ha mai oltrepassato i limiti.

Cresce invece il consumo di suolo: i comuni hanno perso tra il 2016 e il 2017 circa 650 ettari di territorio con un costo complessivo, in termini di perdita dei principali servizi ecosistemici, valutato tra i 215 e i 270 milioni di euro in cinque anni. Roma, da sola, perde tra i 25 e i 30 milioni di euro. Nel 2017 Napoli e Milano presentano la percentuale di suolo consumato più alta, rispettivamente 34,2% e 32,3%, mentre Palermo la percentuale più bassa con il 5,9%. A Torino, Bari e Napoli a pesare negativamente sono, però, i comuni dell’hinterland. La perdita di servizi ecosistemici nelle città metropolitane tra il 2012 e il 2017 è valutata tra i 348 e i 443 milioni di euro.

NEI MUNICIPI italiani, il 3,6% del territorio ha una elevata pericolosità da frana (di livello P3 e P4) a fronte di una media nazionale dell’8,4%. Complessivamente, sono 24.311 le frane censite fino al 2017 in 120 comuni. Le più esposte sono Napoli, Genova, Catanzaro, Chieti, Massa e Palermo. È invece più elevata nelle aree urbane la probabilità di alluvione (17% rispetto alla media nazionale dell’8,4%) con 14 comuni con più di 50mila abitanti e 7 città metropolitane esposti al rischio. In tema di buche, la maglia nera va a Roma dove, solo negli ultimi 10 mesi del 2018, si registrano 136 voragini (seguono Napoli e Cagliati). Nella capitale, in particolare, i quartieri Tuscolano, Prenestino e Tiburtino, ma anche Aventino, Palatino ed Esquilino, le zone più soggette a cedimenti mentre 250mila residenti sono a rischio alluvione.

SCARSA L’INCIDENZA delle aree verdi sui territori comunali, con valori inferiori al 4% in 84 delle 116 città in cui il dato è accessibile. La maggioranza dei centri ha una disponibilità di verde pubblico pro capite compresa fra i 10 e i 30 metri quadrati per abitante. Solo 10 comuni hanno approvato un Piano del verde. È Napoli l’area urbana dove è stato registrato l’aumento più consistente della temperatura mentre a Palermo c’è un trend negativo. Buoni i risultati sulle acque: il 40% delle città ha tutti i corpi idrici in stato «buono», solo il 13% in stato «non buono». Male invece per i pesticidi nelle acque superficiali: concentrazioni superiori ai limiti in 24 comuni sui 65 esaminati. Per le acque sotterranee, il 7,3% dei punti presenta concentrazioni sopra ai limiti consentiti. Nel 2017, il 95% delle acque di balneazione si classificano in classe eccellente e buona, ma l’1% rimane scarsa.

IL MINISTRO dell’Ambiente, Sergio Costa, oggi è a Bruxelles per incontrare il commissario europeo all’Ambiente, Karmenu Vella: al centro del colloquio le misure messe in atto per superare le procedure d’infrazione nei confronti dell’Italia per aver violato i limiti di Pm10 e biossido di azoto. Il ministero sta procedendo a sottoscrivere accordi regionali, i primi con Lazio e Umbria. «Bisogna puntare alla riduzione delle emissioni e dei particolati inquinanti, che ogni anno costano la vita ad oltre 90mila persone», il commento dei Verdi.