Brucia la Cavallerizza, ancora una volta. È l’alba e per le vie della città della Mole si diffonde un odore acre. Le fiamme si vedono da lontano, coinvolgono le ex stalle chiamate «Le Pagliere». Non si tratta del primo incendio che, a Torino, coinvolge un bene culturale: nel 1997 ci fu quello, devastante, alla cupola della Sindone, firmata da Guarino Guarini; nel 2013 quello che colpì il Museo di Scienze Naturali; e, infine, i precedenti alla Cavallerizza Reale, patrimonio Unesco. Nel 2014, qui, fu colpito il Circolo beni demaniali con un rogo appiccato da cinque bottiglie di liquido infiammabile; nel 2016 a prendere fuoco furono alcune masserizie.

IERI, L’ENNESIMO déjà vu. Le fiamme hanno illuminato, prima delle 8, il cielo grigio di pioggia. Sono bruciati i solai e il tetto – ridotto a uno scheletro – delle Pagliere. Salvo l’Auditorium Rai, collocato solo pochi metri più in là. Sono corsi in cortile gli artisti che dormono nei locali del complesso, occupato nel 2014 per impedire la vendita ai privati decisa dall’allora amministrazione Fassino. Quattro squadre dei vigili del fuoco sono riuscite a domare le fiamme e limitare i danni del rogo.

Da tempo si attende una soluzione che salvaguardi l’uso civico di questo bene. Non ci è riuscita finora l’amministrazione M5S, nonostante le intenzioni in campagna elettorale. «Fa male vedere un edificio storico tra le fiamme, ora è presto per fare altre valutazioni – ha dichiarato a caldo la sindaca Chiara Appendino, accorsa sul luogo – Per il suo rilancio, come Comune ci eravamo dati l’obiettivo di chiudere il 31 ottobre lo studio per dare una vocazione a tutte le aree del complesso e manterremo i tempi. Dal punto di vista politico, si procede su questo percorso. Il tema oggi non è l’occupazione. Ho chiesto all’assessore all’Urbanistica, Antonino Iaria, di lavorare su questo dossier, che è prioritario».

MENTRE LE CAUSE sono ancora da accertare e non è esclusa la matrice dolosa, l’area è stata messa sotto sequestro. Il rogo è avvenuto, tra l’altro, pochi giorni prima della presentazione del Programma unitario di valorizzazione del Comune, che affronterà questo capitolo. Sui social e non solo è subito impazzata la polemica politica. Tuona il governatore del Piemonte Alberto Cirio: «È inaccettabile che in Italia si lasci in mano a illegalità e abusivi monumenti che sono patrimonio Unesco». Duro il questore Giuseppe De Matteis, che ha messo nel mirino l’occupazione responsabile di produrre «tanta criminalità». Ora, ha detto, «si pone un problema di ordine pubblico». Il gruppo consigliare M5S ha precisato: «Riteniamo fuori luogo ogni speculazione politica sull’accaduto e ribadiamo la volontà dell’amministrazione di proseguire sul percorso intrapreso nel 2017 che sta portando alla revisione del regolamento comunale sui beni comuni». Un percorso, in realtà, finora a zig zag e non sempre così coerente sul concetto di uso civico.

«CHIEDIAMO che l’incendio non venga utilizzato strumentalmente per abbandonare l’idea di un progetto condiviso di riqualificazione», ha dichiarato l’associazione Salviamo Cavallerizza. Ieri sera c’è stata un’assemblea per esprimere «preoccupazione» e rivendicare che la Cavallerizza sia «tutelata nel suo insieme, senza spezzettamenti che intacchino il valore architettonico del bene». Marta Di Giulio è un’attrice e performer: «Più che occupanti ci definiamo persone che presidiano e curano questo spazio così importante per la collettività. La Cavallerizza è diventata in cinque anni un centro di creazione culturale indipendente. Compagnie nazionali e internazionali possono avere qui uno spazio per provare ed esibirsi gratuitamente». Ribadisce la necessità di dialogo: «Discutiamo con il Comune, chiediamo che questo spazio resti di uso civico. Come, per esempio, l’Ex Asilo Filangieri di Napoli. Vogliamo una scelta condivisa, la Cavallerizza è un’esperienza di cittadinanza attiva».