I consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle di Torino ieri hanno «scioperato» contro «la scelta – così scrivono in una nota – del Presidente Mattarella di porre veti in ordine alle opinioni politiche di uno dei Ministri proposti per il Governo del Cambiamento»: non si sono presentati in consiglio comunale. I ventitré consiglieri hanno ribadito quanto la sera precedente avevano urlato manifestando sotto le finestre della Prefettura.

I pentastellati torinesi, orfani del loro governo, vanno in fuga, dato che: «La scelta del Presidente Mattarella di porre veti in ordine alle opinioni politiche di uno dei Ministri proposti per il Governo del Cambiamento lascia interdetti e mette in discussione il voto di tutti gli italiani che si sono espressi nelle urne indicando le loro volontà per il futuro del Paese, chiedendo democraticamente forte discontinuità rispetto a un passato fatto, tra le altre cose, di austerità e precarietà».

In aula erano invece presenti le minoranze: i consiglieri del Partito democratico si sono azzuffati, come da consuetudine, con il presidente del consiglio comunale Fabio Versaci e sono stati espulsi. Mentre il consigliere leghista Fabrizio Ricca, non ha seguito i colleghi del M5S: «Non credo che disertare il consiglio comunale andando sull’Aventino possa migliorare le cose, perché i vuoti democratici si riempiono con la democrazia. Avrebbe avuto più senso fare una discussione e prendere una posizione in consiglio comunale, fare qualcosa di concreto, un atto da votare, mentre così si è fatto solo un danno alla città».

L’agenda dei lavori prevedeva una relazione da parte della sindaca Chiara Appendino e dell’assessora Federica Patti inerente il servizio ristorazione nelle scuole, nodo irrisolto che coinvolge migliaia di famiglie. Torino da anni patisce politiche di bilancio fondate sull’austerità: di fatto il programma originario del Movimento 5 Stelle, in linea con la contestazione del debito e dei trattati sostenuta più da Matteo Salvini che da Luigi Di Maio in chiave nazionale, si è trasformata in una “resa” al principio della realtà. Dinamica per altro riconosciuta laddove i cinque stelle scrivono: «Come ente locale sappiamo bene cosa voglia dire subire i vincoli finanziari europei – dichiara la capogruppo del M5S in Sala Rossa, Valentina Sganga – nel corso del nostro mandato, e già prima di questo, abbiamo con forza denunciato il rapporto ancillare tra la disciplina dell’indebitamento delle autonomie territoriali e il principio dell’equilibrio di bilancio di derivazione europea».

Il debito con le banche, ereditato, per loro ammissione risulta insindacabile: il programma elettorale è finito nel cassetto dei ricordi e la politica a cinque stelle è la lineare continuazione del lavoro dei predecessori, al punto tale che il M5S vorrebbe candidare Torino quale organizzatrice dei Giochi Olimpici di Torino 2026, dopo averle stroncate per anni.

La piazza e l’Aventino a Torino sono utili per ricordare all’elettorato deluso, sempre più lanciato verso la destra leghista soprattutto nelle periferie abbandonate, le lontane origini.