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Torino avvelenata ignora l’emergenza, 4 ruote a tutto smog

Torino avvelenata ignora l’emergenza, 4 ruote a tutto smogTorino, blocco delle auto per lo smog – Ansa

Smog L’inquinamento atmosferico alle stelle non ferma le abitudini della «città dell’auto». Scatta il divieto di circolazione delle macchine diesel, l’assessore all’ambiente medita lo stop totale. L’inutile appello della sindaca Appendino: «Chiudete le finestre e restate a casa» aveva detto il comune. Ma in città è un giorno normale

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 21 ottobre 2017

Eppure la città vive, nonostante le 250 mila auto che devono essere lasciate nei box. Nonostante le parole vagamente inquietanti che escono dal Comune di Torino, che invitano la popolazione al coprifuoco: finestre chiuse, riscaldamenti abbassati – meglio se spenti – niente ginnastica al parco, niente corsa dopo il lavoro o durante la pausa pranzo.

Ma l’impatto di questo decalogo per salvare i polmoni è minimo, e ricorda un po’ la pubblicità terrorismo che si vede sui pacchetti di sigarette.

Corso Vittorio Emanuele II è uguale a ogni altro giorno: un caos fatto di automobili che spingono per muoversi di un metro. La metropolitana bomboniera non deborda di folla come ci si aspetterebbe: e presso il capolinea di Fermi, a Collegno quindi ove regna ancora il diesel libero, trovare il parcheggio dove lasciare l’automobile vietata in città, non è più difficoltoso degli altri giorni.

Tutto procede, placidamente, come se nulla fosse. Al parco del Valentino, gli alberi divampano di colori autunnali: fa molto caldo e non piove, condizioni ideali degli scenari da pittori impressionisti. E in questa delizia di sfumature centinaia di persone corrono, saltano, giocano a calcio, e l’ultimo pensiero che li sfiora è quello di stare a casa.

«Fa caldo, c’è il sole, stare al chiuso sarebbe un delitto», sostiene Francesca, studentessa di lettere che si diletta a camminare in equilibrio sulla corda. E l’inquinamento? E il divieto? «Ma tanto che si può fare? E poi noi fumiamo!». Risate.

In via Roma eleganti signori tipicamente torinesi vestono un intramontabile loden: è quasi novembre, insomma. Ma il termometro segna venti gradi, e così capita di vedere questi fedeli di un clima ormai estinto che incrociano altri esseri umani che indossano sandali, magliette, pantaloncini.

Così mentre dal Comune si affannano nel tentativo di spiegare che tutto questo per la città, per la salute dei suoi cittadini, è molto pericoloso, la percezione diffusa è che sì, alla fine sarà anche una catastrofe, ma non si sta così male.

Le signore e i signori che siedono sulle panchine di legno del salotto aulico per eccellenza, piazza San Carlo, si lamentano di un autunno così folle, così anomalo, ma «in fondo però qua si sta così bene. Cinquanta anni fa, ero una bambina, e a quest’ora Torino era già fredda, buia, nebbiosa: una città ostile», racconta la signora Daniela.

La bella novità è che domenica pomeriggio dovrebbe arrivare una folata di vento. Lo dicono i metereologi, ormai elevati al ruolo di inascoltate cassandre. E quindi tutti sperano, perché l’alternativa è il blocco totale della circolazione.

Non lo dice chiaramente l’assessore all’ambiente Alberto Unia, anche se lo fa capire: «In base ai dati sulle Pm10 di questi giorni, abbiamo deciso di proseguire e passare al secondo livello. Monitoreremo la situazione nel fine settimana e, se i dati scenderanno, valuteremo di riconsiderare i blocchi già da lunedì».

Il secondo livello di cui parla è indirizzato ai possessori di automobili a gasolio «euro 5», ovvero quelle di più recente produzione.

Così i cinque stelle di governo mostrano coraggio nell’imporre restrizioni al traffico veicolare. Anche perché, a parte una minoranza di ciclisti urbani duri e puri, tutti loro elettori, il resto della cittadinanza guarda con estremo sospetto qualsiasi restrizione all’utilizzo della quattro ruote: oltre cento anni di storia, nel bene e nel male, non si cancellano con facilità.

«Io dormo con la finestra aperta, vado in bici e se ho tempo corro. L’invito a tenere le finestre chiuse mi pare eccessivo»: Sergio Chiamparino, come da sua abitudine, si esprime senza perifrasi. «Mi sembra esagerato, ma non credo sia fatto per procurare allarme, forse solo per dare un segnale di preoccupazione, ma forse sarebbe più utile coordinare i provvedimenti. Il nostro piano prevede una serie di misure essenziali, tra le quali non c’è il blocco dei veicoli diesel euro 5», provvedimento poi imposto dal Comune. Chiara Appendino e Sergio Chiamparino un tempo andavano d’accordo.

Nella disfida scende in campo anche il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti: «Il Comune ha la responsabilità della salute dei propri cittadini, quindi io non posso criticare l’assessore di Torino. Dico solo che nel protocollo su base scientifica che abbiamo sottoscritto con il Piemonte questa misura non c’è. Poi sarà comunque la sindaca di Torino a decidere se metterla in campo o meno, io non ho gli elementi che ha lei».

Oscar Brunasso, presidente del Comitato Rifiuti Zero Piemonte, dovrebbe essere un ambientalista entusiasta della crociata anti auto, invece tocca una vena sensibile del mondo cinque stelle, rimasta delusa: «Esiste un tubo di scappamento enorme in città, che butta fuori una quantità di anidride carbonica pari a quella prodotta da trecentoventimila auto: è l’inceneritore. Si combatte la povera gente che non può cambiare l’auto ma la politica di gestione dei rifiuti rimane uguale perché andrebbe a colpire gli interessi di chi gestisce la ricca filiera. Non sarebbe il caso di chiudere l’inceneritore in virtù della grave situazione in essere? Anche in virtù degli sforamenti inerenti il valore massimo di mercurio in uscita dal camino verificatisi nella passata estate».

Ma domani è un altro giorno e le previsioni del tempo sono catastrofiche: sole, cielo azzurro tendente al giallognolo, temperature miti, poco vento.

Appuntamento a lunedì sera, giusto in tempo per capire come organizzarsi per andare al lavoro: chi a piedi, chi in bici, chi in autobus.

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