GRAZIA RITA DI FLORIO
Trovate disgustoso il rosso natalizio e avete un’idiosincrasia per Babbo Natale? Ma siete dei melomani e non vedete l’ora di acquistare un bel libro a tema musicale, oppure siete titubanti nella scelta del libro più adatto per l’amico o il parente ammorbante con le sue fisse musicali? Per i patiti di musica afroamericana vale bene il prezzo d’acquisto (circa 10,00) Che razza di musica. Jazz, blues,soul e le trappole del colore (EDT, 2016) di Stefano Zenni. Un saggio agile che cerca di sgomberare il campo da molti pregiudizi che infestano i discorsi sia degli appassionati che della critica musicale, buono anche per i non addetti ai lavori per il suo approccio divulgativo. I fan sfegatati di Fela Kuti avranno amato e ameranno il bel libro di Carlos Moore, Fela. Questa bastarda di una vita (Arcana, 2016). L’unica biografia autorizzata di Fela Kuti che racconta attraverso le sue stesse parole, la vita di un personaggio circondato da un alone di autorevolezza che incute spavento e riverenza assieme. Non solo un libro per audiofili, Ascoltare il rumore. La riscoperta dell’analogico nell’era della musica digitale (Big Sur, 2019) di Damon Krukowski, batterista dei Galaxie 500. La dicotomia tra analogico/digitale è un po’ messa tra parentesi, infatti, per concentrarsi su quella tra segnale e rumore con ampi riferimenti agli studi di John Cage. Musicofilia di Oliver Sacks, (Adelphi, 2010) è un corposo libro di neuro storie. in cui lo studioso attraverso un particolare mix tra saggio scientifico e narrazione analizza come la musica possa essere causa di disturbi, tic, manie, allucinazioni ma anche aspettativa di cura. Chiudiamo con una chicca. Io canto la differenza. Canti di donne sulle donne, a cura di M. Grazia Caldirola, (Mazzotta, 1977), ancora reperibile da qualche libraio stacanovista.

STEFANO CRIPPA
Pagine in musica, biografie di star, anni frenetici. Nel mare magnum di libri intorno alle sette note, recuperiamo la seconda autobiografia di Tina Turner (My Love Story, HarperCollins, 2019): da timida ragazzina a Nutbush al successo condito dalle violenze subite da Ike, le malattie e la discesa nell’anonimato dopo la separazione fino alla rinascita da solista con tour mondiali e dischi di platino. E quando Tina infila uno dietro l’altro aneddoti di incontri leggendari, è come sfogliare la Storia del rock: le amicizie con Mick Jagger e David Bowie, i duetti al Live Aid del 1985. Anche il Boss si è raccontato in un libro (Born to Run, 2016, Mondadori) su cui ha lavorato per sette anni e dove ha messo tutto: l’infanzia, la gavetta ad Asbury Park e la nascita della E-Street Band. Una lettura per chi ama Springsteen, ma non solo: uno spaccato nel cuore dell’America. La vituperata disco si prende la rivincita nell’opera monumentale che Andrea Angeli Bufali e Giovanni Savastano gli hanno tributato, raccontando quel folle quinquennio con dovizia di particolari in due volumi La disco (Storia illustrata della disco music) (Arcana, 2014) e La storia della disco music (Hoepli, 2019). Melodia e improvvisazione, disciplina e follia, il quarto di copertina riassume il senso della vita del jazzista. Ma per Danilo Rea (Il jazzista imperfetto, RaiEri, 2018) c’è anche la capacità di muoversi su più campi. Dai tour con Chet Baker e Lee Konitz alle giornate in sala di registrazione con Pino Daniele, Claudio Baglioni e il rapporto consolidato con Gino Paoli e Mina. E a proposito della tigre di Cremona, per celebrare i suoi primi 80 anni ecco Mina (Rizzoli, 2020) sontuoso volume con tanto materiale fotografico – anche inedito – con le mitiche copertine di Mauro Balletti e testi, d’archivio o ex novo, di Ivano Fossati, Natalia Aspesi, Gianni Chierici, Walter Siti.

MARCO DE VIDI
«Scrivere di musica è come ballare di architettura», certo, Frank Zappa non aveva tutti i torti. Ma raccontare storie legate alla musica ci illumina, rivela mondi sconosciuti, dà profondità a quelle che non sono mai state solo canzonette. Cominciamo con Eileen Southern, musicologa, la prima donna nera a insegnare a Harvard, autrice de La musica dei neri americani (Il Saggiatore), che dagli spiritual ai Public Enemy ripercorre l’epopea della diaspora africana. Rock oltre Cortina di Alessandro Pomponi (Tsunami) esplora invece le battaglie pionieristiche dei musicisti che introducevano prog e psichedelia nei paesi del blocco sovietico tra gli anni Sessanta e Settanta. Il lungo viaggio delle avanguardie del Novecento è quello ripercorso dal critico del New Yorker Alex Ross ne Il resto è rumore (Bompiani), un testo sorprendente che è stato finalista per il premio Pulitzer. Chi incarna al meglio gli esiti di questo percorso è Yoko Ono (Add), artista, attivista, pacifista, che da Fluxus ai Beatles ha espresso pienamente la cultura di decenni fecondi, che lo scrittore Matteo B. Bianchi ritrae con devozione. Per l’Italia, uno dei libri più assurdi e illuminanti letti ultimamente è Remoria di Valerio Mattioli (Minimum Fax), la storia di Roma vista cioè dalla prospettiva di Remo, in cui la scena rave appare come naturale conseguenza di una città trasfigurata nel suo rimosso sconvolgente. In attesa della (si spera imminente) traduzione italiana, un libro bonus da consigliare assolutamente è Confess (Hachette), l’autobiografia di Rob Halford, cantante dei Judas Priest, tra gli inventori dell’heavy metal. L’omosessualità nascosta per decenni, i brani dedicati alle lotte degli operai britannici, l’incontro con la regina Elisabetta: c’è di che essere impazienti, e non solo tra i metalhead.

MARIO GAMBA
Un libro che ti tocca il circuito cuore-cervello come poche volte succede. Un libro per commuoversi eccitarsi perdersi sorprendersi. Un libro di un musicista morto giovane e vissuto con il desiderio perfino ansioso di conoscere e godere, di interpretare il mondo e di «consumare» tutto ciò che il mondo offre. Nello specialistico ambiente della musica detta dotta un libro come Non abbastanza per me di Stefano Scodanibbio (Quodlibet, 2019) fa rumore. Scrive di musica Scodanibbio? Certo, ci mancherebbe. Dicendo, con un idioma sperimentale e un po’ ermetico, quanto sono emozionanti e interessanti le musiche di Nono e di Miles Davis e quanto sono stantie le musiche di tanti giovani compositori contemporanei cresciuti a forza di cliché. Ma scrive di arte visiva, di luoghi d’incanto e di peccato in ogni angolo del mondo, di scrittori e di movimenti di sovversione creativa come il ’77 italiano. Altre vite intense e votate all’avventura e alla ricerca, vite non facili, sono quelle raccontate da Alfred Bennett Spellman in Quattro vite jazz (Minimum Fax, 2013). Un libro di un critico e poeta afroamericano uscito negli Usa nel lontano 1966. Le quattro vite sono quelle di Cecil Taylor, Ornette Coleman, Jackie McLean, Herbie Nichols. Ci sono episodi gustosi e importanti osservazioni di poetica, specie da parte di Taylor, che rivendica di essere un jazzman a dispetto di tutti coloro che lo accostano ai compositori europei del Novecento. In materia di pensiero musicale è difficile trovare un libro prezioso come Conversazioni con Steve Lacy di Jason Weiss (Ets, 2013). «In musica è importante ciò che non si suona», afferma a un certo punto l’immenso solista di sax soprano. Un itinerario artistico straordinario è interpretato con raro acume da Paul Steinbeck in Grande musica nera. Storia dell’Art Ensemble of Chicago (Quodlibet, 2018). Volete sapere quali sono le 100 opere indispensabili di compositori del Novecento secondo l’estroso musicologo Federico Capitoni? Leggete Canone boreale (Jaca Book, 2018). Per appassionarsi e anche litigare.

GIROLAMO DE SIMONE
La sociologia della musica (Il Saggiatore, 2017) di Max Weber è uno studio sorprendente, anche se non portato a termine dall’autore prima della scomparsa. Ci si aspetterebbe una analisi sociologica, e invece vi è un ribaltamento degli strumenti intrinseci di analisi, nel senso che Weber parte dagli elementi costitutivi del suono (le accordature differenti tra epoche e popoli, i diversi sistemi musicali che ne derivano) per trarne le relazioni con il culto, la magia, la società dei popoli. Una visione gioverebbe a tanti. La nostalgia del futuro (Il Saggiatore, 2019) di Luigi Nono non è lontano dalla prospettiva di Weber, e forse la inverte. Nono guarda e fa musica ripensando alla funzione del suono, in rapporto alla vita «cui esso partecipa». Una frase campeggia: «Invece di ascoltare il silenzio, invece di ascoltare gli altri, si spera di ascoltare ancora una volta sé stessi», gesto solo accademico. E su questo tema come non riferirsi a John Cage, Silenzio (Il Saggiatore, 2019), il cui magistero didattico è stato sopravanzato dalle sue prassi dissidenti. Proprio in Silenzio insegna: «La pratica della musica è in realtà la celebrazione del fatto che non possediamo nulla». E dal silenzio al suono unico, quasi orientale, di Giacinto Scelsi il passo è davvero breve. In Sogno 101 (Quodlibet, 2017), egli, ben oltre il dato autobiografico, ci conduce alle soglie di una mistica della musica: «In realtà i suoni esistono affinché noi si divenga suoni. Lo siamo già, ma non abbastanza». Il candore di Giacinto Scelsi non deve indurre in errore: traccia vie poco frequentate e sicuramente divergenti, ad esempio analizzando la relazione tra sillabe/suoni e colori, la conoscenza di pratiche sapienziali tradizionali, legate all’acqua, alla meditazione, e a molto altro che qui si tace. Qualcosa di analogo è nei Passaggi (Adelphi 2012) di Henri Michaux, un libro in cui solo un capitolo è dedicato alla musica, «arte che ha dei poteri, là dove potere e incantesimo sono collegati», perché «l’opera è un insieme di itinerari» e gli itinerari verticali mostrano «un desiderio di ascensioni».

ANTONIO BACCIOCCHI
Come funziona la musica di David Byrne (Bompiani, 2012) sarebbe, nel migliore dei mondi possibili, un libro di testo universitario. Con piglio sicuro, serio e preciso, senza mai rinunciare all’ironia, l’ex leader dei Talking Heads ci racconta alla perfezione il mondo della musica, sia in chiave artistica che progettuale e «industriale», snocciolando dati, grafici, «conti della serva», immediati e comprensibili e preziosi consigli (oltre a una lunga serie di aneddoti e notizie particolarissime). Non il miglior libro di un musicista ma Life di Keith Richards (Feltrinelli, 2010) è comunque irrinunciabile e migliore delle centinaia uscite in questi anni, spesso di nomi insignificanti o pressoché sconosciuti. Semplicemente la storia del rock, con tutte le sue esagerazioni, bugie, incongruenze. E ovviamente una valanga di gustose curiosità. In Please Kill Me di Legs McNeil e Gillian McCain (Dalai Editore, 2006) c’è la storia del punk, raccontata dalle parole di alcuni tra i suoi più rappresentativi protagonisti, da Iggy Pop a Dee Dee Ramone. Vicende spesso terribili ma uniche. Chi si vanta di gesta da rocker o punk, dovrebbe leggersi Peggio di un bastardo (Sur, 2015), autobiografia di Charlie Mingus e poi andarsi a nascondere. Eccessivo, estremo ma anche profondo, colto, intellettuale. Un vero e proprio capolavoro della narrazione musicale. In rappresentanza del diffuso fenomeno delle sottoculture giovanili Mod. Vita pulita in circostanze difficili di Terry Rawlings (Arcana, 2010) è perfetto per capire il connubio tra la ricerca di un’identità in contesti «ribelli» da parte degli adolescenti insoddisfatti e lo stretto legame con la musica e i suoi cambiamenti nel corso del tempo.

SIMONA FRASCA
Alla terza edizione italiana Lester Bangs, Guida ragionevole al frastuono più atroce (Minimum Fax, 2018) resta un caposaldo dell’imperativo della musica come vita. Bangs è la sineddoche del punk newyorkese, primo grande critico musicale, paradigmatico della controcultura americana. Metascrittura anarchica al servizio di un «romanzo» psicologico rapsodico e postmoderno. La faccia bella dell’emigrazione italiana in America Nick Tosches, Dino. Dean Martin e la sporca fabbrica dei sogni (Baldini Castoldi Dalai, 2004). Canzoni napoletane che diventano italoamericane, stardom, donne, dollari, mafia e miseria, tutto calato nei panni di un uomo solo, ambizioso e morbosamente seduttivo. Restiamo in quelle latitudini con Francis Scott Fitzgerald, Il grande Gatsby (Einaudi), meraviglioso gioco di travasi dalla musica (il jazz) alla letteratura e ritorno attraverso la storia americana degli anni «più vulnerabili» catturata in tutta la sua capricciosa essenza ad un passo dal baratro. Robert Crumb, celebre fumettista, ritrae celebri musicisti. In Heroes of Blues, Jazz, & Country (Habrams, 2006) il risultato è la restituzione dell’empireo blues, country e jazz primigenio per la mano dal tratto graffiante e grottesco del geniale creatore di Fritz, il gatto. Originariamente concepiti come carte da collezione i 115 ritratti con corredo di brevi racconti biografici e cd racchiudono in tutta la loro originalità l’essenza lisergica e ispiratissima del loro autore. Chiudiamo come abbiamo aperto nel segno dell’arte come vita: Glenn Gould, L’ala del turbine intelligente. Scritti sulla musica (Adelphi, 1993), brandelli di sé e poi Bach, Schoenberg, Beethoven, Wagner, Boulez, Richard Strauss, Musorgskij, Mozart, tutto in soggettiva e tutto conturbante perché «talvolta la verità è quasi leggenda».

MARCO RANALDI
Da un libro come La filosofia di Enzo Jannacci. Storie di un barlafuus (Mimesi, 2019) cosa ci si può aspettare se non imbattersi in una analisi a piè sospinto di quell’originale e caotico mondo del cantautore milanese? Autori Isabella D’Isola e Raffaella Mantegazza che sono capaci di rivelarci alcuni spunti di riflessione per poter meglio comprendere l’opera e la vita di Jannacci. E di questi tempi è come un vademecum. Così non manca di meravigliare un fantastico musicista, pianista e intellettuale quale è Bruno Canino che nel 2015 pubblica per Passigli Senza musica, un viaggio interiore, una nouvelle recherche di quella che è l’essenza spirituale della musica. Di radici forti e indissolubili è la forte forma del pensiero di un grande didatta sovietico del pianoforte come Heinrich Neuhaus del quale nel 2017 l’editore Sellerio, grazie alle cure di un altro pianista e musicologo di prestigio quale è Valerij Voskobojnikov rivide la stampa un testo di fondamentale importanza quale L’arte del pianoforte. Non può mancare un altro libro di rara fattura che è Amore e curiosità di Bruno Maderna del quale quest’anno ricorre l’anniversario della morte passato quasi del tutto inosservato dall’editoria italiana. Il volume curato da Angela De Benedictis, Michele Chappini e Benedetta Zucconi, nelle 456 pagine racchiude i suoi scritti di una vita non lunga è illuminante quanto mai (Il saggiatore, 2020). Nevica sulla mia mano è il vero resoconto di una vita di ricerche fatta da Lucio Dalla. In questo volume c’è una cura grafica eccezionale e una raccolta di materiali editi e inediti realizzati ai tempi di Roversi: da avere, leggere e rileggere(Sony Music con 4 cd).

VILMO MODONI
Un libro che non può mancare nella biblioteca di un appassionato di musica è Mistery Train-Visioni dell’America nel rock (Editori Riuniti) di Greil Marcus. È fuori catalogo ma sul web si trova e la ricerca merita: è universalmente acclamato come il caposaldo della moderna critica rock. Analizzando un piccolo gruppo di artisti (The Band, Sly Stone, Randy Newman ed Elvis Presley), Marcus fa luce sull’american dream e lo racconta toccando il mito, il paesaggio e la tradizione orale di quel paese. Insomma, si parte dal rock‘n’roll per tratteggiare un ritratto sociologico, rigoroso e spontaneo dell’America. E non solo il racconto della musica ma anche riflessioni su di essa potete trovare in Venerato Maestro Oppure (Omninote) di Eddy Cilia, raccolta di recensioni e monografie di uno dei migliori critici italiani. Una delle tipologie classiche di libri musicali è la biografia, genere da prendere con le pinze perché il rischio santino o mattone è sempre dietro l’angolo. Non è il caso di American Skin-Vita e musica di Bruce Springsteen (Giunti) di Ermanno Labianca. Non l’ennesima biografia del Boss, ma un campionario completo di info biografiche e musicali, curiosità, foto, analisi dei dischi, delle sessioni di registrazione e dei tour. C’è tutto quello che può desiderare l’appassionato di Springsteen, racchiuso in un volume di facilità di lettura. Se invece volete rendervi conto che non sono solo canzonette ma la più formidabile forma d’arte dei giorni nostri, Canzoni di Francesco Guccini (Bompiani) fa al caso vostro. L’autrice, Gabriella Fenocchio, filologa e studiosa di letteratura italiana, ricorrendo ai ferri del mestiere svela i segreti stilistici, ritmici e retorici racchiusi in 50 canzoni del bardo di Pavana. Tempo di feste, tempo di libagioni. Vini e vinili (Arcana) di Maurizio Pratelli è una guida all’ascolto di alcuni classici del rock abbinati a vini rossi altrettanto d’autore.

GUIDO MICHELONE
Una band, un jazzman, un cantautore, un folksinger e un romanziere sono al centro di altrettanti volumi. Getting Better (Arcana, 2020) di Leonardo Tondelli sui Beatles, spiega i motivi che rendono ancora oggi vive le 250 canzoni dei Fab Four: analizzando testi e melodie, viene evitato l’aneddotica, per riaffermare la fresca attualità di brani anche poco noti su una maggioranza di ormai indiscussi evergreen. Miles Davis, il Quintetto perduto e altre rivoluzioni (Quodlibet, 2020) di Bob Gluck parte dalla live band del geniale trombettista che, nel 1969-70, non entra in studio di registrazione (le session del seminale Bitches Brew realizzate da altri), ma le cui sperimentazioni (edulcorate da Teo Maceo nei dischi dal vivo) aprono le porte a ulteriori avanguardismi (nel libro Ornette Coleman, Circle e Revolutionary Ensemble). Chiedi chi era Gaber (Mondadori, 2020) di Ombretta Colli è una sorta di autobiografia che l’ex soubrette teneramente dedica al marito Giorgio, intrecciando ricordi familiari e artistici, restituendo del nume del teatro-canzone un’immagine quasi casalinga, senza nulla togliere al castigatore di costumi, anarchico contro ogni ideologismo. Nick Drake e Pink Moon una disgregazione (Galad, 2020) di Ennio Spinosa affronta il terzo e ultimo album del menestrello britannico, oggi al centro di una rivalutazione artistica, alla quale il volume contribuisce, sviscerando forme e contenuti (anche in prospettiva musicologica) degli 11 brani di un vinile ormai cult. Williams S. Burroughs e il culto del rock’n’roll (Jimenez, 2020) di Casey Rae costituisce infine il tentativo riuscito di indagare ciò che il grande esponente della letteratura beat americana intrattiene con la musica dai Sixties al 2000, quando eroi (e antieroi) del mondo hippie, glam, punk, grunge, industrial, hip hop, heavy metal (suo il neologismo) fanno di lui il riferimento della cultura alternativa.

LUCIANO DEL SETTE
Nel 1980, Steve Wonder pensò a una festa nazionale in onore di Martin Luther King, e nel progetto coinvolse Gil Scott-Heron. La musica di Gil, il padre del rap, rispecchiava un artista schierato contro lo strapotere bianco, ostinato difensore dei diritti delle minoranze. I due discussero dell’idea attraversando l’America in tour. Da quel viaggio, Scott-Heron ricavò L’ultima vacanza à memoir (Liberaria), autobiografia scritta con feroce ironia e amara consapevolezza della realtà. Altra autobiografia e altro padre musicale, ma del Tropicalismo. Caetano Veloso, nel 2003, pubblicò Verità tropicale, aggiornato e ristampato lo scorso anno da Sur. Il sottotitolo, Musica e rivoluzione nel mio Brasile, annuncia una vita dove la musica è cresciuta assieme a cinema, arte, sesso, amicizia, maturando nella lotta alla dittatura e nell’esilio. Dieci piccoli libri compongono la collana Soul Books (Volo Libero), dedicata ad altrettanti artisti di caratura mondiale. Da Aretha Franklin a Solomon Burke, passando per Marvin Gaye, Otis Redding, Nina Simone; ogni titolo si rivela curatissimo e molto piacevole alla lettura. Blue Notes Records. La biografia, di Richard Fox (Minimum Fax) è doverosa presenza nelle case dei jazzofili. Fox racconta la storia dell’etichetta newyorkese che ha consegnato al vinile, tanto per citare, Bud Powell, Winton Marsalis, Art Blakey. Su Yoko Ono diabolica demolitrice dei Beatles si sono sprecati inchiostro e veleni. Yoko ha deciso di dire la sua pubblicando nel 2019, sul mercato internazionale, Imagine John Yoko (L’ippocampo). Il volume documenta con splendide immagini, testimonianze di collaboratori e amici, scritti di Lennon, il periodo trascorso dalla coppia, era il 1971, nella tenuta di Tittenhurst, proprio dove Imagine fu scritta.

GUIDO MARIANI
L’autobiografia è il racconto di come una persona pensa di essere vissuta. Quelle degli artisti rock sono spesso esercizi agiografici scritti per un pubblico di convertiti. Ma alcuni libri sfuggono al cliché. Chronicles-Volume 1 (Feltrinelli) di Bob Dylan non solo è un’opera di un Nobel della letteratura, ma è un viaggio scevro di autocelebrazioni nella vita e nelle visioni di un artista che ha vissuto un’era storica diventando motore di un cambiamento epocale. Life (Feltrinelli) di Keith Richards (scritto con James Fox) potrebbe essere un bildungsroman al contrario, il chitarrista dei Rolling Stones non si assolve, racconta in una prosa caustica una vita caratterizzata da un inesausto amore per la musica in cui l’arte ha costantemente sfidato l’autodistruzione. Anche Bruce Springsteen nel suo Born to Run (Mondadori) mette a nudo sé stesso. Il Boss è uno scrittore dotato di una sorprendente autoironia. Memorabili sono il racconto della sua infanzia nel New Jersey proletario, del suo rapporto conflittuale con il padre (esilarante il resoconto di una surreale gita a pesca) e delle sue fragilità. In Scar Tissue (Mondadori) di Anthony Kiedis (con Larry Sloman) la scalata al successo dei Red Hot Chili Peppers è quasi un sottofondo. In primo piano c’è un percorso traumatico, a tratti sconvolgente, di un ragazzo figlio di uno spacciatore che per tutta la vita ha cercato di liberarsi dalle dipendenze. Ma nel rock non tutti i sogni si avverano. L’irlandese Neil McCormick, rockstar mancata, racconta in Killing Bono (Bur) la sua gavetta lunga e inconcludente per sfondare, accompagnata dall’opprimente confronto con i suoi compagni di liceo, gli U2. Un viaggio sfortunato, ma appassionante. Perché nella vita come nella letteratura il successo è solo una parte della storia e forse quella meno interessante.

GUIDO FESTINESE
Che ci fanno assieme l’Isola di Tonga e Johnny Cash, Beethoven e Peter Hammill, passando per Duke Ellington e Frank Zappa? E che ci racconteranno mai capitoli che si intitolano Jazz per daltonici, Glossolalia ovvero la discoteca di Babele? Lo scoprirete solo leggendo uno dei libri più curiosi, intelligenti e ben scritti del panorama saggistico musicale italiano. Si intitola Con la Musica/Note e storie per la vita quotidiana. L’ha pubblicato nel 2014 Pietro Leveratto per Sellerio, nella vita eccellente contrabbassista, compositore e docente. Docente e musicista con il dono della curiosità è anche Gianfranco Salvatore, musicologo e musicista che non ha mai avuto spocchie nei confronti delle note popular, anzi. I primi quattro secondi di Revolver/La cultura pop degli anni Sessanta la crisi della canzone (Edt, 2016) parte da un punto minimale, quello del titolo, riferito ai Beatles, e lo allarga vertiginosamente fino a diventare una ricognizione totale sulle avanguardie del secolo scorso, fino a mostrare che, come dicevano gli strutturalisti, «tutto si tiene». Discorso che potrebbe valere anche per il Casey Rae di William S. Burroughs e il culto del rock’n’roll (Jimenez, 2020): cerchi musicali concentrici attorno allo scrittore maledetto beat, un’influenza decisiva (quasi) su tutti. Un altro musicologo di gran valore che ha felicemente scrollato la statica scena italiana è Stefano Zenni, autore di due dei migliori manuali sulla storia del jazz in circolazione. Però qui segnaliamo lo smilzo ed efficacissimo Che razza di musica/Jazz, Blues soul e le trappole del colore (Edt, 2016), straordinario affondo contro i luoghi comuni incrostati nella musica. Un caposaldo per capire cosa è successo nelle musiche, nel secondo dopoguerra mondiale? Mother Africa e i suoi figli ribelli (Theoria, 1995) di Marco Boccitto. Una garanzia.

FLAVIO MASSARUTTO
Cominciamo con una storia del jazz per conoscere origini e sviluppi di una musica che ha cambiato per sempre il nostro modo di suonare e ascoltare. Se cercate un testo che sia ben scritto, documentato ma soprattutto aggiornato compratevi La storia del jazz di Luigi Onori, Maurizio Franco, Riccardo Brazzale (Hoepli). Rispetto alle altre in circolazione ha il pregio di essere agile e gradevole e di inquadrare l’argomento facendo tesoro delle più recenti ricerche degli studi storici, culturali, antropologici, e musicologici. Gran parte del volume è dedicato ai più recenti sviluppi e al jazz italiano ed europeo. Per chi avesse già una conoscenza generale c’è invece la monografia Dexter Gordon. Sophisticated Giant di Maxine Gordon (Edt). Il racconto entusiasmante, scritto dalla moglie, della vita e i tempi del sassofonista con uno sguardo inedito sull’ambiente sociale del jazz. Le vite dei musicisti costituiscono un ghiotto argomento narrativo perciò mettete sotto l’albero il più bel racconto jazz mai scritto: L’inseguitore di Julio Cortazar (Sur), variazione sul tema dell’arte e la vita ispirato a quelle di Charlie Parker, qui in una edizione impreziosita dalle illustrazioni del fumettista José Muñoz. Il disegnatore argentino ci ha regalato, in coppia con Carlos Sampayo, la struggente e militante biografia a fumetti di Billie Holiday (Sur). Un bianco e nero implacabile e feroce per illustrare musica, lotte e sofferenze della grande cantante afroamericana. Le tre serie di figurine disegnate dal maestro del fumetto underground Robert Crumb dedicate ai pionieri del jazz, blues e country sono state a lungo un oggetto di culto. Potete trovarle ancora, a un prezzo un po’ caro, ma se volete averle tutte in formato libro, con cd allegato, potete prendervi Heroes of Blues, Jazz, & Country (Harry N. Abrams Inc).

CAMILLO VEGEZZI
Cinque consigli, in ordine sparso, per trovare ottima musica leggendo. New Thing (Einaudi, 2004) di Wu Ming 1 è un romanzo unico nel suo genere, che catapulta il lettore nel cuore della nascente scena free jazz, la New York degli anni Sessanta. Una narrazione corale tra finzione e realtà che, con gli assolo di Coltrane e Ayler sullo sfondo, racconta il mistero di una serie di omicidi ai danni di musicisti jazz. Viva la musica! (Sur, 2012) di Andrés Caicedo è invece un romanzo ambientato negli anni Settanta, in Colombia. Il libro – che narra le avventure a Cali della giovane María Del Carmen tra rock, salsa e trasgressioni – è infarcito di citazioni musicali e descrive al meglio la rivoluzione sociale e culturale che ha riguardato il paese in quegli anni. Passando alla saggistica, un volume fondamentale è The Weird and The Eerie (Minimum Fax, 2018) di Mark Fisher, filosofo e critico culturale inglese. Nel libro, artisti e generi musicali – ma anche cinematografici e letterari – sono classificati secondo nuove categorie, «lo strano» e «l’inquietante», utili a identificare opere fuori dagli schemi convenzionali e dalla percezione comune. Una lettura illuminante. Carlos Gardel (Sur, 2018), di José Muñoz e Carlos Sampayo, è un graphic novel biografico che, attraverso le splendide chine di Muñoz e i suggestivi testi di Sampayo, racconta il mito del re del tango, Gardel, calando il lettore nell’affascinante atmosfera dell’Argentina degli anni Trenta. Infine, L’ultimo disco dei Mohicani (Ultra Novel, 2017) di Maurizio Blatto, è l’esilarante racconto del rapporto tra un venditore di dischi, l’autore stesso, e i suoi clienti. Tra manie musicali, racconti surreali e consigli d’ascolto, gli appassionati si divertiranno riconoscendosi nei personaggi del libro.

ANDREA LANZA
Natale è uno di quei momenti dove un libro non è soltanto la versione «boomer» del kindle, ma il perfetto regalo da fare e ricevere. Questi sono cinque consigli musical-letterari per le feste. Cash. I See a Darkness, edito nel 2016 dalla Bao Publishing, è un’interessante biografia a fumetti sul cantante cult Johnny Cash, superficiale come tutte le biografie ma anche lirica, struggente e poetica, una storia che, sul finale, trasforma i magnifici disegni in acquarelli, un tributo a una leggenda che non impallidisce davanti ad essa. Sempre sulla stessa scia è Princess Ai, pubblicato in tre volumi nel 2009 da J-Pop, è l’incontro tra la poliedrica cantante Courtney Love e la mangara Ai Yazawa, autrice della serie idolatrata Nana. Da questa sinergia nasce un fumetto surreale, un biopic impossibile sulla cantante, urlato come un serial tv di Ryan Murphy ma dall’animo incredibilmente romantico. Passando ai romanzi invece Wasteland. La terra dei sogni perduti di Giorgio J. Squarcia, edito da Fanucci nel 2018, è un viaggio che racconta, attraverso i sogni, il bilancio di una vita, quella di Sebastian, un musicista di successo. Percorso da personaggi celebri della tv, della musica e del cinema, è un libro unico che riesce ad appassionare e commuovere. Adriano e Celentano. Un po’ artista, un po’ uomo, edito da Arcana nel 2018, è un’analisi sulla carriera umana e artistica del Molleggiato, un tomo di 335 pagine arricchito da interessanti e inedite interviste a colleghi e amici dell’artista. Le sorelle di Mozart, uscito quest’anno per Utet e scritto con piglio da Beatrice Venezi, è un ritratto inedito e femminile di un lato oscuro della musica, una storia mai raccontata dove grandi musiciste negli anni non hanno trovato la dignità di una fama in quanto donne.

ROBERTO PECIOLA
Come passare le feste in casa senza annoiarsi? Cosa regalare a natale? La risposta è una, musica! La musica ci fa compagnia, ci fa evadere, ci rilassa, e la musica si può ascoltare anche leggendo, magari un bel libro che parla di… musica, o di musicisti. Cinque libri da regalare, da comprare, da tenere sul comodino, da leggere avidamente o anche solo da sfogliare, una sfida non facile, vista l’enorme mole di volumi dedicati all’arte del suono. La scelta è ricaduta su tre biografie (autobiografie) e due libri storiografici, se così si può dire. Tra le biografie abbiamo scelto quelle di due vecchie glorie, ancora sulla cresta a dispetto di tutto e tutti, due vite vissute sempre sull’orlo del baratro, sulla lama del rasoio, probabilmente i due sopravvissuti più famosi del rock: Keith Richards e Ozzy Osbourne. Life (Feltrinelli) è l’autobiografia del chitarrista dei Rolling Stones, tra successi planetari, rapporti interpersonali, vizi ed eccessi. Più o meno quello che si ricava dalla lettura di Io sono Ozzy (Arcana), scritto dallo stesso cantante dei Black Sabbath con l’ausilio di Chris Ayres, che racconta la parabola dell’artista a partire dall’infanzia travagliata nei sobborghi di Birmingham fino alla fama internazionale, passando per i molti incidenti da cui ne è uscito miracolosamente, il tutto con una vena ironica unica. L’armonia degli opposti (Tsunami) di Sarah Jensen e Maynard James Keenan mette in parole la vita del cantante dei Tool (ma anche A Perfect Circle e Puscifer): l’abbandono del padre, l’infanzia nel Midwest, la malattia della mamma, i vari lavoretti, l’arrivo a Los Angeles e l’avventura coi Tool, e infine la grande passione per il vino. Storia di un capolavoro, forse il capolavoro, il disco che ha rivoluzionato la musica moderna, Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles, raccontato da uno degli artefici principali, il produttore George Martin, in Summer of Love. The Making of Sgt. Pepper (Coniglio Editore). E la storia di uno dei più grandi gruppi che il rock abbia conosciuto, i Pink Floyd, la ritroviamo nel magnifico volume, corredato di decine di foto, Echoes. Storia completa dei Pink Floyd (Giunti) di Steve Povey, un fan della prima ora che qui ha raccolto ogni minimo dettaglio della carriera della band e dei loro componenti.

GIANLUCA DIANA
Un nome davanti a tutto, capace di essere icona di un tempo, di un gruppo sociale, di un’idea geniale, di un gesto artistico. Una storia dirompente quindi, che sappia imporsi, grazie al delicato fruscio delle pagine di carta che scorrono tra le dita. E in epoca di distanziamento sociale, quale miglior soluzione se non quella di viaggiare metaforicamente altrove con un buon libro? Si intitola indiscutibilmente Miles: è l’autobiografia dell’immenso Miles Davis, da lui narrata allo scrittore Quincy Troupe. È un vero e proprio vagabondare nell’afroamerica coeva del jazzista che ha cambiato la musica. Un altro campione african american che non si è limitato a fare un elenco di avvenimenti e date, ma che trasmette ben altro è B.B. King, che con l’ausilio di David Ritz ha dato vita a Il blues intorno a me: salite con lui a bordo di una vita fantastica che è partita e terminata nel Deep South, vagabondando per il mondo. Di Jimi Hendrix si è scritto tutto e il contrario, ma nella schiera di pubblicazioni esistenti, Una chitarra per il secolo firmato dall’inglese Charles Shaar Murray, presenta un taglio diverso, virando l’attenzione sulla contemporaneità vissuta dal chitarrista. Non può mancare il taglio sociale e politico di un intellettuale di prima grandezza come John Sinclair: Guitar Army (Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri) è un resoconto delle alterità e dei fermenti culturali tra fine Sessanta e inizio Settanta negli Usa, proposto dal poeta, creatore delle Pantere Bianche e manager degli MC5. Finale entusiasmante con la narrazione in forma di fumetto del geniale Erik Kriek, che con Eris Edizioni ha pubblicato In the Pines: 5 Murder Ballads: scordatevi Nick Cave ed entrate nel grande e maestoso American Songbook.

FRANCESCO ADINOLFI
My Ramones (First Third, 2016) è un libro essenziale che omaggia i Ramones. Curato da Danny Fields, storico manager della band, attinge dal suo archivio personale con oltre 250 foto, periodo ’76-’77, cioè gli anni di formazione del gruppo. Splendidi scatti integrati da commenti e ricordi. Ancora punk. Occhio a Fucked Up + Photocopied: Instant Art of the Punk Rock Movement-20th Anniversary Edition (Gingko Pr Inc, 2020), un’immersione fotografica travolgente nel mondo dei volantini della scena punk/hardcore/indie Usa tra il 1977 e il 1985. Molti erano ovviamente creati dagli stessi artisti e – via fotocopia – rigorosamente distribuiti o incollati ovunque. Ogni flyer rende l’intensità che poi dal vivo avrebbero sprigionato gruppi come Black Flag, Dead Kennedys, Germs, Circle Jerks, X, Devo ecc. Il 23 maggio 1968 la Jimi Hendrix Experience arriva in Italia per un indimenticabile tour di quattro giorni; si esibirà al Piper di Milano (il 23 solo la sera; per problemi doganali salterà lo show pomeridiano), al Teatro Brancaccio di Roma (il 24, pomeriggio e sera; idem il 25), al Palasport di Bologna (il 26, il pomeriggio). La storia di quegli show e di tutto quello che ci fu intorno (session post concerti, flirt, le idiosincrasie dell’artista, lo smantellamento di tante narrazioni pop, ad esempio Patty Pravo in 500 con Jimi ecc.) sta tutta in Hendrix ’68. The Italian Experience (Jaca Book, 2018), il testo curato da Enzo Gentile e Roberto Crema. Un libro su altri libri è Il book club di David Bowie. I 100 libri che hanno cambiato la vita di una leggenda (Blackie, 2020); curato da John O’Connell, ex giornalista di Time Out, mette in fila i 100 libri preferiti del musicista: da Sulla strada ad Arancia meccanica, da Il gattopardo a Lolita. Per ogni libro l’autore analizza l’impatto sulla scrittura/immaginario di Bowie e in abbinamento consiglia canzoni e altri testi. Ne L’arte delle lettere-125 corrispondenze indimenticabili (Feltrinelli, 2014), a cura di Shaun Usher, vengono raccolte (in originale e traduzione) lettere inviate da personaggi famosi ad altrettanti nomi più o meno noti; tra i protagnisti delle varie corrispondenze: Elvis, Beethoven, Virginia Woolf, Winston Churchill, JFK, Iggy Pop, Leonardo da Vinci, Mick Jagger ecc. Struggenti, comiche, surreali, le lettere disvelano la profondità dell’animo.