Top Games 2010/2020
(di Federico Ercole)

L’anelito selvaggio verso un orizzonte raggiungibile e l’estasi delle possibilità nella più profonda e vera avventura del decennio: Legend of Zelda Breath of the Wild.

Il videogioco è fuori, per le strade delle metropoli, in riva al mare, nei boschi e tra le persone che come te stanno cercando creature fantastiche tra questo e un altro mondo. Un’inesauribile, sempre mutevole fonte di esperienze e motore di nuove amicizie, oltre gli schermi: Pokémon Go

La chimera ludica-cinematografica del genio visionario di Hideo Kojima: Pt, Metal Gear Solid Phantom Pain, Death Stranding.
Il castigo della sconfitta, l’umiltà e la perseveranza dell’allievo, la severità di un mentore crudele ma paziente e illuminante, dolore e grandezza, terrore e meraviglia. Le opere di Hidetaka Miyazaki: Demon’s Souls, Dark Souls, Bloodborne e Sekiro.

Pietra miliare dell’orrore, ma solo con la VR: Resident Evil VII
L’essere umano e la dialettica mutevole con la Natura: The Last Guardian
Immense epopee: Dragon Quest XI, Final Fantasy VII Remake, Yakuza Like a Dragon, Persona 5.
On the road, again: The Last of us parte I e II, Kentucky Route Zero, Red Dead Redemption 2.
Le innumerevoli dimensioni del bidimensionale: Hollow Knight, Ori and the Will of the Wisps, Celeste.
La caccia non deve essere sport, ma sopravvivenza: Monster Hunter IV, Monster Hunter World.
L’unico gioco come servizio possibile è solo nello spazio: Destiny
Nuovi metodi d’indagine: Return of the Obra Dinn
Mario per sempre: Super Mario Odissey
La danza sublime della strega: Bayonetta 1 e 2
Sparare a tutto, soprattutto ai nazisti (anche ai demoni): Wolfenstein, Doom.
Ben tornato dio della guerra, il climax migliore del decennio e una «tenera» storia di paternità: God of War
Declinazioni horror: Alien Isolation, The Evil Within 2, Resident Evil 2 Remake
I 10 giochi del 2020 in ordine: The Last of Us Parte 2, Final Fantasy VII Remake, Animal Crossing, Hades, Demon’s Souls, Ghost of Tsushima, Kentucky Route Zero, Paper Mario e il Re degli Origami, immortals Fenyx Rising, Resident Evil 3.

Top Games 2020: L’unico videogioco in città è «Umurangi Generation»
(di Matteo Lupetti)

Umurangi Generation, realizzato dallo sviluppatore Naphtali «Veselekov» Faulkner del popolo maori Ngai Te Rangi insieme al musicista Adolf Nomura, è un videogioco dedicato a «l’ultima generazione costretta a guardare la morte del mondo.» È la generazione «umurangi», «sole rosso» in lingua maori. L’apocalisse, ispirata ai disastrosi effetti del cambiamento climatico in Australia nel 2019, arriva e travolge una Tauranga Aotearoa (città della Nuova Zelanda) cyberpunk, e noi la guardiamo progredire ormai inarrestabile attraverso gli occhi del personaggio principale, un corriere con la passione per la fotografia. In ogni livello abbiamo una lista di scene da fotografare (più qualche obiettivo extra) prima di compiere la nostra consegna, e completando questi obiettivi sblocchiamo nuove zone da visitare ed equipaggiamento sia per la macchina fotografica (come nuove ottiche) sia per il personaggio principale.
Ma questa lista è soprattutto una scusa per farci esplorare i luoghi, le loro storie e i loro personaggi e per farci esprimere liberamente al loro interno attraverso gli strumenti della fotografia, con cui il gioco ci invita a sperimentare. Umurangi Generation di Origame Digital e Playism è disponibile per PC Windows.

Top Games 2020: Un bel gioco da ragazzi all’epoca dell’isolamento
(di Francesco Mazzetta)

Ad essere onesto quest’anno ho giocato molto poco: mi sconvolgeva immergermi in una realtà virtuale quando l’Italia ed il mondo intero si erano trasformati in una distopia da fantascienza catastrofica. Così ho chiesto ai miei figli (2 maschi di 13 e 18 anni) a cosa hanno giocato di più loro e perché. Il piccolo ha risposto Hyper Scape, Apex Legends e Fortnite, quello grande Fortnite, Among Us, GTA Online e Tom Clancy’s Rainbow Six: Siege.
Sottolineano entrambi che la motivazione principale è che è possibile giocarli in compagnia (anche perché si tratta per lo più di free-to-play) dei propri amici (il più grande sottolinea che questa è l’unica motivazione).
In un anno in cui si è sbandierato il distanziamento fisico come modalità di rapporto sociale, i videogiochi (non solo quelli ovviamente usati da ragazzi maschi allevati dal genitore a pane e Doom) hanno dimostrato (paradossalmente?) di essere uno strumento importantissimo di socializzazione per quelle fasce della popolazione per cui essa è più importante, in particolare per gli adolescenti: età che consolida e rende definitiva la rappresentazione del sé che offriamo al mondo.
Con sincero dispiacere per i figli di Calenda e di tutti gli altri fieri oppositori dei videogiochi.

Top Games 2020: Fiabe inattese, pop orientale, fenomeni multiplayer
(di Claudio Cugliandro)

Come sempre, anche quest’anno è stato ricco di sorprese nel mondo dello sviluppo videoludico indipendente.
Jake Elliott e Tamas Kemenczy hanno finalmente ultimato Kentucky Route Zero, capolavoro assoluto di narrativa interattiva e opera letteraria sperimentale dalla qualità eccelsa. The Girl of Glass è invece una fiaba sorprendente e inattesa, con una direzione artistica che cattura e un racconto che commuove. South of the Circle, al contrario, è una storia matura e ricca d’umanità, e ci conferma che costruire le meccaniche intorno alla narrazione permette racconti altrimenti impossibili per i generi videoludici tradizionali. Abbiamo assistito alla definitiva esplosione di autori come Octavi Navarro (The Supper) e a fenomeni multiplayer internazionali come Among Us e Phasmophobia. Ci siamo poi beati di estetiche oriental-pop come Umurangi Generations e Necrobarista, e abbiamo vissuto il minimalismo di In Other Waters e Unmemory. Infine, abbiamo amato con Haven, ci siamo drogati di Post Void, abbiamo affrontato distopie future con Cloudpunk. Manca molto alla lista, come sempre tanto ricca quanto la voglia umana di creare e inventare, ma l’anno finisce, e con lui il nostro tempo per giocare.

Top Games 2020: «Remothered broken porcelain» ti entra dritto al cuore
(di Andrea Lanza)

Tanti sono i giochi che ho provato in questo strano e funereo 2020, ma solo pochi mi hanno conquistato. Certo Assassin’s creed: Valhalla è stato stupendo, soprattutto per un fanatico di Vikings che brinda urlando «Skål!!» alzando la sua tazza di mjöðr al cielo, ma l’ho subito dimenticato. Cosa che non è accaduta per Ghost of Tsushima di Sucker Punch con il samurai tormentato Jin Sakai e la sua battaglia contro il condottiero mongolo Kublai Khan. Il suo viaggio è un coming age che rimette in discussione il concetto di onore sullo sfondo di un Giappone feudale mai trasposto in videogames in maniera così vivida. Last of Us 2 è stato un colpo al cuore invece: destabilizzante, graficamente senza eguali, immenso, con svolte emotive così inaspettate tanto da farti amare anche «il male». Se Little hope di Supermassive Games si è rivelato purtroppo un non gioco, il tanto vituperato Resident Evil 3 di Capcom, dimenticato troppo presto, è stato invece una bella esperienza: forse troppo corto, tagliato rispetto al modello, ma adrenalinico ed esaltante come poche altre cose. Per chiudere, il gioco che mi ha catturato più di ogni altro, Remothered broken porcelain di quel genio di Chris Darril. Pieno di bug, sgarruppato oltre misura, con l’idea kamikazen di essere Capcom con due lire in tasca, Remothered ti entra dritto al cuore grazie ad un gameplay eccezionale, ambientazioni mai così azzeccate e quell’atmosfera a metà tra Clock tower per Supernes e Dario Argento. Capolavoro.