Chi si aspetta di vedere un leghista tutto d’un pezzo stile padano a sbraitare contro gli sprechi e i ladroni, seduto negli scranni del Parlamento siciliano, rimarrà probabilmente deluso. Il primo leghista della storia di Sicilia a varcare il Palazzo dei Normanni non è proprio un politico di primo pelo. Tutt’altro.

Tony Rizzotto, neo leghista e orgoglio di Salvini, è un dipendente del comune di Palermo. E arriva dalla prima repubblica. Insomma, un riciclato. La gavetta l’ha fatta tra le file della Dc, poi un lungo periodo nell’Udc assieme a Totò Cuffaro, da cui si allontanò quando l’allora governatore cadde in bassa fortuna per l’inchiesta giudiziaria che gli costerà il carcere per favoreggiamento alla mafia. Conosce bene l’Assemblea Rizzotto, perché ha già fatto il deputato regionale. Fu eletto due legislature fa con l’Mpa, il movimento autonomista di Raffaele Lombardo, disciolto dopo che il padre fondatore è uscito di scena per i guai giudiziari.

L’euforia di Salvini per avere espugnato l’Assemblea regionale con un suo uomo lascia, dunque, il tempo che trova. Chi conosce bene i politici di Sicilia non brilla certo d’entusiasmo come il leader della Lega, tra i più festanti per la vittoria del centrodestra e per avere portato il carroccio dentro all’Ars in realtà dopo avere pescato nel calderone dei vecchi politici, quelli fermi per un turno e ora pronti a rioccupare le poltrone del potere.

Proprio ai tempi di Lombardo, Rizzotto inciampò in una pratica di nepotismo. L’allora governatore l’aveva scelto per guidare la società «Italia lavoro Sicilia», incarico che risultò incompatibile con il suo impiego di dirigente comunale. Al suo posto, Lombardo nominò quella che all’epoca era la compagna di Rizzotto. Al. Mar.