I titoli di coda della vita di Tonino Zangardi stanno sfilando in rete e nei social. Sessantenne regista, romano, autore di film, documentari, fiction, romanzi e sceneggiature i suoi lavori, come lui stesso li definiva, erano prodotti di nicchia. Non per scelta, ovviamente, ma perché le regole del cinema soprattutto erano e sono dettate da altri. La passione per il grande schermo (perché solo così lui vedeva il cinema) gli esplode negli anni ’70. Moretti ha segnato una strada, lastricata di vittime e di equivoci, realizzando i suoi super8.

E Zangardi stesso racconta in un’intervista a Voce Spettacolo di questa passione «quando ho compiuto 16 anni mio padre mi regalò una cinepresa super8. Fu una scoperta sensazionale. Filmavo tutto. Le serate con gli amici, le vacanze, la nascita del nipotino, il matrimonio di un parente e poi passavo intere notti a montare». Una volta capito cosa vuole fare bisogna applicarsi, ecco allora profilarsi il Centro Sperimentale. Il momento è di quelli propizi.

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E riaffiora un’immagine precisa rievocata nella medesima intervista «ricordo ancora il primo giorno quando ci portarono allo Studio 5 di Cinecittà e vidi un signore con un cappello seduto sopra un Dolly altissimo di fronte alla sagoma di una grande nave di cartone, che gridava ‘Azione ‘. Noi tutti rimanemmo allibiti nel vedere una ventina di persone da una parte e altrettante di fronte che agitavano un immenso telone nero di plastica: facevano il mare. Quel signore era Fellini».

L’esordio è dei primi anni ’90 con il film Allullo Drom, che in lingua rom significa strada rossa. Una storia ambientata nella Toscana degli anni ’50 con la fascinazione di alcuni intellettuali per la libertà esistenziale dei nomadi e le contraddizioni che ne scaturiscono. Una storia più voluta che riuscita, ma che non ha impedito a Zangardi di provare la sua prima grande emozione da set, analoga a quella dello Studio 5.

Quel che lui aveva pensato sta diventando realtà lì, proprio davanti ai suoi occhi quando centinaia di comparse, attori, tecnici, tutta la troupe stanno aspettando le sue direttive per trasformare quell’idea in cinema. Nel corso degli anni firma tra gli altri Prendimi e portami via (2003), di nuovo correlato alla cultura rom, Sandrine nella pioggia (2008), che gli fa scoprire Mantova, L’esigenza di unirmi ogni volta con te (2015), tratto da un suo precedente romanzo, sino all’ultimo Quando corre Nuvolari (2016).

A questi vanno aggiunti molti altri lavori tra i quali vale la pena segnalare due puntate tv dedicate ai tecnici che hanno collaborato ai film di Nanni Moretti e qualche riconoscimento festivaliero, anche se, va detto, la critica non è mai stata tenera nei confronti dei suoi film. Ma molti suoi interpreti lo ricordano invece con tanto affetto.