]Il ministro delle Infrastrutture Toninelli ha ordinato al ministro Tria l’azzeramento dell’intero cda di Ferrovie e rinviato l’assemblea per la nomina dei nuovi vertici che si sarebbe dovuta tenere oggi al prossimo 31 luglio.

Il ministro pentastellato ha spiegato su facebook che la decisione ha un «risvolto etico».

La scusa sarebbe la conferma della fiducia l’11 giugno scorso da parte del cda di Fs all’ad Mazzoncini nonostante il rinvio a giudizio per truffa in un’inchiesta umbra.

Mazzoncini, nominato da Renzi, era stato confermato irritualmente fino al 2020 dal governo Gentiloni prima di capodanno a camere sciolte.

La sostanza però racconta soprattutto altro. «Non c’è alcun motivo per procedere con la fusione di Fs e Anas», assicura il ministro di Cremona, in totale sintonia con un Carroccio che punta a controllare direttamente un centro di potere senza paragoni, con 80mila dipendenti e 108 miliardi da investire pronti e già stanziati.

La fusione era ormai definita e l’ad di Anas, Gianni Vittorio Armani, chiede ora al governo di «non distruggere valore».

Se per fermare la fusione servirà una nuova legge, per la presidenza del gruppo resta in pole Giuseppe Bonomi (Lega).

Ma il vero braccio di ferro è sulle deleghe, sue e del prossimo ad. Nel risiko delle poltrone (vedi il manifesto del 21 luglio scorso), i 5 Stelle sembrano aver dato semaforo verde all’alleato.

Tra i nomi più accreditati è ancora in pista una soluzione interna come Maurizio Gentile. Sul capo del manager di Rfi pende però un possibile rinvio a giudizio per disastro ferroviario per la strage di Pioltello (Mi) del 25 gennaio.

I periti del tribunale hanno accertato nei giorni scorsi che il giunto tra le rotaie che ha fatto deragliare il treno pendolari (provocando 3 morti e 46 feriti) era stato posato nel 2006, ben 12 anni prima dell’incidente.

Le indagini sono ancora in corso e insieme a Gentile, tra gli altri, sono indagati il direttore produzione di Rfi Umberto Lebruto e il direttore risorse umane Vincenzo Macello, braccio destro dell’ad, che all’epoca della strage era direttore territoriale Lombardia e oggi si trova invece promosso a Roma ai vertici dell’azienda.