Tom Benetollo nasce a Vigonza, poco distante da Padova, il 22 febbraio del 1951.
Dopo il diploma, si iscrive all’università di Padova. Collabora come critico musicale ad una rivista del settore. Diviene corrispondente dal Veneto del quotidiano l’Unità.
Nel 1973 si iscrive alla Federazione giovanile comunista (Fgci) di Padova. Nel ’77 diventa funzionario della segreteria regionale della Fgci del Veneto, poi segretario regionale. Nel 1981 si trasferisce a Roma come responsabile esteri della Fgci nazionale. Tom comincia a lavorare su questioni che non smetterà mai più di frequentare: è fra gli iniziatori del grande movimento per la pace degli anni ’80 in Italia e in Europa.
Nel 1983 diventa responsabile pace per l’Ufficio esteri del Pci.
Dal 1982 al 1992 è componente del segretariato delle convenzioni End (European Nuclear Disarmament) e della Segreteria della Helsinki Citizens’ Assembly per la democrazia e i diritti umani.
Nel 1987 lascia l’incarico a Botteghe Oscure e arriva all’Arci, in un periodo di profonda crisi dell’associazione.
Da questa collocazione lavora alla costruzione dei movimenti per la pace in Medio Oriente, contro la guerra nella ex-Jugoslavia, contro il razzismo e per i diritti dei migranti, per i diritti civili e la libertà di informazione.
Dal 1993 al 1995 è presidente di Arcinova, la principale associazione della Confederazione Arci. Dal 1995 è presidente della federazione Arci.
Nel 1997, dopo un lungo percorso che porta alla riunificazione dell’Arci e a una fase di rinnovamento e grande crescita della associazione, viene eletto presidente nazionale di Arci Nuova associazione, carica che gli viene rinnovata nel 2002.
Sono gli anni dei movimenti contro la guerra per il Kosovo, di Genova 2001, del Forum Sociale Mondiale, contro la guerra in Afghanistan, della più grande manifestazione contro la guerra il 15 febbraio del 2003.

Tom Benetollo muore a 53 anni di aneurisma dell’aorta la notte fra il 19 e il 20 giugno 2004, poche ore dopo il malore che lo coglie mentre interviene a un dibattito organizzato dal manifesto a Roma. Lasciando sua moglie Eva Fratucello e un figlio, Gabriele, che dieci anni fa aveva solo due anni e mezzo.