Ora le Olimpiadi, un mese fa il rinvio di Inter-Sampdoria. In trenta giorni il Covid-19 ha destrutturato il calendario sportivo internazionale, sino al posticipo di un anno dei Giochi olimpici di Tokyo. Una decisione ormai inevitabile perché indefiniti sono i tempi per arginare la potenza del Virus. Solo il Comitato olimpico internazionale – stretto parente della Uefa che ancora deve sancire la conclusione dell’edizione di Champions League ed Europa League e pure della Lega di Serie A che sta disperatamente ipotizzando date e formule per non far saltare il banco – ha provato a tenere duro fino all’ultimo.

MOSTRANDO che lo sport, in Italia e così a livello internazionale, viene percepito come un corpo estraneo, anziché la fotografia tragica della realtà. Un rinvio che avrebbe dovuto essere sancito ben prima, talmente è alto il rischio di ipotizzare manifestazioni che coinvolgono centinaia di migliaia di persone poche settimane dopo la più furiosa epidemia che si ricordi, con la certezza di causare vittime tra atleti, dirigenti, tifosi.

ANCHE gli sponsor che nello sport internazionale dettano la linea, si sono arresi dopo il forfait annunciato, se l’evento fosse stato confermato nel 2020, delle delegazioni di Regno Unito, Australia, Canada, Norvegia e di un fenomeno come Roger Federer, che pure potrebbe non essere in gara il prossimo anno in Giappone come altri eletti, da Federica Pellegrini a Rafa Nadal. Dunque, niente Giochi, come niente Euro 2020 di calcio o i principali tornei di tennis, dal Roland Garros a Wimbledon (ufficiale a breve) e così per il Giro d’Italia posticipato e per il Tour de France, che ancora non si arrende (la grandeur dei francesi anche di fronte al Covid-19…) ma destinato a tornare in strada nel 2021.

E DECINE di gare sono state rinviate anche nella MotoGp, nella F.1, l’ultima, quella in programma in Azerbaigian. Certo, le conseguenze economiche sono già ora pesantissime: per Tokyo 2020, il Giappone ha già speso oltre 9 miliardi di euro in infrastrutture, mentre le perdite secondo stime confermate anche da Goldman Sachs, arriveranno a circa sei miliardi di dollari. Ma almeno per questa volta la pietas verso i morti supera il business ad ogni costo. Ora all’appello del Covid-19 manca – ed è l’avversario più tosto da superare -, il calcio italiano, che cerca ancora la formula per ripartire, anche a porte chiuse. I club temono il default e poco importa che l’Italia pianga le sue vittime nel mezzo della furia dei contagi e l’incertezza sul futuro. Fino a due giorni fa Aurelio De Laurentiis pensava di far tornare agli allenamenti il Napoli, mentre Claudio Lotito, patron della Lazio, il baluardo delle partite a porte aperte in piena pandemia perché al Centro e al Sud non si contavano i morti in fila come la Lombardia, è stato accusato da altri presidenti di voler riprendere per mettere le mani sullo scudetto.