L’impresa nell’arco femminile, la delusione nella spada maschile. Continua su un doppio binario l’Olimpiade dell’Italia, tante medaglie e pochi ori: sono 20 i podi a Tokyo 2020, anzi 21, perché nel pugilato (pesi piuma) Irma Testa è in semifinale ma già sicura del podio (nella disciplina non c’è combattimento per il bronzo). Lucilla Boari, nell’arco, centrando il terzo posto finale nella prova individuale ha scritto una piccola pagina di storia: mai nessun italiana era andata a medaglia nella specialità.

AZZURRI 13esimi nel medagliere. Dalle prime dieci, da un medagliere che vede al momento la Cina avanti a tutti con 19 ori e la straordinaria prestazione del Giappone, con 17 ori e 28 medaglie, davanti agli Stati Uniti, ci divide qualche oro. I successi però stentano ad arrivare.

C’ERANO giustificate aspettative sulla scherma, sulla nazionale di spada maschile, invece eliminata dalla Spagna ai quarti di finale. Senza podio neppure nella prova individuale, la spada azzurra – che era stata medaglia d’argento a Rio de Janeiro 2016 – è stata coperta di critiche. Così come è ancora rovente la polemica successiva alla medaglia di bronzo nel fioretto femminile per le accuse rivolte da Elisa Di Francisca (oro a Londra 2012 e Rio 2016) al commissario tecnico Cipressa e ad Arianna Errigo. Le due campionesse erano amiche, prima di una lunga serie di screzi e veleni reciproci. Dunque, un continuo regolamento di conti nella disciplina-serbatoio di medaglie per l’Italia ai Giochi.

Ma tra le buone notizie in casa Italia c’è la finale nel salto in alto di Gianmarco Tamberi e il nuovo segnale positivo arrivato da Gregorio Paltrinieri, argento negli 800 metri e ora in finale nei 1500, nonostante lo stop di un mese prima dei Giochi, a causa della mononucleosi. Altra finale (domani) anche per Federica Pellegrini, nella 4×100 femminile, mentre l’Italvolley maschile va ai quarti di finale. Mentre nel judo femminile si scrive l’ennesima pagina politica dei Giochi, con l’abbraccio sul tatami tra l’israeliana Hershko e l’araba Alqahtanid.

UNA TREGUA: nei giorni scorsi la questione palestinese aveva portato, nel judo maschile, l’algerino Nourine e il sudanese Abdalrasool a ritirarsi, piuttosto che affrontare l’israeliano Butbul.

Una tregua tra Russia e Stati Uniti invece non è mai stata la priorità tra le parti: dopo la finale maschile dei 200 metri dorso vinta dal russo Rylov, l’americano Murphy (argento), assieme al britannico Greenbank, ha lanciato sospetti sull’uso di doping da parte del vincitore. Rylov è uno dei 330 atleti che è a Tokyo senza bandiera, gareggiando sotto la sigla ROC (Russian Olympic Committee), a causa della squalifica a carico della Russia per doping di stato. Prima quattro anni, poi due su decisione del Tribunale arbitrale dello Sport di Losanna, la Russia non potrà presentare la delegazione con sua bandiera e inno nazionale neppure ai Mondiali di calcio in Qatar.

Ma a Tokyo 2020 che vola nei contagi (oltre 220 contagiati tra atleti e addetti ai lavori) emerge anche il caso dell’americano del nuoto Michael Andrew che continua a presentarsi sia a bordo vasca che alla conferenze stampa senza indossare la mascherina. Convinto noVax, i compagni di squadra lo criticano pubblicamente, così i media americani. Il Comitato olimpico internazionale, nonostante abbia minacciato anche la sospensione di atleti che non rispettano il protocollo sanitario, si è legato le mani da solo, non avendo imposto l’obbligatorietà del vaccino per i partecipanti ai Giochi.