Si potrebbe dire cesso 2.0, se non fosse che quando Bill Gates investe 200 milioni sul «water del futuro», che funziona senza acqua né fogne, c’è poco da scherzare e ancor meno da relativizzare. Sarà pure una benedizione dove l’acqua non c’è (e su questo nessuno si senta escluso in eterno) e soprattutto  dove le cattive condizioni igieniche fanno strage di bambini; ma il dispositivo che ieri è stato presentato a Pechino, insieme a tanti altri che si cimentano con il tema Reinvent the Toilet, reinventare il wc, in un’expo che è frutto dell’alleanza tra la fondazione di Bill-Melinda Gates e la Cina della toilet revolution, tornerebbe parecchio utile anche al resto del mondo, quello cosiddetto civile e sviluppato.

La Nano Membrane Toilet, sviluppata dagli scienziati della Cranfield University, non è solo un marchingegno caritatevole, può offrire a molti i servizi essenziali e ad altri un’occasione di redenzione. Infatti anche quando l’impianto di scarico non è «a dispersione», il modo in cui crediamo di sbarazzarci delle nostre deiezioni quotidiane, più o meno con un click sull’icona dello sciacquone, può avere risvolti tanto insensati quanto poco considerati, forse per eccessiva fiducia nei depuratori, quando ci sono: con un gesto banale o banalizzato all’estremo, premendo un pulsante, oltre a bruciare il fabbisogno giornaliero medio di una famiglia che abita in zone siccitose e prive di servizi, trasformiamo ogni volta un etto di feci in dieci litri di acqua contaminata, una schifezza di inquinante liquido che dallo scarico passa più o meno direttamente a fiumi e mari, al netto di filtri e trattamenti alla chissà-come-e-dove.

Di peggio c’è solo il modo in cui “smaltiamo” i nostri defunti, ma qui tabù e precetti sono tali che ci vorranno ancora secoli prima di poterci ragionare a mente fredda. Invece il bisogno di spezzare il ciclo perverso delle acque reflue può diventare impellente, anche se a nessun ecologista 5 Stelle è scappato di inserirlo nel contratto di governo.

Rispetto alle cosiddette compost-toilet, che mettono al lavoro un esercito di microrganismi per trasformare in fertilizzante naturale le feci – a patto che il solido resti separato dal liquido – e vanno montate all’esterno, la Nano Membrane Toilet promette di starsene buona buona in un angolo del bagno; è asettica, inodore e soprattutto sa come lavorare il prodotto mescolato, evitando scomode acrobazie preventive all’utente. Sarà un meccanismo basato sulla «vite di Archimede» a separare e trasformare il liquido in acqua e il solido in una sorta di pellet, che poi finirà in cenere dentro una speciale camera di combustione.

Il prodotto finale magari non sarà granché nutriente come sostanza organica da aggiungere al terreno, ma il sistema che “brucia” la materia prima promette di generare più energia di quanta ne serva al sistema operativo. Quella in eccesso servirà a ricaricare il telefonino nel frattempo. Diavolo di un Bill Gates, con una mano dà e l’altra toglie. Sostenibili, ma sempre connessi.

Sarà anacronistico nell’era delle intelligenze artificiali scatenate, ma se l’uomo che ha cambiato il nostro modo di comunicare si mette in testa di rivoluzionare il nostro modo di andare al bagno, vuol dire che un po’ l’umanità sta tornando con i piedi sulla terra.