«Non farei mai uno spot con una famiglia omosessuale, non per mancanza di rispetto ma perché non la penso come loro. Noi abbiamo un concetto differente rispetto alla famiglia gay: per noi la famiglia sacrale rimane un valore fondamentale dell’azienda». A sentire Guido Barilla mentre ai microfoni di Radio 24, imbeccato dagli abili conduttori de La Zanzara, illustra la propria bussola etica in tema di pubblicità e target di riferimento, si capisce perché la pasta degli italiani degli anni ’80 oggi finisca spesso e volentieri – unica tra le marche della grande distribuzione – a competere solo sugli scaffali degli iper discount. Dove c’è Barilla ci sarà pure casa ma la strategia di marketing è decisamente rimasta per strada.
Manco a dirlo, le sue parole hanno provocato un’ondata di proteste – a colpi di ironia e perfino di ilarità, come la situazione richiede – che sulla rete si è quasi trasformata nel lancio di una vera e propria campagna di boicottaggio contro il marchio Barilla. «Siamo tutti della stessa pasta», è lo slogan delle associazioni Lgbt in rivolta. Su Twitter per tutto il pomeriggio l’hashtag #boicottabarilla si è assestato tra i primi posti per followers. Con Putin a capeggiare tra i possibili nuovi testimonial della pasta, anche se a giurare fedeltà alimentare assoluta ci sono già vari ultrà omofobi, oltransisti cattolici, esponenti della Lega e Fratelli d’Italia. Mentre Casapound parla di «linciaggio a cui viene sottoposto un imprenditore di successo», e sfrutta l’occasione per rimettere in discussione la già pessima legge contro l’omofobia licenziata pochi giorni fa dalla Camera che, in nome di una supposta libertà di espressione, salvaguarda l’incitamento all’odio transomofobo quando viene predicato da gruppi organizzati.
Una polemica che, se ha senz’altro favorito Giuseppe Cruciani e David Parenzo e con loro la Radio del Sole24Ore, alle prese come tutto il gruppo editoriale con un’altra stagione di crisi che annuncia tagli lacrime e sangue (non a caso, si è colta l’occasione per lanciare il nuovo palinsesto firmato da Roberto Napoletano), non sembra però una mossa particolarmente intelligente da parte del presidente dell’azienda alimentare. «Barilla invita chi non si riconosce nei suoi zuccherosi spot a non comprare i suoi spaghetti? Vuol dire che il 60% degli italiani potrebbe non comprare più la sua pasta», minaccia Franco Grillini, presidente di Gaynet Italia «E francamente un imprenditore che invita a non comprare il suo prodotto se non si condivide il suo stile di vita dovevamo ancora vederlo, evidentemente siamo di fronte ad un’altra specialità italiana».
E qualcuno in casa Barilla, ieri, deve aver rifatto effettivamente due conti sui consumi di pasta in relazione alla composizione dei nucleri familiari italiani, visto le scuse formali emesse in una nota dal presidente: «Volevo semplicemente sottolineare la centralità del ruolo della donna all’interno della famiglia». si legge nella nota – «Barilla nelle sue pubblicità rappresenta la famiglia perché questa accoglie chiunque,e da sempre si identifica con la nostra marca».
Si parlava della mamma che serve la famiglia a tavola, appunto, nell’intervista della Zanzara, prendendo spunto dall’intervento dei giorni scorsi della presidente della Camera Laura Boldrini. «Perché non fa uno spot con la Kyenge? Lo farebbe?», provoca Cruciani, ma ancora non ha l’illuminazione. «Certo, perché no – replica Barilla – a metà degli anni ’80 ne facemmo uno con una cinesina che succhiava uno spaghetto…». Ma con le famiglie gay invece no, il gruppo di produzione alimentare che in occasione del centenario della nascita di Pietro Barilla ha appena lanciato un concorso per giovani (in palio borse di studio da 40 mila euro ciascuna, ma non è chiaro se è solo per eterosessuali), uno spot con una famiglia di lesbiche non lo farebbe. Eppure sono pur sempre donne e mangiano pasta anche loro, come fanno notare i conduttori radiofonici. L’imprenditore non si scompone: «Facciano quello che vogliono ma senza disturbare gli altri».
Ma, a giudicare dai dati diffusi ieri dall’Eurispes che ha sanzionato l’episodio, ad essere «disturbata» è solo la Barilla: «L’82% degli italiani dichiara di non avere nei confronti degli omosessuali atteggiamenti diversi rispetto a chiunque altro», scrive in una nota l’istituto di ricerca. «Il 9,4% dichiara di sentirsi imbarazzato in loro presenza, mentre il 4,5% afferma che preferisce non entrarci in contatto. Solo l’1,3% mostra apertamente un atteggiamento di disapprovazione nei loro confronti. Dunque, soltanto il 15% circa degli intervistati non ha un atteggiamento di completa e serena accettazione con gli omosessuali, e vive condizioni di disagio, più o meno marcate (che vanno dall’imbarazzo alla disapprovazione manifesta), quando vi entra in contatto.