L’Anm, il sindacato dei magistrati, censura di fatto Piergiorgio Morosini, reo di aver parlato a ruota libera nel corso di un colloquio che secondo lui era «informale» e secondo Il Foglio era invece un’intervista a pieno titolo. Però la sensazione che lo scontro non sia affatto spento e prosegua sotto traccia rimane, tanto che il responsabile Giustizia del Pd Ermini non si accontenta e twitta: «La smentita non basta». Ma è uno scontro diverso da quelli dell’ultimo ventennio, perché stavolta entrambe le parte in causa hanno tutto l’interesse a negarlo.

La nota dell’Anm è dura, tanto più che il suo presidente, Pier Camillo Davigo, aveva invece difeso il pieno diritto di Morosini a esprimere la propria opinione e si era invece scagliato contro Giuseppe Fanfani, per l’intervento minacciato e poi rientrato sull’arresto del sindaco di Lodi Simone Uggetti. Anche il comunicato dell’Associazione ribadisce «il diritto del singolo magistrato di esprimere le proprie opinioni». Nel caso specifico però, le dichiarazioni di Morosini, «se confermate», sarebbero «per alcuni aspetti inopportune e ingiustificate» e in più riguardano «temi e argomenti non di pertinenza di un rappresentante dei magistrati presso l’organo di governo autonomo». E neppure basta perché quelle frasi addirittura «incidono sul prestigio della magistratura e sul leale rapporto tra poteri dello Stato».

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Il vicepresidente del Csm Legnini, che in questo caso riflette nei particolari la posizione di Sergio Mattarella, sottoscrive: «Avremo modo di chiarire che la posizione del Csm non è affatto quella che emerge in questi giorni». Il magistrato sotto accusa, si sa, non conferma. Anzi di fronte al plenum del Csm, giovedì scorso, ha smentito con veemenza: «In quel pezzo ci sono frasi incomplete che travisano il senso di un colloquio informale, partito con la mia esclusione di rendere dichiarazioni pubbliche». Che si trattasse di una tipica intervista “rubata” era palese.

Pace fatta dunque? Proprio no, perché Matteo Renzi, anche se mai lo ammetterebbe pubblicamente, si sentiva sotto assedio nei giorni scorsi e ancora di più ci si è sentito ieri. Le cronache giudiziarie sono un bollettino dal fronte, e le voci che corrono nello stato maggiore del capo prevedono anche di peggio. A Lodi il gip ha confermato l’arresto del sindaco Uggetti. Non era una decisione scontata. La custodia cautelare era sembrata subito a moltissimi una decisione sproporzionata e le motivazioni addotte dalle pm, per cui lo sviluppo tecnologico renderebbe ormai obbligatorio il carcere preventivo, un po’ assurde. L’inchiesta si starebbe allargando alla costruzione di un’altra piscina, questa volta voluta dall’allora sindaco Lorenzo Guerini, cioè dal vice di Renzi.

A Potenza l’inchiesta su Tempa rossa sfiora il pur non indagato ministro Graziano Delrio. Secondo i magistrati, per ottenere la conferma di Alberto Cozzo come commissario del porto di Augusta, Giancarlo Gemelli, il fidanzatissimo, avrebbe sfruttato proprio l’amicizia con Graziano Delrio. Sarà paranoia dovuta alla pioggia di scandali e arresti, ma tra i renziani c’è chi si dice convinto che presto toccherà anche alla Regione Lazio. Con un quadro del genere si può capire perché a Ermini le smentite «non bastino».
Però Renzi è fermamente deciso a evitare un conflitto che potrebbe costargli la vittoria al referendum di ottobre. I magistrati hanno tutto l’interesse a negare ogni tensione col potere politico, fatti salvi i casi criminali. Dunque mimano una concordia posticcia che finisce quasi per aumentare invece che per stemperare la tensione.

In questo clima un po’ surreale si creano anche equivoci da commedia all’italiana. Il presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone rilascia una dichiarazione nella quale sembra sposare la linea dei centristi della maggioranza in materia di prescrizione. Quelli esultano, e per ore va in scena lo spettacolo dell’intero Ncd che si spella le mani applaudendo il magistrato. Il quale a sera chiarisce: «Mai detto di essere contrario all’aumento della prescrizione. Anzi sono favorevole, in particolare per la corruzione. Però ci deve essere un termine ragionevole e bisogna fare rapidamente i processi». Meglio se con corsia preferenziale.