«Chi sbaglia deve vergognarsi, chiedere scusa e pagare una pena esemplare». Il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo sarebbe quasi dell’idea che, siccome indossare una divisa è «un privilegio», bisognerebbe inasprire le pene per chi delinque mentre serve lo Stato.

Nulla di nuovo, dunque: come i suoi predecessori e gli attuali colleghi, anche l’esponente pentastellato non vede un problema culturale, all’interno dell’Arma. Preferisce parlare di inasprimento delle pene perché sì, anche i carabinieri di Piacenza sono solo «un’eccezione». Anche se poi ammette che i segnali d’allarme c’erano, eccome, e non sono stati raccolti.

Un’intera caserma sotto sequestro, non era mai accaduto. Sembra l’epilogo di oltre un ventennio di brutte cronache provenienti dal mondo delle forze dell’ordine. Crede davvero che la violenza riguardi solo poche “mele marce”, o c’è piuttosto un problema culturale che va affrontato?

A Piacenza è accaduto che alcuni carabinieri, indegni di indossare la divisa dell’Arma, hanno smarrito il significato del giuramento di fedeltà fatto alle istituzioni. Non ritengo si debba parlare di un problema culturale, questi eventi fanno più rumore rispetto al lavoro che l’Arma, con la sua storia centenaria fatta di valori e tradizioni, esprime da sempre. Lo Stato ha gli anticorpi necessari per isolare questi gravissimi episodi. E i cittadini devono continuare a ritenere le caserme dei luoghi sicuri.

Per diventare carabiniere semplice basta avere la licenza media inferiore. Non le sembra che per una tale responsabilità, oggi in Italia, ci vorrebbe qualche anno di studio in più?

Nell’Arma dei carabinieri e nelle altre Forze armate e di Polizia, per ciascun ruolo è previsto un iter formativo diverso legato ai compiti che si andranno a svolgere nell’ambito dell’organizzazione militare. Ormai da anni, i Marescialli conseguono una laurea di primo livello mentre gli ufficiali che frequentano l’Accademia quella magistrale. Nello specifico, gli ufficiali dei Carabinieri conseguono una laurea in giurisprudenza. Inoltre, nel percorso di carriera vengono svolti altri corsi. Sono stati fatti importanti passi avanti per tenere alto il livello di preparazione del personale. Per accedere al concorso per carabiniere, stiamo parlando del grado iniziale della struttura gerarchica, il titolo di studio previsto è la licenza media ma, come avviene in tutte le articolazioni della pubblica amministrazione, ogni livello funzionale corrisponde un titolo di studio. Nella Difesa inoltre, rispetto alle altre pubbliche amministrazioni, sono in pochi a vincere un concorso con il titolo della sola licenza media. La stragrande maggioranza risulta aver conseguito un diploma di scuola secondaria.

Si è fatto un’idea di come sia stato possibile che un’intera caserma nel centro di Piacenza diventasse terreno di violenze e illegalità senza che nessuno della gerarchia militare se ne accorgesse o intervenisse?

Soltanto le indagini potranno chiarire le dinamiche che hanno portato a questa grave situazione.

Ma i comportamenti non consoni alla divisa sono già sotto gli occhi di tutti.

Certo è che un tenore di vita al di sopra delle proprie possibilità economiche è un segnale d’allarme…

Perché secondo lei, malgrado le indagini siano partite dalle confidenze che un ex maggiore in servizio a Piacenza Stazione centrale ha rilasciato alla locale polizia municipale, la catena di comando e controllo non si è messa in moto?

Le indagini dell’Autorità Giudiziaria e l’attività ispettiva della Difesa serviranno a chiarire ogni tipo di criticità nei controlli e nell’organizzazione della realtà territoriale. Una volta accertati i fatti, potremo fare le opportune considerazioni.

Il caso Cucchi non ha insegnato nulla? Non le sembra che continui a persistere un certo senso di impunità, anche se non generalizzato ma duro a morire?

La Difesa ha sempre preso severi provvedimenti verso chiunque, indossando una divisa, si è macchiato di crimini. Servire è la più nobile delle arti, farlo per le istituzioni e il Paese è il più grande dei privilegi. Chi sbaglia deve vergognarsi, chiedere scusa e pagare una pena esemplare. Io aumenterei addirittura le pene per chi delinque in divisa.

Nell’Arma, ma in generale in tutte le forze dell’ordine, il numero di arresti, considerati come “azioni andate a buon fine”, aiuta a mettersi in buona luce rispetto ai superiori e a fare carriera. Non c’è qualcosa da cambiare da questo punto di vista?

Non è esattamente così. La progressione di carriera avviene, così come previsto dalla legge, per anzianità e a seguito di valutazione da parte di commissioni competenti, ossia dopo un’attenta analisi della carriera, di certo non riconducibile ai soli arresti.

Lei sarebbe favorevole all’introduzione del codice alfanumerico di riconoscimento degli agenti e dei militari quando svolgono servizio di pubblica sicurezza?

Non è un tema legato a Piacenza perché in quel caso i militari erano ben identificabili. Però in ogni caso, su questo argomento, a favore dei codici identificativi, si è già espressa in diverse occasioni la forza politica a cui appartengo.