Sottosegretaria Alessandra Todde, viceministra al Mise con delega per (quasi tutte) le crisi aziendali. Lei ha convocato per giovedì la Gkn in teleconferenza.
Sì, ho convocato l’azienda e le istituzioni locali, Regione e comuni coinvolti. Il comportamento dell’azienda è stato inaccettabile. Chiudere uno stabilimento di punto in bianco con una mail dà l’idea di guardare solo a logiche di profitto senza rispettare la dignità dei lavoratori e il rispetto della legislazione e della contrattazione italiana. Abbiamo avuto contatti con il management italiano e ci auguriamo che si presentino modificando il loro atteggiamento.

La viceministra allo Sviluppo economico Alessandra Todde

Cosa può dire ai lavoratori di Campi Bisenzio in presidio permanente davanti alla loro fabbrica?
Il nostro obiettivo primario è far recedere l’azienda dal proposito di chiudere lo stabilimento e aprire una trattativa per soluzioni che salvaguardino il perimetro occupazionale. Le ristrutturazioni sono lecite, le delocalizzazioni annunciate via mail sono inaccettabili.

A pochi giorni dallo sblocco dei licenziamenti abbiamo già due casi di chiusure, Gianetti ruote e Gkn, entrambe nel settore dell’automotive. Se lo aspettava?
Sono due casi molto diversi. Per la Gianetti si è subito avviata un’interlocuzione con la proprietà con una procedura ordinata e ci sarà un tavolo regionale in Lombardia. Il caso Gkn è anomalo: licenziare con una mail e non avere alcun riguardo alle relazioni industriali è di una gravità inaudita. Quanto allo sblocco dei licenziamenti, noi come M5s avevamo chiesto una proroga del blocco per poter aiutare il contesto di alcuni settori – come l’automotive – ancora per qualche mese. In un governo di coalizione si è arrivati a una mediazione che è stata ritenuta adeguata.

Lei gestiva le crisi industriali anche nel Conte due con buoni risultati. Si aspetta un aumento dei tavoli? Quali strumenti ha per combattere casi come quello della Gkn, multinazionali gestite da fondi speculativi che delocalizzano?
Contro le delocalizzazioni abbiamo qualche strumento. Ad esempio possiamo rivalerci sulle aziende chiedendo la restituzione di incentivi e ammortizzatori. Nel caso della Whirlpool l’azienda ci ha dovuto rimborsare 7 milioni: è chiaro che per una multinazionale si tratta di cifre abbordabili, ma lo strumento c’è. Il problema è che vale solo rispetto a delocalizzazioni fuori dall’Unione europea perché nel caso di delocalizzazioni in Ue – come nel caso Gkn che pensa di spostare la produzione di Campi Bisenzio in Francia e Polonia – le norme comunitarie non consentono di rivalerci. Quanto ai tavoli, sotto la mia gestione sono scesi da 149 agli attuali 85: mi aspetto una crescita con lo sblocco dei licenziamenti ma la cosa importante sono gli strumenti con cui possiamo affrontarli.

Ci sono crisi aperte da più di 10 anni come Termini Imerese. Sembra che abbiate armi spuntate per risolvere gran parte delle crisi…
Guardi, per la mia esperienza la cosa più importante è arrivare per tempo per evitare di agire in emergenza e affrontare le crisi di settore come quella della siderurgia con il caso toscano di Piombino e Terni che si affrontano solo con un piano nazionale di settore. Se si arriva in tempo ora però abbiamo strumenti innovativi ed efficaci, specie in caso di crisi liquidità di aziende italiane. Con il Fondo di salvaguardia che permette ad Invitalia di entrare nel capitale abbiamo salvato aziende che erano già in concordato pre fallimento come la Sicamb – azienda laziale del settore aerospazio – e la Corneliani – azienda mantovana dell’abbigliamento. Poi con il ministero del Lavoro abbiamo il Fondo nuove competenze che permette di coprire i costi di formazione per ristrutturare: abbiamo richieste da 20 aziende che diversamente avrebbero chiuso come la Jabil.

Come vanno i rapporti con il ministro Giorgetti molto criticato dai sindacati? Sulle deleghe ha dovuto attendere mesi.
Abbiamo avuto confronti e non la pensiamo sempre allo stesso modo ma mi sta lasciando lavorare e non era scontato. Ho trovato una persona concreta che rispetta il mio lavoro.