Premessa: il pop così come lo intende e interpreta il trentaseienne cantautore di Latina, in Italia non lo fa nessuno. Elegante e moderno senza per questo omologarsi ai suoni del mainstream radiofonico, e nonostante la presenza di Michele Canova deus ex machina di metà delle produzioni di genere ma che Ferro evidentemente sa ben contenere. Prendete il pezzo conclusivo del nuovo album Il mestiere della vita in uscita oggi su etichetta Universal – successo annunciato con un tour 2017 che ha venduto fin qui oltre 200 mila biglietti – Quasi Quasi, ha la stessa brillantezza di scrittura dei classici di Battisti. Suoni aggiornati al nuovo millennio su cui la voce si appoggia con la classe del performer ormai consumato.

E poi il singolo – pubblicato da qualche settimana e con un bel video girato in California – Potremmo ritornare, dove beat machines vintage e moderne rivestono una ballad tradizionale ma dove nulla è dato per scontato.
I testi sono arrivati prima delle musiche, come ha confessato alla presentazione milanese: «Ho scritto senza fretta per capire se quello che stavo facendo mi divertiva ancora come quando avevo 16 anni: mi ricorda i primi due dischi, con più aggressività certo ma anche la capacità di lasciarsi andare».

Canzoni composte a più mani con Emanuele Dabbono, Baby K, Raige, Davide Simonetta, Michael Tenisci. E poi ospiti e relativi duetti, con Tormento nell’abrasiva My Steelo e soprattutto con Carmen Consoli,con la quale incrocia la voce in Il conforto: «Lei è la mia cantante preferita, la vera erede di Mina per quel suo canto incredibile ma istintivo. Avevamo già scritto un pezzo sei anni fa e ho scoperto una persona con cui ho molte affinità. L’ho voluta qui in uno dei brani più complessi, e in cui ho voluto evitare i manierismi classici dei duetti…».