Almeno la tempesta tropicale tende la mano ai Giochi del Covid-19. Il tifone Nepartak, venti a 120 kmh e piogge in arrivo dalle Filippine, secondo il comitato organizzatore non dovrebbe provocare disagi eccessivi alla competizione.

IL PERICOLO-TEMPESTA sarebbe dunque scampato, in ogni caso è un’altra mina sul clima alle Olimpiadi, avvolto da una patina di tensione. Uno stato di allerta permanente: è l’effetto pandemia, che ha imposto la bolla al Villaggio Olimpico e impianti vuoti costati decine di milioni all’organizzazione e che ha portato al 34% il consenso per il governo del premier Yoshihide Suga, causa gestione sanitaria e mancato rinvio dei Giochi. I contagi tra gli atleti sembrano rallentare (ma i casi sono oltre 130) ma l’atmosfera non decolla, anche se i giapponesi che erano contrari al via dell’evento si sono comunque piazzati in oltre 70 milioni davanti alla tv per la cerimonia d’apertura.

RESTANO I GIOCHI del silenzio sugli spalti, del fiatone degli atleti costretti a infilare subito la mascherina dopo una batteria, dopo una gara per la medaglia. Ma sono anche Giochi politici. Nel judo (di nuovo), il sudanese Mohamed Abdalrasool ha deciso di ritirarsi dalle gare per non affrontare l’israeliano Butbul. Lo stesso Butbul non si è trovato contro sul tatami l’algerino Fethi Nourine, che ha protestato così per la causa palestinese, squalificato dalla federazione internazionale di judo. Prima del via ai Giochi nipponici, il nuotatore Win Htet Oo dal Myanmar con la sua assenza ha puntato il dito contro il Comitato olimpico internazionale rimasto in silenzio sulla selezione degli atleti del piccolo paese del sud-est asiatico da parte dei militari che si sono impossessati del potere. Insomma, contando anche le squadre di calcio in ginocchio prima del via alle partite, in protesta contro il razzismo, non è stato sinora seguito l’invito (inutile) agli atleti del presidente del Cio Bach a non prodursi in gesti politici.

ANCHE IL FENOMENO gallese dei tuffi Tom Daley non ha seguito la linea del Cio: dopo l’oro in coppia con Matty Lee nei tuffi sincronizzati da dieci metri, ha spiegato di essere «orgoglioso di dire che sono un uomo gay e anche un campione olimpico», ricordando che «ci sono più atleti dichiarati in questi Giochi rispetto a qualsiasi altra edizione. Spero che qualsiasi giovane Lgbt là fuori possa vedere che non importa quanto ti senti solo in questo momento. Non sei solo, puoi ottenere qualsiasi cosa». Il manifesto lgbt di Daley è potente come il gesto delle ginnaste tedesche: niente body in pedana, ma tute a gamba lunga, un segnale contro «la sessualizzazione della ginnastica», un tema sentito dopo la condanna a 176 anni di carcere per l’ex medico della nazionale statunitense, Larry Nassar, per abusi sessuali su centinaia di atlete. E quindi, la mobilitazione, che coinvolge anche la star della ginnastica, l’americana Simone Biles, tra le vittime di Nasser.

MA OLTRE ALLE STORIE, c’è anche il medagliere, c’è la fantastica medaglia d’argento della 4X100 maschile italiana nello stile libero, a un soffio dagli imbattibili americani e ad altre medaglie d’argento (nella scherma, con Simone Garozzo, oro a Rio 2016) e bronzo che hanno portato l’Italia a nove medaglie. C’è stata la sofferta prova di Federica Pellegrini, qualificata alle semifinali dei 200 stile libero che l’hanno imposta a livello mondiale ai Giochi di Atene 2004. E ieri in gara c’è stata la standing ovation delle avversarie per la ginnasta uzbeka Oksana Chusovitina, 46 anni, presente all’ottava edizione in fila ai Giochi olimpici (con due medaglie vinte), eguagliando la canoista italiana Josefa Idem.