Ormai basta la vista di una divisa per scatenare il panico tra gli i migranti della stazione Tiburtina. E’ successo anche ieri. Dopo lo sgombero di giovedì, una pattuglia e un blindato si sono affacciati davanti al centro Baobab dove molti eritrei sudanesi e etiopi hanno trovato rifugio per far scatenare di nuovo il fuggi fuggi generale. Uomini, donne e bambini hanno lasciato precipitosamente il centro e si sono avviati lungo la via Tiburtina disperdendosi per le strade laterali. «Sono terrorizzati», racconta un volontario del centro. La struttura non è in grado di accoglierli tutti, abbiamo 210 posti letto e ieri erano in 700. Bisognerebbe trovare una sistemazione diversa», prosegue.
Ieri in prefettura si è tenuto una riunione convocata dal prefetto Gabrielli per decidere il da farsi. Nel frattempo sono le associazioni come Medu e Sant’Egidio e la Croce rossa a prendersi cura dei migranti. Mercoledì sera, quando i volontari della Croce rossa hanno cominciato a distribuire un pasto caldo, davanti al centro Baobab si è formata una fila che ha raggiunto le mura del cimitero del Verano. «Stiamo facendo circa 100 visite al giorno» spiega il presidente della Cri romana, Flavio Ronzi. «I migranti hanno principalmente ferite o segni di torture che hanno subìto durante il viaggio come per mozziconi di sigaretta». I medici avrebbero riscontrato anche qualche caso di scabbia che è stato trattato sul posto mentre un neonato con la febbre è stato trasferito in ospedale. Ma c’è poco da curare. La scabbia è il minimo che può contrarre chi ha alle spalle mesi e mesi di viaggio durante i quali ha sopportato violenze e privazioni. Allarmarsi va bene per la propaganda razzista della Lega ma non risolve il problema. Servirebbe, invece, una struttura dove queste persone possano lavarsi, andare in bagno e riposare civilmente prima di continuare il loro viaggio. «Ci auguriamo che presto venga individuata una struttura idonea – prosegue Ronzi – Anche in questo caso la Cri sarà pronta a fare la propria parte».
Li chiamano «transitanti» perché di rimanere in Italia loro non ci pensano proprio. La mèta del viaggio sono i Paesi del Nord Europa, con la Germania e Svezia in cima alla lista delle preferenze. Ogni giorno, secondo i dati del Campidoglio, ne arrivano circa un migliaio e nessuno ci fa caso perché quasi tutti ripartono subito. In questi giorni si è creato un ingorgo per la decisione del governo tedesco di sospendere Schengen fino al 15 giugno per il G7. Quindi tutti fermi, anche se molti sono pronti a fare il biglietto del treno. «C’è un allarmismo che va smontato», spiega il presidente del II Municipio Giuseppe Gerace. Parliamo di transitanti, di donne, di bambini. Bisogna fare sapere alle persone quello che hanno di fronte».
Una soluzione, anche se in ritardo, potrebbe arrivare nei prossimi giorni. «Stiamo verificando di poter fare come a Milano, in accordo con gli Enti territoriali e nazionali, affinché ci autorizzino ad avere una nuova struttura che ci aiuti a risolvere la questione», ha assicurato ieri l’assessore alle Politiche sociali Francesca Danese.