La comunità islamica americana, e con maggiore energia quella araba, il giorno seguente l’attacco terroristico di Manhattan, ha diffuso tramite i social più di un video per spiegare il proprio stato d’animo quando inizia a diffondersi la notizia di un attentato.

«Come tutti siamo spaventati e colti dall’orrore, ma subito dopo il primo pensiero è “Ti prego, ti prego, fa che non abbia un nome arabo, fa che non sia un musulmano” perché sappiamo cosa vuol dire».

Nei video accompagnati dai sottotitoli si vedono arabo- americani musulmani compiere attività di ogni giorno inseriti nella vita del Paese in cui vivono e a cui appartengono, gli Stati Uniti, ma da cui, proprio nel momento del dolore condiviso, vengono additati come la causa di ogni male e della violenza terroristica.

«Bisognerebbe aver il diritto di elaborare un lutto» viene ripetuto e il video diffuso dal portale di news Splinter che più degli altri sottolinea come subito dopo un attacco terroristico compiuto da un musulmano tutta la comunità si senta in pericolo a causa delle ritorsioni.

«Questo non accade alla comunità bianca, neanche dopo i ben più numerosi attentati fatti da un suprematista bianco» sottolinea Kevin Sterling, ricercatore di sociologia.