Cannes giorno 3. Il gioco continua. Intorno al Palais presidiatissimo – siamo verso il week end e in zona 14 luglio – il nervosismo sale. Colpa del caldo, di una voglia di pausa – un festival a luglio non è una buona idea – della corsa alla prenotazione per qualsiasi cosa: biglietti, tamponi (sputare sputare ma con attenzione), codici QR coi risultati del test – che nel Palais senza non si entra e nemmeno in sala Debussy. Non si capisce poi perché si crei tanto affollamento visto che con le prenotazioni dovrebbe entrare solo chi ha il biglietto e le sale sono comunque piene al 100%.
Il volto più familiare in questi primi giorni è quello di Spike Lee. Lo vediamo ovunque, icona dell’edizione 2021, sui manifesti del festival – mai accaduto che un presidente della giuria fosse anche l’immagine del Festival – sorride anche lungo la Croisette su dei poster pubblicitari.
E mentre il rito delle scale su tappeto rosso continua come prima – seppure con quei distanziamenti obbligati – i selfie condannati da Frémaux in passato – «volgari, grotteschi» avevano tuonato il delegato generale e il presidente Pierre Lescure – hanno lasciato posto alle foto virali sui social di chi cala la maschera in sala. Indossarla è richiesto e sarebbe giusto che tutti lo facessero, chi l’abbassa non rispetta gli altri e via dicendo, siamo tutti d’accordo ma anche il giochino della «delazione» assai nutrito dai mesi di pandemia via social è piuttosto orrendo.
Nel Palais dei privilegi e delle elite ci manca solo questo.