Nel momento in cui gli incassi di It (oltre 500 milioni di dollari in tutto il mondo, in Italia uscirà il 19 ottobre) hanno spinto alcuni a parlare di una nuova «golden age» dell’horror che potrebbe salvare il cinema dall’emorragia di spettatori in sala, anche sul piccolo schermo arriva un adattamento – l’ennesimo – di un romanzo di Stephen King – The Mist, del 1980 – che dieci anni fa era già stato adattato per il grande schermo da Frank Darabont.
Creata da Christian Thorpe e disponibile da agosto su Netflix, la serie tv si prende molte più libertà nei confronti della storia originale rispetto all’adattamento del 2007 – in cui l’unico cambiamento sostanziale riguardava il finale – principalmente per ragioni «seriali», per consentire di estendere la storia oltre i confini stabiliti dalla narrazione di King.

Siamo sempre in una cittadina del Maine, dove una famiglia dall’apparenza perfetta, i Copeland (madre, padre e figlia adolescente: Alex) comincia a dare segni di cedimento quando Alex viene stuprata a una festa di compagni di scuola. L’arrivo della nebbia, e delle creature mostruose che nasconde, separa la famiglia e i sopravvissuti di tutta la comunità si rifugiano nel posto più a portata di mano: il centro commerciale, la chiesa, il commissariato di polizia.
Come da tradizione però al mostro di «fuori» si aggiunge presto quello interno, della comunità allo sbando senza più regole e in preda alla paura.

Il regresso verso l’irrazionalità che nel libro di Stephen King e nel film di Darabont era rappresentato dalla fanatica religiosa che fa sempre più seguaci – la signorina Carmody – si moltiplica nella serie tv in tanti falsi profeti e situazioni che degenerano nella follia collettiva. Il sottotesto «sociologico» prende però il sopravvento sull’horror – complice anche una sceneggiatura improbabile – e The Mist si riduce a un commento scontato sui pregiudizi e sulla natura mostruosa che si cela appena sotto la superficie della civiltà. E l’ovvietà si raddoppia nella scelta di far nascondere nella nebbia, invece che mostri e insettoni, incarnazioni delle paure e dei rimpianti dei protagonisti.
La scelta di stravolgere la trama per prolungare la storia non paga: la serie non è stata rinnovata per la seconda stagione.