La Lega Nazionale per la Democrazia parteciperà alle elezioni di novembre in Myanmar, come annunciato durante il weekend dalla leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi.

“La Lnd parteciperà alle elezioni che si terranno l’8 novembre”, ha detto Aung San Suu Kyi durante un discorso a Naypyidaw, capitale del paese. Al premio Nobel per la pace del 1991, nonché leader del partito d’opposizione, è attualmente proibita la massima carica politica, poiché la costituzione del Myanmar vieta a chiunque abbia coniuge e figli con passaporto straniero di ricoprire la presidenza. Lo scorso mese il parlamento locale ha respinto due modifiche della costituzione del 2008 che avrebbero in parte moderato il potere dell’esercito (che ha diritto al 25% dei seggi).

Dopo un dibattito durato tre giorni, i due emendamenti sono stati annullati, perché la proposta non è riuscita a ottenere più del 75 per cento dei voti, ottenendo solo 388 voti su un totale di 644 parlamentari.

Questi due emendamenti avrebbero spianato la strada per ulteriori modifiche alla costituzione: il primo prevedeva di abbassare la soglia minima dal 75 al 70 per cento per approvare modifiche alla costituzione stessa; il secondo, se approvato, avrebbe invece annullato il divieto di diventare presidente a chiunque fosse sposato con uno straniero o avesse figli di altre nazionalità.

Quest’ultimo provvedimento era stato accolto proprio per impedire ad Aung San Suu Kyi, sposata con un britannico (di cui è vedova) dal quale ha avuto due figli, di aspirare alla presidenza.

Nonostante le due modifiche siano state respinte, la leader dell’opposizione (recentemente criticata anche dal Dalai Lama per il suo silenzio sul dramma dei rohingya) si è però così espressa a nome del partito: “ovviamente non andremo alle elezioni senza un’idea su come risolvere questo problema”, lamentandosi allo stesso tempo per i frequenti errori commessi nelle liste di voto.
“Se c’è un errore significa che il votante non sarà in grado di far valere il proprio voto il giorno delle elezioni”, ha detto “The Lady” sabato alla stampa, riferendosi ai 30 milioni di birmani aventi diritto al voto.

Le elezioni che si terranno l’8 novembre e dovrebbero costituire il prossimo passo verso la piena democrazia in Myanmar, da quasi mezzo secolo in mano ad un governo militare; il partito d’opposizione di Aung San Suu Kyi aveva già vinto le elezioni nel 1990, ma il risultato era stato completamente ignorato dal regime militare. Le elezioni successive hanno avuto luogo nel 2010, riscuotendo numerose perplessità e critiche da parte dei paesi stranieri a causa delle irregolarità rilevate nel processo di votazione e scrutinio.

Nonostante il presidente Thein Sein eletto nel 2011 presieda la Commissione Organizzativa della Convenzione Nazionale, struttura creata proprio per introdurre la democrazia nel paese, il Myanmar è ancora isolato, i prigionieri politici sono ancora in carcere e i media sono strettamente controllati.