Il tempo va veloce. Lo ripete Frank Sheeran/Robert De Niro, ormai anziano e invalido, alla giovane infermiera che lo accudisce nella sua solitudine. Una riflessione che risuona, seppure con altri echi, nelle parole di Martin Scorsese sul suo nuovo film, The Irishman – presentato ieri alla Festa di Roma, in sala per tre giorni 4-5-6 novembre grazie alla Cineteca di Bologna, dal 27 su Netflix che lo ha prodotto. «Ho 76 anni, non ho più tempo, non so cosa mi succederà, per questo ho detto sì a Netflix » ha dichiarato il regista alla fine dell’affollatissima proiezione stampa – ieri sera quella ufficiale alla presenza del presidente Mattarella.

E ha aggiunto: «Sono convinto che sia meglio vedere i film in sala ma se oggi i ragazzi sono abituati a guardarseli sull’ipad o in streaming è inutile essere rigidi. Da Netflix ho avuto piena libertà creativa e i soldi senza i quali non sarebbe stato possibile realizzarlo per il costo della tecnologia digitale (budget di 160 milioni di dollari, ndr). Nessuno a Hollywood era disposto a darceli e quando è arrivata Netflix abbiamo concordato che sarebbe andato comunque anche nelle sale per un mese».

BASATO sul libro di Charles Brandt, I Heard you Paint Houses (in uscita per Fazi), The Irishman raccoglie le memorie di Frank Sheeran irlandese, sicario di mafia per Russell Bufalino (Joe Pesci), dal dopoguerra al nuovo millennio, in cui si susseguono fatti epocali – la Baia dei Porci, l’assassinio di Kennedy, il Watergate e soprattutto la scomparsa, rimasta un mistero, del mitico capo del sindacato dei trasportatori Jimmy Hoffa – magnifico Al Pacino.

Una storia americana dalla prospettiva (dichiarata) del crimine, e il racconto di un’amicizia che diventano anche un’immersione nell’universo di Scorsese, tra le sue storie, i personaggi, i suoi volti a cominciare dallo stesso De Niro: «Volevamo fare un nuovo film insieme dopo Casinò (95), è stato Bob a parlarmi del libro di Brandt e ho sentito che potevamo essere sulla strada giusta. Era la storia di una vita narrata a ritroso nel tempo». Lungo il sussulto di questo andirivieni gli attori restano gli stessi, ringiovaniti dalla tecnologia Light&Magic. Eppure effetti digitali a parte ci sembrano sempre loro, oggi e qui, strano effetto di memoria, grana di un sentimento che è quello del cinema, di un’aura che li tiene insieme.