Torna in palcoscenico in Italia il teatro di Terence Rattigan, autore inglese della prima metà del ’900 autore di commedie molto glamour che egli stesso sceneggiava per il cinema: una firma di grande successo. Era stato però quasi cancellato (assieme a Coward e Maugham e tanti altri) dall’irruzione di Osborne e degli altri angry young men, come Wesker, che si erano messi a frugare nelle vite e negli ambienti (e fin nelle cucine) della classe operaia: è del 1956 Ricorda con rabbia. Anche se negli ultimi anni di vita, quello che si è rivelato poi il vero grande rinnovatore di quella temperie, Harold Pinter, si prese il lusso di riportare in scena in maniera quasi «affettuosa» un testo di Coward.

Luca Zingaretti ha scelto ora di farci riscoprire un Rattigan forse perfino un po’ diverso da quella malinconia dorata che Rattigan apparecchiava su Tavole separate. L’attore firma infatti la regia di The deep blue sea (all’Argentina ancora oggi e domani, poi in tournée), ritratto impietoso di un matrimonio fallito, perché lei (la bellissima e brava Luisa Ranieri) ha abbandonato il marito accomodante e tuttora innamorato, nonché giudice dell’Alta Corte, per un avventuriero più giovane e malandrino, ma dalla sessualità si suppone travolgente. Il quale però, dopo un anno di bollente convivenza, decide a sua volta di lasciare lei, coperto di debiti e alcol, per andarsene nell’altra metà del pianeta a collaudare aerei.

LEI NON CI STA, tenta un teatrale suicidio da cui la salvano, insieme alle chiacchiere dei vicini, l’aiuto di un medico radiato dall’ordine, burbero quanto concreto (e Aldo Ottobrino ne fa il più plausibile tra i comprimari). Tra incontri e scontri, nulla può cambiare la situazione, che si avvia verso una quieta, inevitabile e generalizzata infelicità. Resta sullo sfondo cosa avesse fatto perdere la testa alla tranquilla signora borghese, e tanto più il raptus erotico che deve essersi scatenato un anno prima. Responsabilità forse degli interpreti interessati, che forse eccedono in una discrezione molto british. fatta di chiacchiere e belle maniere. Commedia interessante, e accurata la regia di Zingaretti, che forse poteva azzardare di più, davanti a quella bella scenografia di autunno inglese, troppo misterioso rispetto alla deregulation contemporanea che spesso finisce in maniera tragicamente diversa.