Sono gli apolidi della scuola. La loro vita è scandita dagli acronimi: ci sono i Tfa (Tirocini Formativi Attivi) del primo e del secondo ciclo; i Percorsi abilitanti speciali (Pas) detti anche «Tfa speciali» con almeno 3 anni di insegnamento alle spalle; i diplomati magistrali, i laureati in Scienze della formazione primaria dopo il 2010, i congelati delle vecchie Scuole di specializzazione all’insegnamento (Siss) abolite nel 2007; i laureati pre-2001/2002. Il loro numero non è definito, per alcuni sono 80 mila, per altri addirittura 100 mila.

Non verranno assunti a settembre 2015, in un colpo solo come sostiene il governo Renzi nel «patto educativo» della «Buona Scuola» perchè non rientrano nelle graduatorie permanenti (la «prima fascia» che sarà abolita). Sempre che si trovino 4,1 miliardi di euro necessari per le immissioni in ruolo. Un’impresa che, nel mondo della scuola, risulta fantascientifica visto che l’esecutivo non è riuscito fin’ora a trovare una manciata di milioni per mandare in pensione i cosidetti «Quota 96».

Questi apolidi, obbligati dallo Stato a pagare fino a 3 mila euro per abilitarsi nelle università (i Tfa ad esempio), oppure i diversamente abilitati (come i Pas) vivranno in una terra di nessuno, ancor più precari di oggi. A loro è stata prospettata la strada del concorso che verrà bandito nel 2015 per 40 mila posti. Sembra un’ipotesi soddisfacente. In realtà non lo è. Perchè chi non passerà il concorso per un ruolo che dovrebbero avere di diritto, non potrà continuare ad insegnare con le supplenze brevi. Anch’esse abolite per decreto e distribuite nell’annunciato «organico funzionale a rete» dove confluiranno i neo-assunti che risponderanno «just-in-time» alle chiamate dei dirigenti scolastici.

Gli apolidi resteranno disoccupati o dovranno cambiare lavoro, dopo avere passato in molti casi una vita a insegnare, a formarsi, alle dipendenze del Ministero dell’Istruzione, nominati da graduatorie di merito. Dicono di sentirsi «traditi» e «presi in giro» da questo uso della «meritocrazia». Numerose sono state le denunce nelle ore successive alla presentazione del «patto educativo»Renzi-Giannini. «Noi, docenti invisibili» scrivono i «Pas» che si ritengono «ingiustamente scavalcati» dai Tfa ai quali «è bastato passare qualche esame per accedere al ruolo d’insegnante».

Il Coordinamento Nazionale «Tfa ordinario» si sente invece condannato alla «disoccupazione per l’abolizione delle supplenze brevi» e denuncia la «svalutazione» dell’abilitazione conseguita a caro prezzo. Diversamente dai docenti in graduatoria (da assumere nel 2015), loro sono abilitati alla seconda fascia e non verranno assunti. 37 anni in media, e con esperienze di insegnamento, vengono definiti dal governo «freschi di laurea ma ancora senza esperienza». Dal 2019 Renzi e Giannini intendono riformare il «reclutamento» nella scuola. Nei 5 anni precedenti rischiano di cancellare più di una generazione di «precari»