Il governo rossoviola spagnolo ha raggiunto un accordo per il bilancio del 2022, solo pochi giorni dopo la data prevista. Ieri mattina Pedro Sánchez si è visto con la ministra delle finanze, la socialista María Jesús Montero, la vicepresidente Yolanda Díaz, ministra del lavoro, e la segretaria di Unidas Podemos e ministra degli affari sociali, Ione Belarra. I quattro hanno siglato l’accordo che aveva reso tesi i rapporti fra i due alleati di governo.

I conti erano preparati da settimane ma i viola non erano disposti a cedere su due punti dell’accordo di governo, su cui i socialisti nicchiavano, per dare luce verde alla proposta: la prima, che le imprese paghino almeno il 15% effettivo delle imposte (molte grandi aziende pagano imposte per una percentuale molto inferiore dei loro incassi), e la seconda, che è stata più difficile e che era stato uno scoglio anche l’anno scorso, la regolazione degli affitti. Forse il punto più importante nel programma di Unidas Podemos: i socialisti hanno cercato di diluire il più possibile la misura, ma i viola volevano l’intervento diretto per bloccare la bolla speculativa che strozza gli affittuari di tutto il paese (soprattutto le grandi città e le isole).

Alla fine i socialisti hanno ceduto: imposte per le grandi aziende al livello di quelle che pagano le pmi e soprattutto una legge sulla casa, i cui dettagli non sono ancora noti. Ma che in sostanza, secondo quando reso pubblico ieri, da un lato imporrà ai grandi proprietari (con più di 10 case) di abbassare gli affitti nelle zone che i comuni considereranno “tese” e aiuti ai piccoli proprietari (che comunque non potranno aumentare gli affitti).

Secondo quanto spiegato ieri dal governo, sarà però solo una legge quadro: saranno le comunità autonome (regioni) e i comuni a decide se applicarla o meno. In più, Sánchez ha promesso un bonus per l’affitto di 250 euro per i giovani fra i 18 e i 35 se guadagnano meno di 23mila euro. Una misura molto criticata perché in realtà si tratta di un aiuto che finirà nelle tasche dei proprietari immobiliari.

Se in area Podemos tutti i principali leader celebrano l’accordo (“storico”, dice per esempio Ada Colau), lapidario e pragmatico il commento dell’ex leader di Podemos Pablo Iglesias in un tweet: «Legislazione femminista, aumento del salario minimo, limite alla pubblicità delle case per scommesse, il reddito minimo vitale, la regolazione degli affitti… Non è fare la rivoluzione, sono misure migliorabili, ma nessuno ha ottenuto di più. In politica sei quello che riesci a ottenere».